10/12/2011
E' difficile fare notizia arrivando quarti. Succede solo ai campioni veri, a quelli condannati a vincere sempre. Nel caso di Federica Pellegrini di più: lei è di quelli condannati a dimostrare sempre qualcosa. Una vita in prima linea, sportivamente parlando, la sua. Sotto riflettori di ogni sorta: per i fidanzati che cambiano, per gli allenatori che giostrano. E troppi a dirle sempre che sta sbagliando qualcosa e che il quarto posto degli Europei di Stettino è lì a provarlo.
Peccato che poi (anzi per fortuna) nei momenti importanti Fede in vasca ci sia sempre stata: anche quando dicevano che era finita, anche ora che diranno che la campionessa del mondo dei 400 stile libero in vasca lunga non può arrivare quarta agli europei in vasca corta, neanche se il momento della stagione non è il suo preferito, neanche se a livello europeo e mondiale in vasca corta sulla distanza non ha mai vinto. Saranno lì a dirle che non è cambiando allenatore a ogni giro di giostra che si vince nello sport.
Ma lei ha vinto sempre quando contava: ha vinto a Budapest, mentre rompeva con Morini, ha vinto a Shanghai, con Lucas, ora sta nella fase di interregno tra Bonifacenti e Rossetto. Solo Londra dirà se avrà alla fine trovato pace davvero, perché è solo quando non si può sbagliare, perché c'è di mezzo un'occasione che cambia vita e carriera, che si mette alla prova davvero quella relazione esclusiva e difficile che lega gli allenatori e i campioni. Perché quello è il momento in cui anche il migliore al mondo diventa fragile e ha bisogno di qualcuno che lo butti in acqua se da solo non se la sente.
E' quello che Federica Pellegrini sta cercando: qualcuno che abbia la forza in quel momento di imporsi e decidere, qualcuno di cui fidarsi ciecamente. Come ciecamente si fidava di Alberto Castagnetti, mancato all'improvviso nell'autunno di due anni fa. In discussione non c'è il valore di un tecnico qui, la capacità professionale di un allenatore, ma l'alchimia di una relazione emotiva e sportiva, qualcosa di insondabile da fuori. Servono personalità forti ma soprattutto serve trovarsi, e ritrovarsi.
Solo Londra dirà se Federica Pellegrini, che è una campionessa comunque vada e l'ha dimostrato, avrà davvero elaborato il suo lutto per il maestro che ha tante volte definito un secondo padre. Glielo auguriamo per la sua serenità e lo auguriamo all'Italia olimpica, ma non possiamo dimenticare, che i campioni, anche i più forti, non sono macchine. Per fortuna nostra e loro.
Elisa Chiari