17/03/2013
Un "pit stop" della Ferrari a Melbourne (Reuters).
Dal 17 marzo al 24
novembre, dall’Australia (Melbourne) al Brasile (San Paolo), per 19 Gran Premi,
la Formula 1 offre un suo campionato mondiale che ha per gli italiani e tanti
loro compagni stranieri di tifo un solo motivo di attesa-fede-speranza, un
qualcosa di assolutamente speciale che si chiama Ferrari.
La Ferrari deve
tornare a vincere nella classifica finale dei piloti, come non fa serenamente dal
2004 di Michael Schumacher, come ha fatto in maniera contorta nel 2007 con il
“difficile” Kimi Raikkonen, come hanno “deciso” Montezemolo e anche Marchionne
che vuole dire Fiat che è anche Ferrari, come chiede l’Italia sempre più povera
di buoni motivi per frequentare orgoglio vero e passione pulita, come sembra
abbia deciso anche Fernando Alonso, lo spagnolo di 31 anni che la scorsa stagione è
arrivato secondo ad appena 3 punti dal tedesco Sebastian Vettel, anni 26, auto
Red Bull (austriaca), al terzo successo iridato consecutivo.
Alonso ha
conquistato subito, sul circuito di Melbourne squassato dal maltempo, un secondo posto, alle spalle proprio di
Raikkonen, primo inatteso e scomodo, visto il suo caratteraccio eternamente
revanscista, su Lotus-Renault: gara decisa dalle gomme, due soste del
finlandese contro tre dello spagnolo “de noantri”. Ma tutto sommato bene un
avvio così,con poi anche Felipe Massa quarto per completare il successo di
scuderia della Ferrari.
La nuova Ferrari si
chiama F138 e Felipe Massa, il brasiliano che affianca Alonso, l’ha detta di un
altro pianeta rispetto alla vettura del 2012. Alonso si è limitato a dire che questa
auto lo soddisfa decisamente di più.
Come non era ben chiaro cosa andava
maluccio nel 2012, così non è ben chiaro cosa dovrebbe andare benissimo adesso.
I superesperti parlano di nuove gomme (ancora Pirelli a rifornire tutti) che la
nuova Ferrari riesce a mandare a temperatura ideale presto, in modo che la pole
position nelle qualificazioni possa risultare più facile o meno difficile da ottenere.
E l’anno scorso due incidenti alla partenza, dovuti anche al fatto di non
essere partito in prima fila, potendo approfittare della pista sgombra di auto rivali,
costarono probabilmente ad Alonso un Mondiale che davvero stava per vincere o
almeno poteva vincere.
I test comunque sono andati bene nel complesso, non per via
di particolari troppo sofisticati o per sfumature tecnologiche inavvertibili dalla
massa dei tifosi. Melbourne, con la sua temperatura a saliscendi e la pioggia
incombente, dice poco.
Alonso, contrattualmente confermato sulla “rossa” sino
al 2016, è ottimista: e lui non è certo un facilone che spera e spara sempre
pronostici a proprio favore. Massa, riconfermato dopo essere stato semiscaricato
più di una volta, sembra arrivato a possedere la maturità ideale del secondo
pilota, del comprimario utile, del gregario speciale. Non ci sono italiani fra
i 24 piloti, ma Massa è oriundo e Alonso è ferrarista autentico, è dei nostri.
Al via cinque piloti
campioni del mondo: erano sei l’anno scorso, manca Schumacher che ha 44 anni ed
ha trovato la forza di dire basta a contratti che pure lo volevano ancora
coprire d’oro. I cinque sono Vettel, Alonso, Button e Hamilton (due inglesi) e
Raikkonen (finlandese). Il mercato ha chiamato Hamilton, ex Mc Laren, a
prendere il posto lasciato libero nella Mercedes dal ritiro di Schumacher; con lui
in scuderia Nico Rosberg, tedesco. Vettel continuerà a patire e intanto
sfruttare, nella Red Bull, l’australiano Webber, spesso avversario tosto. Nella McLaren
Button è ora affiancato da Sergio Perez, messicano di 23 anni, sponsorizzato da
Carlos Slim, il suo compatriota che è pure il più ricco uomo del mondo. Raikkonen
resta nella Lotus dove lui, un “cattivo” in pista, si appoggia ad un altro
“cattivo”, il francese Grosjean, grande distruttore di auto proprie e altrui.
In tutto le squadre sono dodici, con ventiquattro piloti dei quali sono attesi a
qualcosa di grosso, oltre a quelli già citati, soltanto Hulkenberg tedesco su Sauber, Di
Resta inglese su Force India e Maldonado venezuelano su Williams. Vettel ha il
numero 1, Alonso il 3, nessuno ha il numero 13, non si sa mai. Ci sono sempre
più scuderie in bolletta, sempre meno piloti strapagati,sempre più piloti che per
correre strapagano cioè fanno intervenire lo sponsor generoso.
Diciannove Gran
Premi, uno in Italia, a Monza l’8 settembre. In Asia 8 prove, in Europa 7, una (fatta)
in Australia, una negli Usa, una in Canada, una in Sudamerica.
La tele-emittente
Sky presenta un nuovo canale a pagamento tutto per la F1, con riprese specialissime,
nuovissime, ipertecnologiche. La Rai dei pochi soldi ha acquistato per la
diretta appena 9 gare, i Gran Premi di Cina Spagna Canada Ungheria Italia
Singapore Giappone Usa Brasile. Il resto va in differita, anche di ore. Se è la
stagione della Ferrari, siamo all’autogol della nostra emittente.
L’inverno è stato
speso dalle scuderie in lavori di miglioramento di bolidi già sofisticatissimi,
sovente per concretizzare studi cominciati da mesi, nel corso della stagione
agonistica.
L’attesa per la Ferrari – che nel 2012 ad un certo punto quasi
sconfessò se stessa parlando di vettura deludente - è altissima sempre. Questa
specie d’amore, questa professione di fede sono sempre più intense e sempre meno
agevolmente collocabili nell’Italia acre e smagata, spesso ingenua ma altre
volte cretina, dello sport di questi ultimi tempi, e magari non soltanto dello
sport.
Gian Paolo Ormezzano