Mancini, strategia vincente

Grandi acquisti e grandi risultati. Intervista a Mancini, che guida il Manchester City versa la rinascita, ma con un occhio al campionato italiano.

24/10/2011

Calcio, sceicchi e petrodollari. Il nuovo volto del football, almeno in Paesi che non siano l’Italia. Soldi in quantità industriale, come in un pozzo senza fondo. Un esercito inarrestabile, sempre che il Fair Play Finanziario voluto da Michel Platini non riesca quanto meno a limitarne l’eccessiva esuberanza.

     Roberto Mancini è bravo: i risultati parlano per lui. Ma anche fortunato, per certi versi. Ha vissuto annate importanti all’Inter, quando ancora Moratti spendeva e spandeva. Poi, è finito al Manchester City degli sceicchi, dove si fanno in quattro pur di accontentarlo sul mercato, col comune obiettivo di scalare le gerarchie del calcio inglese. Cosa che, testimone lo strepitoso risultato ai danni del Manchester United, sta perfettamente riuscendo.

     Il City ha speso tanto, vero. Ma Mancini non ci sta al giochino preferito dalla stampa. Concetti chiari: i suoi dirigenti spendono, ma non più di alcuni altri. E non si sottrarranno alle regole del Fair Play Finanziario, quando entreranno a regime.

- Mancini, solita estate per il City, tra spese enormi e grandi acquisti: quando finirà questa storia?

     "La verità è che quando si parla di certi argomenti viene facile buttarsi sul Manchester City. Ma non si può far finta di dimenticare che Real Madrid e Barcellona, tra le altre, hanno speso più di noi sul mercato. Quindi, mi sembra che parlare sempre del City è come tuffarsi nei luoghi comuni. Noi, almeno, avevamo un motivo ben preciso per attuare una certa politica".

- Quale?

     "C’era la volontà da parte della nuova proprietà di risalire la china tra le protagoniste del calcio inglese di alto livello. Per arrivare in alto c’era una sola strada: acquistare campioni e assottigliare il gap con le grandi degli ultimi anni, Manchester United, Chelsea, Arsenal e Liverpool".

- Ora che è accaduto il City rallenterà la corsa agli acquisti?

     "La nostra rosa è di alto livello, la squadre è attrezzata per fare ottime cose sia in Inghilterra che in campo europeo. Normale che in futuro non avremo più bisogno di fare grossi investimenti di mercato. Innesti mirati, quando ce ne sia bisogno. Ma il grosso della ricostruzione è stato già fatto".

- Dunque, malgrado le preoccupazioni che si sentono in giro, il Fair Play Finanziario non vi coglierà di sorpresa?

     "Una cosa è certa: non appena entrerà in vigore, saremo i primi a rispettarlo. Le regole, prima di tutto".

- Certo che tra il Manchester City e il calcio italiano, in termini di investimenti, non c’è paragone: non trova?

     "In un certo senso sì. Ma non possiamo ignorare la realtà nella sua interezza. Basta fare i conti per accorgersi, ad esempio, che la Juventus ha speso più di noi.  Quindi, meglio lasciar perdere i luoghi comuni".

- Resta una grande differenza: il calcio inglese attira investimenti, quello italiano meno.

    "Questa è una questione differente. Per tanti aspetti, siamo indietro: penso agli stadi, ad esempio. Il calcio inglese ha grande appeal, per atmosfera e valori: in questo l’Italia deve recuperare".

- In compenso, in Italia s’è cominciata la stagione con uno sciopero: cosa ne pensa?

     "In generale, penso una cosa: i calciatori desiderano sempre e solo giocare. Infatti, penso non abbiano avuto colpe in questo caso: la mia impressione è che l’abbiano voluto i presidenti. Comunque, acqua passata. Meglio pensare al presente e al futuro".  

Ivo Romano
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