20/01/2012
Il girone di andata del campionato italiano di calcio sta per concludersi, la Juventus imbattuta e capoclassifica – 1 punto sul Milan - affronta l’ultimo turno sabato 21 gennaio a Bergamo contro un’Atalanta squassata da Scommessopoli, con la fine morale del suo atleta-icona Cristiano Doni, ma forte di un gioco gagliardo che neanche penalizzazioni assortite riescono a inquinare. Il giorno dopo al Milan tocca, a Novara, il Novara, dopo che la squadra piemontese, ultima in classifica, è stata sconfitta proprio dai rossoneri mercoledì scorso (2 a 1) in Coppa Italia al Meazza.
L’Atalanta spartisce con la Juventus, dopo 18 giornate, il primato dei pareggi: 8. Il Novara è la squadra che ha vinto di meno, due sole volte. In caso di parità di punteggio, campione d’inverno è la Juventus, che con il Milan ha vinto lo scontro diretto. La stessa Juventus grazie al balordo calcio-spezzatino (che sempre sia dannato) può festeggiare, se vince a Bergamo, senza aspettare il risultato di Novara.
Campione d’inverno: cosa vuol dire? Moltissimo, se si sta alla statistica fresca: senza fare archeologia spenta, rileviamo che negli ultimi campionati la squadra campione d’inverno ha poi conquistato lo scudetto otto volte. Le uniche eccezioni a favore della Juventus: nel 2001-02 all’andata prima la Roma con 36 punti, quarta la Juventus con 31, alla fine prima la Juventus con 71 punti, uno in più della Roma; nel 2002-03 Milan in testa con 39 punti, Juve quarta a quota 35, crollo rossonero nel ritorno, cavalcata bianconera, alla fine Juve 72, Inter 65, Milan 61.
Nel 2003-04 il Milan e la Roma appaiate (42) all’andata, alla fine il Milan primo con 82 punti. Nel 2004-05 e 2005-06 Juventus in testa nelle due classifiche, ma scudetti revocati per Calciopoli: non assegnato il primo, all’Inter il secondo. Poi la sequenza nerazzurra di quattro scudetti vinti sul campo, sempre con il ritorno a confermare l’andata, sino al 2010-11 del Milan (idem).
La statistica dice tutto e dice niente: dopo un miliardo di volte che la
pallina della roulette finisce sul rosso, la giocata numero un miliardo
e uno presenta il 50 per 100 di probabilità che la pallina continui a
finire sul rosso, per la semplice ragione che la pallina non ha memoria
(e la palla, si sa, è rotonda…).
Nel calcio poi il tutto e il niente si confondono, si sovrappongono
grazie a due fattori che si chiamano corruzione e mercato di gennaio. Il
primo fattore è stato di moda con Calciopoli, torna adesso di moda con
Scommessopoli, che però sembra avere inquinato di più le serie
inferiori. Il secondo vive sino alla fine di questo mese le sue vicende
assurde, dove si cerca di collocare brocchi o relitti come fossero
campioni, oppure si cercano i campioni veri strapagandoli.
Sulla moralità di un calcio dove Tizio ieri giocava acremente contro una
squadra, oggi gioca acremente in quella stessa squadra e magari contro
gli ex compagni, lasciamo arbitro il lettore (non il tifoso, lui ha già
tutto chiaro, nel senso che della moralità non gli importa assolutamente
niente, basta che la sua squadra si rinforzi).
Al lettore consigliamo comunque di non lasciarsi incantare dai
trasferimenti di gennaio: nessun club forte si priva di un giocatore
forte e sotto contratto, se sa che questi è in buona salute ed è in
grado di offrire un rendimento costante. D’altronde è acclarato che i
trasferimenti sono decisi ormai da ragioni economiche, ambientali,
sentimentali (i sentimenti di un giocatore verso una donna, verso il
denaro, non verso una maglia casomai contrabbandata come passione,
amore, dedizione), comunque non mai tecniche.
Per giocare a indovinare qualcosa del girone di ritorno “servono” anche
Udinese 35 punti, 3 dalla Juve, Inter 33 e Lazio 32. Il Napoli, a 28
punti, è costretto a pensare soprattutto alla Champions League.
Segnaliamo ancora che da quest’anno la Champions ci dà appena tre posti,
anziché quattro, e che più che mai ci sarà una lotta per le coppe
europee a influenzare e persino orientare la lotta per lo scudetto,
all’insegna di stanchezza, infortuni, soddisfazioni, delusioni.
Coinvolti il Milan e l’Inter, esente la Juventus che non ha impegni
internazionali.
E al proposito segnaliamo come sino a ieri l’altro si diceva che le
coppe europee, tenendo sempre alta la tensione, erano un provvido lecito
doping per le squadre in esse impegnate, mentre adesso prende forza la
corrente opposta di pensiero, per cui la Juventus andrebbe forte proprio
perché libera da impegni extra (la Coppa Italia non viene mai
considerata un impegno davvero serio, almeno sino alla finale).
E infine: l’imbattibilità della Juventus è una forza che diventa una
debolezza se significa pareggio continuo. Avete mai pensato che una
squadra che pareggi sempre alla fine è sì imbattuta, dunque alla pari,
stando ai confronti diretti, con tutte le altre, però finisce in serie
B?
Gian Paolo Ormezzano