18/04/2012
Marcello Lippi con uno dei s"suoi" campioni del mondo, Fabio Cannavaro, a Abi Dhabi, nel box Ferrari durante le prove del Gran Premio (foto Ansa).
Cinque scudetti con la Juve, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea, tre Supercoppe italiane, due Panchine D’oro ed una speciale dopo il successo conquistato dagli azzurri ai Mondiali di Calcio del 2006, Miglior allenatore ‘97, ’98, 2003 e la lista non sarebbe ancora finita. Niente male come palmares per il commendator Marcello Lippi.
Ma il più elegante allenatore del nostro calcio ancora non è pago. La voglia di rimettersi in gioco è tanta. L’odore del campo e l’adrenalina della partita comincia a mancargli veramente. Tante le voci che si susseguono sui suoi possibili futuri incarichi.
Marcello Lippi è pronto per una nuova avventura e, intanto, è un fiume in piena e parla del suo futuro ma anche degli ultimi gravi casi che si sono verificati nel mondo del calcio, a partire dall’ultima tragedia che si è consumata sabato scorso durante il match Pescara-Livorno quando Piermario Morosini si è accasciato sul campo senza più riprendere conoscenza.
(foto Reuters).
- Fatalità o incidenti evitabili, Mister Lippi?
"Di sicuro i giocatori professionisti in Italia sono monitorati al cento per cento. Sono sottoposti a controlli seri e costanti da parte di affermati professionisti".
- Totò di Natale, però, ha lanciato l’allarme. Secondo il giocatore dell’Udinese si gioca troppo.
"Totò ha parlato sull’onda dello stato d’animo in seguito alla morte di amico ed ex compagno di squadra. E’ sconvolto, amareggiato, triste. Secondo gli esperti gli innumerevoli impegni cui sono sottoposti i calciatori possono causare solo problemi ai muscoli, rotture, ma non certo portare al decesso in condizioni normali. L’Italia è all’avanguardia nei controlli preventivi dei propri atleti, ma questo solo nella massima serie".
- Non è così nelle serie minori?
"Il calcio è lo sport più popolare nel mondo ed è così anche in Italia. Si gioca in ogni categoria, dai dilettanti al gioco amatoriale. Anche in questi casi ci sono controlli, ovviamente. Prima di scendere in campo è necessaria l’idoneità ma non ci sono sempre gli strumenti necessari, in caso di interventi urgenti, durante le partite su campi, campetti, palestre e dovunque si giochi a calcio".
- La piaga del calcio-scommesse. Periodicamente ritorna il problema e ancora non si è riusciti a debellarlo. Sarà sempre così?
"Speriamo di no. È veramente triste vedere uomini che rovinano se stessi, la loro carriera e le loro famiglie soltanto per avere qualche soldo in più. È una cosa veramente brutta e desolante. Fortunatamente, si tratta solo di una piccola percentuale. La maggior parte dei ragazzi ha una grande passione e serietà per quello che fa e sa di appartenere ad una categoria di privilegiati. Nel calcio italiano, non dimentichiamo, c’è grande professionalità".
Il vice-presidente della Cina, Xi Jinping, si esibisce in un palleggio (foto Reuters).
- In questo particolare momento economico il comportamento di certi giocatori, secondo lei, può allontanare i tifosi dal mondo del calcio, un po’ come sta succedendo nella politica?
"Il calcio non è mai stato un’isola felice. Dove ci sono grandi interessi ci sono anche delle persone che sbagliano. Ma la percentuale di chi sbaglia nel mondo del calcio credo sia sensibilmente minore rispetto a quello che vediamo oggi nel mondo della politica".
- Quale potrebbe essere la soluzione?
"Una punizione forte e definitiva che serva da esempio e da deterrente".
- Non ha mai nascosto la sua voglia di tornare ad allenare. Lei stesso ha ammesso contatti con diversi Paesi. Quatar, Emirati Arabi, Arabia Saudita e negli ultimi giorni anche le indiscrezioni che lo volevano al Guangzhou per 10 milioni di euro.
"No, con la Cina non c’è stato niente. Con le altre Federazioni citate, ammetto, ci sono stati dei contatti. Ho ancora molta voglia di fare questo mestiere. Non l’ho mai nascosto e penso che continuerò a farlo ma non in Italia, all’estero. Prenderò una decisione abbastanza presto, nel giro di un mese".
- Perché all’estero e non in Italia?
"In Italia ho già fatto quello che dovevo fare. Ho vinto tutto quello che c’era da vincere. Per questo preferisco andare a fare un’esperienza all’estero. Rimettermi in gioco dove ancora non ho vinto".
- Meglio un club o una nazionale?
"Sarebbe meglio una nazionale ma anche se dovesse arrivare la proposta da parte di un club andrebbe bene lo stesso".
(foto Reuters).
- Più facile allenare in Italia o all’estero?
"Le difficoltà ci sono in tutte le nazioni, in tutti i continenti. I riflessi mediatici che ci sono in Italia, però, non ci sono quasi da nessuna altra parte. In Inghilterra, dal punto di vista tecnico si accettano i risultati più facilmente che da noi, mentre c’è una pressione fortissima dietro a situazioni che non hanno niente a che vedere con il calcio. Mi riferisco al gossip. In Italia è difficile allenare perché le squadre sono tutte ben guidate. Le qualità e la preparazione che hanno i nostri allenatori non ci sono da nessuna altra parte".
- Non le sembra che stia diventando sempre più difficile costruire un team vincente? Tutti vogliono tutto e subito.
"E’ difficile, non impossibile. Per squadra vincente intendo un team dove c’è sintonia da parte di tutti, dove tutti sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda e mettono a disposizione degli altri le proprie doti. Soltanto così si riesce a costruire qualcosa d’importante e vincente".
- Il fuoriclasse, il genio deve attenersi alle regole della squadra oppure gli concesso qualcosa in più?
"Per quale motivo? Un fuoriclasse è una persona intelligente, perciò sa benissimo che non deve pretendere di avere un atteggiamento diverso dagli altri. Perché dovrebbe arrivare tardi agli allenamenti o mangiare qualcosa di diverso? Il fuoriclasse sa di avere delle qualità ed è determinante per il risultato della propria squadra ma non deve godere di privilegi".
-Quale giocatore vorrebbe avere nella sua prossima squadra?
"Non mi piacciono questi giochi. Ho sempre allenato quelli che avevo a disposizione e su di loro ho costruito la squadra. I ragazzi che mi mettono a disposizione, per me, sono sempre i migliori".
- In attesa di vederla sulla panchina della sua nuova squadra sono molteplici le attività cui si dedica, anche benefiche.
"So a cosa si riferisce. Il prossimo 29 di Aprile allenerò Vernazza&onterosso, selezione che affronterà allo stadio di La Spezia la Nazionale Cantanti. Si chiamerà “Insieme per riprendere il volo”, un’iniziativa organizzata per raccogliere fondi a favore dei paesi alluvionati. Sarò felicissimo di partecipare".
- Lei è molto legato alla sua famiglia, stravede per il suo nipotino. L’amore per i suoi cari ha mai condizionato le sue scelte?
"No, direi. Mi sono sempre spostato da solo. Non ho mai voluto sradicare i miei figli dal luogo in cui sono nati e soprattutto nella fase della loro crescita. Ho sempre fatto in modo che non dovessero cambiare continuamente scuole e amicizie per seguirmi e mia moglie è sempre stata d’accordo con me. Poi, una volta grandi, la vita ha portato mia figlia a Roma e mio figlio in giro per lavoro ma questo è un altro discorso. Ormai sono cresciuti".
Antonio Conte sullo sfondo dello Juventus Stadium (foto Ansa).
- La volata finale per lo scudetto è tra Milan e Juve. I bianconeri le hanno dato molte soddisfazioni. Pensa che quest’anno abbiano una marcia in più?
"Penso di sì. Fino ad ora la Juve ha dimostrato di avere qualcosa più del Milan. La Vecchia Signora è andata oltre ogni più rosea previsione. Si è concentrata solo sul campionato, mentre altre squadre hanno dovuto pensare anche alla Champions League. I bianconeri hanno bruciato le tappe ed hanno meritato tutto quello che stanno raccogliendo. Hanno fatto gli inseguitori. Ora devono fare la lepre fino al termine, se ci riescono".
- Merito di Antonio Conte?
"Certo, Antonio Conte è uno degli artefici dei successi della Juve di questa stagione".
- Lei ha avuto la fortuna di allenare un grande campione come Alex del Piero. Questa per lui è una stagione in cui ha giocato poco ma è stato ed è spesso decisivo. Il Presidente della Juve Agnelli ha detto che questa sarà l’ultima stagione per Alex. Giusto trattamento?
"Non sono io a dover giudicare quello che è stato detto o fatto. Posso dire, però, che Alessandro non smetterà certo di giocare a calcio. Credo che non andrà in nessuna altra squadra italiana. Continuerà, comunque, a fare il calciatore perché questo è il suo desiderio. Anche fisicamente si sente in forma e ha ancora molto da dare al mondo del pallone".
- Chi vincerà lo scudetto?
"Diciamo 51 a 49 per la Juve. Si combatterà punto dopo punto fino alla fine".
- Ha appena compiuto 64 anni. Non è tempo di andare in pensione? Lo dice anche il premier Monti…
"Negli ultimi sei anni ho lavorato solo due anni, mi sono riposato anche troppo. È giusto che vada ancora un po’ a lavorare".
Monica Sala