I bambini abbandonati del Bangladesh

I dati sono incerti e imprecisi, ma le stime sono impressionanti. Negli ultimi 10 anni centinaia di migliaia di minori sono stati forzatamente allontanati dalle proprie famiglie

09/10/2012

Un recente rapporto del Dipartimento di Stato americano sul traffico di esseri umani nel mondo fornisce un quadro a dir poco sconcertante della situazione in Bangladesh: nel Paese asiatico i minori sono "commerciati" ai fini dello sfruttamento sessuale, della schiavitù domestica e del lavoro forzato, accattonaggio ed elemosina incluse. Tanti, tantissimi bambini in Bangladesh sono abbandonati dai propri genitori – molto spesso a causa dell'estrema miseria in cui versano famiglie che non riescono a far fronte a tutte le bocche da sfamare – e finiscono per essere preda dei trafficanti di esseri umani. Una situazione resa ancora più difficile dall'assoluta mancanza di dati certi sui bambini scomparsi e dallo scarso coordinamento tra istituzioni e associazioni di volontariato che operano nel Paese.

"Non ci sono dati affidabili sul numero effettivo dei minori abbandonati o scomparsi", ha dichiarato Michael McGrath, direttore di Save The Children Bangladesh. "Le uniche statistiche in nostro possesso riguardano il numero di minori 'salvati' ogni anno, il numero di procedimenti aperti contro i trafficanti e il numero di condanne ai trafficanti stessi. Ognuna delle tre casistiche rappresenta una percentuale esigua del numero totale". Per avere un'idea anche approssimativa della tragica imponenza del fenomeno, basti pensare a quanto riferito da Abdul Quader, programme manager di NGO Plan International: si stima che negli ultimi 10 anni circa 200 mila ragazze minorenni provenienti dal Bangladesh siano state circuite e trasferite con l'inganno nei Paesi limitrofi per essere "impiegate" nell'industria sessuale.


"Abbiamo salvato una ragazzina da un bordello, dopo aver ricevuto una telefonata da un cliente del bordello stesso, che diceva che lei l'aveva pregato di portarla via da lì", racconta Rahena Chowdhury, un’operatrice sociale di Aparajeyo Bangladesh, un’organizzazione nazionale per la tutela dei diritti dei minori. Le storie di questi bambini hanno tutte un comune denominatore, che forse non riguarda nemmeno loro e cosa sono stati costretti a fare o subire; riguarda piuttosto gli altri: chi li sfrutta, chi assiste senza alzare un dito. Riguarda l'essere umano: fino a che grado di abbrutimento morale e civile ci si può spingere ed essere ancora qualificati come tali?

Mossamat Monira Begum, 14 anni, era stata trovata per strada e spedita all'età di 8 anni in una madrasa, una scuola religiosa islamica, dove aveva subito ripetute molestie sessuali. Oggi Monira è stata accolta in una scuola rifugio di Aparajeyo Bangladesh, a Dhaka. "Non mi ricordo il nome o l'indirizzo dei miei genitori", ha detto Monira, "ma mi ricordo che mi volevano molto bene e ora mi manca tanto essere a casa mia". Jharna ha 6 anni ed è stata separata dai suoi genitori quando il Governo demolì la baraccopoli di Dhaka dove vivevano. Rimasta da sola, ha trovato anche lei ospitalità alla scuola rifugio di Aparajeyo. Qui i minori non trovano solo un tetto sicuro sotto cui dormire, ma ricevono anche un'educazione fino all'età di 18 anni. Nel frattempo l'organizzazione non abbandona le ricerche dei genitori, con l'aiuto delle agenzie umanitarie.

I dati sui minori scomparsi in Bangladesh sono pochi o nulli. Le principali fonti d'informazione restano sempre i rapporti della polizia e dei media. Ma lo scarso coordinamento tra le fonti e le organizzazioni a livello nazionale e internazionale non fa che aggravare una situazione incresciosa. Il Bangladesh non esaudisce appieno gli standard minimi per l'eliminazione del traffico di essere umani. Negli ultimi 25 anni la comunità internazionale, invece, ha compiuto notevoli passi in avanti in questo senso, a partire dalla Convenzione sui diritti del fanciullo dell'Onu del 1989 e la successiva risoluzione promossa dalle Nazioni Unite (n° 74/1992) "Programma d'azione per la prevenzione della vendita di bambini, della prostituzione infantile e della pornografia concernente i minori". Il Governo del Bangladesh negli ultimi anni ha compiuto qualche progresso, come l'istituzione nel 2010 di un numero verde per combattere il traffico di minori, in collaborazione con Unicef e Dhaka City Corporation, ma si tratta solo di una goccia nel mare. Il problema è ancora scarsamente conosciuto dall'opinione pubblica nazionale. E nel frattempo, ogni anno, migliaia di bambini scompaiono nel nulla e di loro, il più delle volte, non si saprà mai più nulla.

Per maggiori informazioni consultare i siti: www.savethechildren.org e www.irinnews.org


 

Francesco Rosati
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