28/11/2012
In Burkina Faso li chiamano "Bakroman", l'esercito di bambini e ragazzi che, come in ogni altro centro urbano del continente africano, affollano le strade della città di Ouagadougou. Senza una casa, perduti uno e entrambi i genitori, questi giovani conoscono fin dalla più tenera età una realtà di emarginazione e sopraffazione, di violenza e degrado, spesso finendo vittime della droga o dello sfruttamento della prostituzione. Ma quattro anni fa alcuni dei ragazzi di strada di Ouagadougou hanno voluto impegnarsi, affinché quella che fino ad allora era sembrata una situazione immutabile potesse finalmente cambiare il proprio corso. Così nel 2008 è nata l'associazione Ajer-Fs, organizzazione composta esclusivamente da giovani che hanno vissuto o vivono tuttora in strada, con l'obiettivo di restituire dignità ai Bakroman di Ouagadougou. Restituire dignità ai ragazzi di strada rappresentandoli presso le istituzioni, le strutture sanitarie e umanitarie. Un circolo virtuoso, quindi, che permette agli stessi ragazzi membri dell'associazione di ritrovare la propria dignità, affermando con forza che la strada può anche diventare un luogo in cui si tessono relazioni, dove nasce l'amicizia e si sviluppa la solidarietà. Ed è così che nascono numerosi gruppi di auto-mutuo aiuto.
Nel 2010 i fratelli Massimiliano e Gianluca De Serio entrano in contatto con la realtà dei Bakroman di Ouagadougou, restandone talmente impressionati da decidere di realizzare un documentario. Il film, intitolato semplicemente "Bakroman", è stato premiato quale miglior documentario al Torino Film Festival 2010. Ed è proprio grazie al lavoro dei fratelli De Serio che si viene a conoscenza dell'attività dell'Ajer-Fs anche presso la Cisv Italia Ong, un'associazione di promozione sociale da anni impegnata, a livello internazionale, in progetti educativi incentrati sulla valorizzazione delle differenze culturali. Cisv decide pertanto di avviare una partnership con Ajer-Fs per il biennio 2012-2014, sostenendo e supportandone attivamente i programmi. Tra questi, è senza dubbio degno di nota il progetto volto a far ottenere ai bambini di strada di Ouagadougou un'atto di nascita, restituendo a decine di "invisibili" un'identità perduta. Il progetto non ha però semplicemente una valenza simbolica, dal momento che un atto anagrafico di nascita significa anche maggiori tutele e diritti: possibiltà di voto, accesso ai concorsi pubblici, diritto all'istruzione e alle cure sanitarie. Diritti fondamentali per chiunque, ma negati ai giovani di strada. A oggi, delle 63 richieste presentate, 25 sono state accolte e altrettanti bambini hanno ottenuto il proprio atto di nascita. Le difficoltà incontrate sono molteplici, da quelle di ordine logistico – come rintracciare per la data dell'udienza in tribunale il bambino in questione – a quelle di natura burocratica – per esempio il rifiuto opposto da alcuni tribunali a rilasciare un atto in assenza di genitori o parenti. Responsabile sul luogo dell'iniziativa è Elena, ragazza italiana che sta svolgendo il servizio civile in Burkina Faso. Elena non si è scoraggiata nemmeno quando, dopo aver rintracciato un parente di un bambino, si è sentita rispondere che questi non era disposto a collaborare al progetto, perché non aveva tempo da perdere. E non si è persa d'animo nemmeno quando alcuni tribunali, senza troppi giri di parole, hanno reso chiaro il concetto che si sarebbero rifiutati di procedere se non avessero ricevuto una "ricompensa" per questo lavoro aggiuntivo. "Siamo consapevoli che questo è solo l'inizio di un cammino molto lungo e difficile", ha affermato Elena. "Ma la possibilità di ottenere dei risultati concreti e la forza di volontà non manca assolutamente". Tanti invisibili di Ouagadougou hanno ritrovato l'identità che troppo a lungo era stata loro negata. La propria dignità, invece, i Bakroman dell'Ajer-Fs avevano già capito da tempo come ritrovarla.
Francesco Rosati