L'Olimpiade è tutta un tweet

Si poteva prevedere che sarebbero stati Giochi tecnologici e infatti tutti "twittano", qualcuno esagera pure. E c'è chi teme che anche il doping abbia trovato nuove frontiere.

01/08/2012
Ye Shiwen la nuotatrice cinese che nuota tempi maschili.
Ye Shiwen la nuotatrice cinese che nuota tempi maschili.

Ci sono alcune novità ed alcune conferme, a connotare i Giochi di Londra 2012 come si pensava ed anche come non si pensava. Parliamo ovviamente dei primi giorni, anche se certe grandi linee sembrano destinate a durare e casomai ad ispessirsi sino alla fine. Per esempio il doping. Primi controlli, prime esclusioni, relativamente poche sorprese. Poi però la faccenda della cinesina (apparentemente davvero ”ina”) del nuoto, quella che sugli ultimi 50 metri dei 400 misti, prova durissima,  va più veloce dei campioni maschietti. Sconcerto, perplessità, scandalo, dimenticando che da tempo si dice che in acqua le donne possono valere gli uomini.

Si parla anche di doping genetico, visto che la tipa supera i controlli diciamo usuali del Cio. Padre e madre campioni potrebbero essere doping genetico? La Germania Est, quando praticava il doping di stato anzi di regime, faceva sposare Matthes campione del dorso e Ender campionessa del crawl, sperando nascessero dei campioncini. Mostruoso, ma quando si combinano le nozze di un violinista con una pianista sperando che nascano dei bravi clarinettisti, non è un pochino la stessa cosa? E se poi il doping genetico è altra cosa, altamente scientifica, non è bene studiarlo prima di sdegnarsi? Quando, fine anni ottanta e primi anni novanta, le cinesi prima podiste poi nuotatrici esplodevano di primati del mondo, si parlava di un certo Ma Junren loro guru chimico, con un doping a base di sangue di tartaruga. Poi tutto finiva, le cinesi venivano o squalificate o tolte di scena. Adesso chissà. Per esempio l’invasione dei Giochi da parte del mondo che chiamiamo dei cellulari per semplificare.

La specialista degli ostacoli Lolo Jones fa i complimenti a Kim Rhode sulla propria pagina Twitter (Ansa).
La specialista degli ostacoli Lolo Jones fa i complimenti a Kim Rhode sulla propria pagina Twitter (Ansa).


Telefonini che riprendono tutto, facebook che dicono troppo, twitter che spettegolano di ogni cosa, blog che pontificano dovunque… Atleti esclusi per eccesso di pettegolezzo elettronico (lo svizzero Morganella), tifosi delusi che postano commenti da codice penale (uno contro Tom Daley conduce a un arresto). Il bello (il brutto) deve però ancora venire.  E anche la faccenda degli atleti che, sempre per via elettronica, chiedono meno sponsor ufficiali, quelli che danno soldi al Cio e agli organizzatori, e più sponsor personali, quelli che danno soldi a loro. Marche celebri che non possono avere visibilità nei luoghi olimpici, altre marche che occupano tutti gli spazi. Diatribe previste che però Londra, gran posto dello sport e dei Giochi, unica città ad averli per la terza volta, nonché luogo di tante libertà enfatizza, dilata. A Pechino 2008 certe proteste, certe voglie espresse con forza non erano certo possibili. Niente di nuovissimo o di imprevedibile, ma cambia il posto della recita che diviene più intensa.

Gli atleti avvertono il “fattore-campo” e sono più padroni di se stessi, ecco tutto. Questo genera voglia di libertà, oltre che desiderio di licenza. Le autorità sportive hanno meno forza di quelle commerciali, economiche, persino politiche. Con però loro parziali rivalse: si pensi alle donne finalmente di tutti i paesi arabi o meglio musulmani ammesse ai Giochi, sia pure con ostacoli assortiti. Qui lo sport ha saputo fare pressione sui governi, sui costumi, persino sui custodi di una religione male interpretata. Londra 2012 insomma è destinata a diventare storica, più di altre edizioni olimpiche. Lo si sapeva. Il “quanto” è difficile da prevedere. Il “quando” è roba di questi giorni. Il “come” percorre varie vie. Noi italiani partecipiamo, diamo il nostro contributo, con atleti capaci di parlare, di dire cose. Poi partecipiamo anche, e bene, alla conquista delle medaglie, ma questo per una volta è un altro discorso.

Gian Paolo Ormezzano
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