18/10/2012
Il candidato repubblicano Mitt Romney.
Bentornato Barack Obama.
La settimana scorsa, dopo la debacle di Denver, il New
Yorker aveva messo in copertina Romney che parlava a una sedia vuota. Stavolta
non è così: in un confronto acceso, con dita puntate e brusche interruzioni,
Obama ribatte colpo su colpo, rivendica i propri risultati e attacca. Dalle sue
risposte continua a mancare una visione, l'idea caratterizzante di un possibile
secondo mandato, ma a questo giro ha balbettato meno e giocato un po' più
sporco. E soprattutto, ha dimostrato di avere le spalle larghe. Come si
conviene a un presidente. Ad aiutarlo è stato anche il format. Le domande del
pubblico selezionato dalla Gallup hanno messo entrambi i candidati sullo stesso
piano: costretti cioè a improvvisare, e rispetto alla performance di due
settimane fa si è avvertita meno la mancanza del teleprompter, su cui troppo
spesso Obama fa affidamento.
Il presidente non ha avuto un inizio proprio brillante -allo
studente universitario che chiedeva se troverà un'occupazione dopo la laurea ha
risposto parlando di posti di lavoro nel settore manifatturiero- ma non ha
avuto esitazioni nell'interrompere Mitt Romney, alzandosi spesso dal proprio
sgabello per affrontarlo al centro dell'arena.
La corsa di Obama però rimane tutta in salita e Romney
ha dato prova di saperlo bene. Criticare dall'esterno è più facile che
difendere il proprio lavoro, e chi non è mai stato nello Studio Ovale si può
permettere promesse irrealistiche come quelle di Romney sulle relazioni con la
Cina.
Ma quando le domande del pubblico spostano il confronto
su piani diversi dall'economia, vengono fuori sia la statura presidenziale di
Obama che le debolezze dell'avversario.
I punti più importanti Romney li ha persi sulla politica
estera, accusando il presidente di aver aspettato due settimane a definire un
"attentato terroristico" l'omicidio dell'ambasciatore Stevens e di
altre tre persone a Bengazi l'11 settembre scorso. Serenamente, Obama gli ha
risposto: leggiti le trascrizioni del mio discorso. So di essere io il
responsabile di quelle morti, e troveremo i colpevoli, ha detto. Il sottotesto
era semplice: ecco come si comporta un comandante in capo. Una gaffe che fa ben
sperare lo staff di Obama: il prossimo e ultimo dibattito sarà tutto incentrato
sulla politica estera.
Dopo quello scambio, nessuno ha più avuto dubbi: la gara
si è riaperta. Non solo perché in tutti i sondaggi post dibattito il pubblico
considera Barack Obama il vincitore, ma anche perché sono riemersi temi finora
praticamente assenti dalla campagna elettorale: l'immigrazione e i temi
importanti per le donne, come l'accesso alla contraccezione e la parità
retributiva. Dettagli marginali? Tutt'altro: il voto femminile è numericamente
più pesante e può cambiare tutto. E qui Obama se la cava bene: una delle prime
azioni da presidente è stato approvare una legge che rende più facile fare
causa al datore di lavoro per la disparità di stipendio.
Se saranno questi temi a spostare davvero i voti in
bilico, resta da vedere: per milioni di disoccupate, l'urgenza è trovare un
stipendio fisso, prima ancora di difenderlo.
Claudia Andreozzi