Europei, non ci resta che sperare

Dopo il secondo pareggio consecutivo nella prima fase di Euro 2012, c'è la seria prospettiva di non accedere ai quarti di finale, se non per eventi straordinari.

15/06/2012
I giocatori della Nazionale italiana al termine della partita pareggiata con la Croazia (Ansa).
I giocatori della Nazionale italiana al termine della partita pareggiata con la Croazia (Ansa).

Allora il nostro gruppo vede in testa la Spagna e la Croazia con 4 punti, seguite da Italia con 2 punti e da Irlanda con 0 punti ma con tonnellate di simpatia per il vecchio saggio Giovanni Trapattoni e la sua masnada di giocatori ingenui e volenterosi, i primi a essere matematicamente eliminati dal torneo. Il 18 sera, in contemporanea, ci saranno Italia-Irlanda e Spagna-Croazia. A noi non resta che sperare che l’Italia vinca, la Croazia (o la Spagna) perda e il gioco dei confronti diretti e delle reti fatte e prese ci dia il secondo posto, che significa accesso ai quarti. Questa la sentenza della seconda tornata di incontri finiti così: Italia-Croazia 1 a 1, Spagna-Irlanda 4 a 0. Rischia qualcosuccia ancora la stessa Spagna campione del mondo e d’Europa.

Sinora ha ragione comunque Michel Platini, che da presidente della Federazione europea e proprio in una intervista fattagli la vigilia da noi ha pronosticato un campionato del Vecchio Continente giocato bene, con esiti regolari, pubblici partecipi, arbitri quasi perfetti e insomma nessun complesso di inferiorità verso il campionato mondiale, dove, in cambio di Brasile e Argentina peraltro spesso squadre soccombenti alle rivali europee e comunque mai arrivate insieme alla finale, ci sono troppe squadre abborracciate e magari alterate da magie assortite, del terzo e quarto e anche quinto mondo del pallone calcistico. Questa quattordicesima edizione del campionato in effetti promette, dopo una settimana di partite, di farsi storica per pregi tecnici e agonistici, per regolarità di recita ad alti livelli e non per risultati a sensazione e sconvolgimento dei valori. E l’Italia, pur assai presa dai suoi problemi assoluti e da quelli relativi, diciamo “di mala stagione”, intitolabili a Scommettopoli, sino a che non si è aggiunto in Polonia anche il tema assurdo dell’eventuale omosessualità di alcuni calciatori azzurri, l’Italia ha dato il suo discreto contributo, anche se non è riuscita a vincere né contro la Spagna né contro la Croazia.

Sarebbe giornalisticamente persino comodo, con la seria prospettiva di non accedere ai quarti di finale se non per eventi straordinari, portare i lettori nelle praterie della paura, dell’angoscia, del dubbio, del miracolismo. In effetti è possibile anzi probabile che il 18, dopo avere concluso gli impegni del nostro non tremendo gruppo di qualificazione giocando contro l’Irlanda di Giovanni Trapattoni (che ci ha battuto di recente in amichevole), si debba lasciare il torneo. Le combinazioni, in caso di “pari merito”, per andare avanti nel campionato o tornare in Italia per le vacanze sono innumeri, da geometria cinese. Esiste persino l’ipotesi di accordi antiItalia tipo quello fra Danimarca e Svezia che sdegnò Buffon in un Europeo d’antan, ma anche tipo quello che lo stesso Buffon cambiando idea ha acrobaticamente giustificato con la ormai troppo celebre sua frase “due feriti sono meglio di un morto”.

Un'azione di mario Balotelli durante Italia-Croazia agli Europei 2012 (Ansa).
Un'azione di mario Balotelli durante Italia-Croazia agli Europei 2012 (Ansa).

Prima che tutto si dissolva o crolli o che tutto torni alla portata della squadra di Prandelli, ci piace dire che l’Italia, con Balotelli ma anche con Di Natale, con Cassano m anche con De Rossi, con Giaccherini esordiente “felix” e con Marchisio cyberatleta del futuro, ha dato il suo contributo allo show europeo di gruppo, di massa. Niente di speciale, ma con lo schifo emerso e lasciato in Italia e lo schifo bis inventato in Polonia, davvero ci si poteva aspettare dagli azzurri di Prandelli o la reazione miracolistica, salvifica, acrobatica, artistica, tutto insomma fuorché logica (casomai isterica), o lo sfascio con qualche attenuante: forti erano comunque i timori per la soluzione numero due. Invece per le due partite d’avvio partecipazione nostra degna, nessun nervosismo eccessivo, esiti giusti e accettati. Cassano recuperato quando il cuore con il suo guasto nuovo e il suo cervello con le screpolature antiche sembravamo averlo condannato, Balotelli non campione dei campioni, no, ma finalmente bravino attaccante normale, sono stati comunque due successi del citì.

Davvero c’è anche il contributo offerto da questa Italia al calcio nuovo emerso all’Europeo ma straanunciato e strapropagandato dal Barcellona: un calcio cioè che non ha bisogno di arieti in attacco, ma si fida della manovra costante, offre gioco miniato, persino lezioso, che è pur sempre meglio del gioco bruto e brutale. Vero che proprio la Spagna a un certo punto del primo match, quello pareggiato con l’Italia, ha spedito in campo il quasi grattacielo Torres (poi travolgente contro i poveri irlandesi) e ha coccolato in panchina il gigante Llorente, ma intanto il suo culto dei passaggi infiniti e brevi, della manovra ha abbastanza felicemente fatto proseliti.

L'attaccante spagnolo Fernand Torres (Ansa).
L'attaccante spagnolo Fernand Torres (Ansa).

Un Europeo meno fisico del solito, delle attese, ed è nostro diritto sperare comunque di poterci giocare ancora e fare di tutto perché ciò avvenga. Dopo l’acre ma corretto e regolare pareggio fra I’Italia e la Croazia, la Spagna è scesa in campo contro l’Irlanda e fatto il piacer suo, allenandosi ai passaggi e ai passaggini, offrendosi dei cambi, vincendo 4 a 0 celebrata anche dai canti degli sportivissimi simpaticissimi tifosi irlandesi, e prendendo tre punti da aggiungere a quello preso contro l’Italia. Intanto pure gli altri tre gruppi hanno offerto partite piacevoli, anche maschie ma piacevoli, tutte fuorché la più attesa, Francia-Inghilterra 1 a 1 e tanti sbadigli. Magari persino gli hooligans più accesi si sono lasciati un po’ conquistare e placare dalle vicende sportive, e gli scontri fra polizia polacca e tifosi russi appartengono al copione di antiche battaglie extrasportive, di un odio mai sopito.

Adesso basta un niente per smentirci e ridicolizzare la nostra blanda soddisfazione, basta una minifollia per vanificare tutto. Ma intanto ci permettiamo il lusso di non frequentare la cupezza alla quale pure ci eravamo preparati. E ci permettiamo la tristezza di deplorare, sulla stampa sportiva italiana, gli affaracci del mercato di giocatori per i club troppo ricchi anteposti con grafica vistosa, schiacciante alle partite di un sinora piacevole e onesto campionato europeo. Giocato – importante, importantissimo - in stadi sempre pieni.

Gian Paolo Ormezzano
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