Wimbledon, finale con la storia

Roger Federer a caccia del record di titoli in singolare contro Andy Murray, primo britannico ad ambire al torneo, dopo la vittoria di Fred Perry nel 1938

08/07/2012
Roger Federer
Roger Federer

Storico è un aggettivo di cui lo sport abusa, sgonfiandolo. Stavolta però ci vuole. Poche partite sono state storiche in senso proprio, non metaforico, come lo è questa finale di Wimbledon tra Roger Federer e Andy Murray, nel senso che attraversa davvero strade incrociate nella storia del tennis come la rete attraversa il campo. Federer, che sul campo da tennis ha già dimostrato tutto ovunque nel mondo, gioca oggi contro Murray, ma di più contro sé stesso, com'era, come forse è tornato e come credeva di non essere più. E ancora di più contro Pete Sampras, giocatore d'altri tempi, con cui condivide a pari merito il record dei titoli di singolare sull'erba del circolo più prestigioso al mondo. Si decide oggi se quel primato a due piazze, sette titoli in singolare, continueranno a dividerselo a metà o se davvero il tennista svizzero, accreditato come il migliore di sempre, per varietà di gioco e sensibilità di tocco, camminerà d'ora in poi da solo per prati finora proibiti ai migliori di tutti i tempi dell'ottava vittoria, almeno finché il genio del tennis non bacerà in fronte qualcun altro dopo di lui.

Andy Murray
Andy Murray

Dall'altro lato del campo ha sfide ancora più impervie Murray, porta sulla racchetta il peso delle attese del Regno che ha inventato il tennis, pare, in tempi lontanissimi, e da 74 anni attende che un suo suddito alzi il piatto d'argento del torneo più tradizionale, britannico e prestigioso al mondo: ormai pressoché unica enclave di campi in erba, in un mondo dominato dalla terra e dal sintetico. Nessuno è profeta in Patria si dice e loro che hanno insegnato al mondo le regole complicate del gioco, le hanno nei secoli disimparate. Il popolo british che a Wimbledon tradizionalmente affolla i campi in fila ordinata finisce sempre ad affogare in una coppa di fragole con panna, cibo ufficiale del torneo, la delusione dei sogni infranti (fino a due giorni fa) almeno in finale. Tim Henman, generosamente ribattezzato Timbledon, tre volte in semifinale in anni recenti è sempre naufragato senza arrivare a giocarsi il titolo. Stavolta no. Murray ha scollinato la barriera finora insormontabile che porta alla finale sul campo centrale. Ma avrà una racchetta pesantissima. L'ultima volta che l'erba voglio ha abitato nel giardino del re d'Inghilterra, sul trono di Buckingham Palace c'era Giorgio VI. Era il 1938. L'ultimo inglese ad alzare il piatto d'argento era stato un giovane elegante di nome Fred Perry che ha lasciato alla storia quel piatto dimenticato da tutti e una marca di magliette, eleganti, che ora tutti conoscono, perché è una moda di questi tempi, senza sapere che porta il nome di un campione d'altri tempi che meritava di essere ricordato per altri più prestigiosi allori.

Elisa Chiari
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