16/05/2011
Andrea Agnelli, presidente della Juventus.
La penultima giornata di campionato ha ufficializzato la calata della Sampdoria in serie B ed ha sancito una Juventus fuori nella prossina stagione dall’Europa delle coppe, ormai anche della quasi soltanto consolatoria Europa League, un torneo per emergenti minori più che per deluse maggiori. La Sampdoria è retrocessa matematicamente, insieme con Bari e Brescia, la nobile Juventus ha il diritto plebeo di coltivare l’ultimissimissima speranza: cioè che all’ultima giornata la Roma perda, in casa, proprio contro la Sampdoria retrocessa e che lei, la Vecchia Signora, vinca in casa, dove ha patito beffe innumeri, sull’euforico Napoli certo della Champions League senza passare per i preliminari.
Calcoli tanto legittimi quanto utopistici. Dei due fallimenti stagionali quello della Juventus è il più rumoroso, e colpisce milioni di risparmiatori: i tifosi bianconeri, cioè, che hanno convogliato i loro risparmi di entusiasmo, i loro capitali di affetto, sulla squadra, sulla società. Sono passati cinque anni da Calciopoli e il club bianconero, risalito subito in serie A dopo la condanna, ha sempre penato, in questa stagione però in maniera particolarmente “povera”, goffa, nonostante il ritorno di un Agnelli alla presidenza ad autorizzare una campagna acquisti forte, con Krasic e Pepe e Quagliarella e Martinez ma anche innesti a gennaio (Toni e Matri, attaccanti, bravi ma non decisivi, e troppo diversi fra di loro).
Gigi Del Neri, allenatore della Juventus.
Uno choc per tutto il calcio
La crisi della Juventus chocca tutto il nostro calcio, e non solo,
intanto che fa piacere ai nemici del bianconero torinese: appunto felici
e choccati. Essa coincide con la nascita prossima del nuovo stadio di
proprietà del club, novità per il nostro grande calcio, e con tutto un
programma di richiamo allo stadio, anzi al complesso di servizi, di
folle, di famiglie, di tifoserie nuove e e speciali. Ma ci vogliono
partite entusiasmanti di una grande squadra, e il campionato bianconero
si annuncia duro, costoso,difficilissimo.
Da cambiare il tecnico, Del
Neri, arrivato dalla Sampdoria in offerta speciale presentata da Marotta
nuovo direttore generale, autore di quelle che si pensavano le
definitive buone sorti blucerchiate. Del Neri liquidato, Marotta che
portò Del Neri non solo confermato, ma liberato dal peso di Blanc, il
francese che era diventato addirittura amministratore delegato.
La
Juventus ha avuto dalla Exor, la finanziaria degli Agnelli padrona del
60 per 100 delle azioni, una garanzia di ricapitalizzazione di 100 o
anche 120 milioni di euro. Per rinforzarsi. Ma una cinquantina di
milioni dovranno essere spesi soltanto per tener fede a impegni
contratti quando si preferisce effettuare acquisti travestiti da
prestiti. Poi c’è da intervenire in un mercato europeo “alto”,
ricchissimo, che sia finanziariamente arabo o russo o ottentotto, con
giocatori che chiedono, per le appena due loro gambe, investimenti sui
50 milioni. Spese enormi dunque per rinforzare la squadra, ma decisa poi
da quale tecnico? Mazzarri dal Napoli, Conte dal Siena, Vilas Boas
nuovo astro portoghese dal Porto? Questione di ore per la scelta: in
ogni caso, altre spese, e per il suo contratto e per assecondare i suoi
programmi.
Palombo, capitano della Samp, in lacrime sotto la curva dei tifosi doriani.
E Giovinco resta a Parma
Con il problema, ripetiamo, di un nuovo stadio che è sì pieno
di seduzioni commerciali, ma che avrà bisogno di offerte di calcio
forte e sicuro per attirare le genti. Il tutto con un cerbero come l’ex
juventino Platini a sorvegliare i bilanci, nella sua veste di presidente
dell’Uefa, la federazione europea. Marotta non si tocca, ma viene
difficile pensare cosa di bello Marotta riuscirà a far toccare ai
tifosi. E intanto uno studio dice che legioni interiste sono crescite e
sono prossime al sorpasso nei riguardi di quelle bianconere. E Giovinco
fanciullino prodigio del vivaio juventino sembra ormai del Parma, dopo
avere segnato alla sua ex Juve tre gol in due scontri diretti
vittoriosi, intanto che sono scesi di valore i vari Sissoko, Martinez,
Melo…, da mettere sul mercato per fare cassa. E infine ci sono due
presenze che comunque impegnano assai: diciamo di Del Piero e Buffon,
contratti rinnovati, personaggi difficili, da rispettare sempre,
bandiere da far garrire ma non si sa bene a quale vento.
E la
Sampdroia? Abbandonata in estate da Marotta e da Del Neri, ha lasciato
partire Cassano e Pazzini al mercato di riparazione. Anzi, ha fatto
andar via, al Milan, Cassano, che ha insultato per futili motivi patron
Garrone, il padrone mecenate, e ha ceduto all’Inter Pazzini per far
cassa. Garrone, che è ricchissimo ed era deciso a spendere, per un paio
di volte ha fatto il genovese attento ai soldi. Ha usato nella stagione
due allenatori, con esiti disastrosi. Ha patito l’affronto di una
discesa in B decisa praticamente dal debry, con gol della vittoria dei
genoani all’ultimo minuto. Ha visto la sua squadra giocare invano meglio
di Brescia e Bari, le altre due retrocesse, e magari ha avvertito che
molto semplicemente è mancato un grosso portiere, roba da fare sempre
rimpiangere Storari che nella Juventus è riuscito a non fare
rimpiangere, e per tanto tempo, Buffon.
La famiglia Garrone, che pure
prese il club soltanto per traghettarlo verso arabi del petrolio e che
finì per innamorarsi del gioco del pallone, ha garantito la sua presenza
(i suoi soldi) accanto alla squadra pr l’operazione-rinascita. La Samp
dovrebbe tornare presto in A, ma le aggravanti della retrocessione
resteranno a fare statistica pesante: scende in serie B il club che ha
cominciato la stagione 2010-11 disputando i preliminari di
ChampionsLeague, il club campione d’Italia nel 1990-91 e finalista della
Coppa dei Campioni nel 1991-92. Ricordi contorti, che intrigano e
turbano, intanto che esimono dalla ricerca di troppe spiegazioni
logiche.
Gian Paolo Ormezzano