11/03/2013
5 istituti superiori di Roma e 2 questionari: il profilo emerso parla di
401 giovani adolescenti aperti all'Europa, non spaventati dalle differenze culturali e religiose, coscienti delle opportunità offerte dall'essere cittadini senza barriere. Frutto della ricerca ideata dall'associazione culturale Make Noise, lo studio
"What about Europe" presentato oggi in Campidoglio e promosso dall'ufficio Europa di Roma Capitale ha provato a tracciare il profilo dei giovani nei confronti dell'Unione Europea, della sua storia, delle sue istituzioni, nel tentativo di verificare la diffusione di un sentimento comune europeo.
Il 50,50% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi inequivocabilmente e decisamente cittadini europei, attribuendo alla scuola un ruolo determinante di facilitatore nel processo di partecipazione alla vita europea, attraverso l'attuazione di programmi culturali di scambio tra istituti di Paesi diversi.
Solo
l’11% ha
risposto che non si sente mai cittadino dell’Europa, indicando come ostacolo
principale le differenze linguistiche (44,50%) seguite da quelle religiose (23,50%). Il restante 32,50% ritiene che sia a causa della cultura.
«Siamo molto felici dei risultati dei questionari. – ha
commentato Federico Rocca, promotore del progetto. – I giovani avevano
già una buona conoscenza di ciò che concerne l’Unione Europea e oltre il 50%
dei ragazzi afferma di averne una maggiore consapevolezza dopo il gioco. Quello
che emerge è un sentimento positivo che questi ragazzi hanno nei confronti
dell’Europa e il loro sentirsi decisamente cittadini europei. Questo dato
acquista maggior valore se si tiene conto del fatto che i 5 istituti che hanno
aderito al progetto si trovano nella periferia di Roma, in zone ad alta densità
di popolazione che spesso godono di minori servizi rispetto ad altre più
centrali».
«Questo gioco ci ha dato
l’opportunità di mostrare che
l’Europa non è solo quella dello spread e dei
tagli all’economia. – Ha dichiarato Roberta Angelilli. – L’Europa è anche
opportunità, cultura e possibilità di crescita, non solo per gli stati membri,
ma soprattutto per i suoi cittadini. È necessario favorire la diffusione di un
sentimento sempre maggiore di comune cittadinanza europea, un’importante
opportunità di scambio e arricchimento».
Questi gli altri risultati più nel dettaglio: il 45,25% degli
studenti crede che il vantaggio principale di essere europei sia quello di
poter viaggiare senza bisogno di ulteriori documenti o passaporti. Il 71,50% degli
studenti afferma di aver acquisito le sue conoscenze sull’Europa a scuola. Gli
altri sui media e a casa con gli amici (entrambi al 11,75%).
Dopo il quiz “What
about Europe?” il 50,25% degli studenti afferma di aver acquisito maggiore
consapevolezza di essere un cittadino europeo, mentre per il 37% non è cambiato
nulla. Il 60% degli
studenti studia 2 lingue (inglese e francese), il 20,75% studia anche lo spagnolo
o il tedesco. Il restante 20,25% studia solo l’inglese.
Il 52,75% ritiene
che la scuola fornisca la maggior parte delle basi necessarie per conoscere
l’UE, ma che ci sono ancora delle lacune da colmare, mentre il 28% sostiene che
ancora deve essere ampliato molto all’interno del programma. Il 60% ritiene che
per agevolare la diffusione di un sentimento europeo nelle scuole, possa essere
più utile favorire la mobilità degli studenti all’estero con programmi di
scambio. Solo il 14% ritiene sia necessario introdurre una terza lingua
straniera. Il restante 24,75% ritiene sia utile introdurre più ore di lezione
dedicate alla storia dell’UE e delle sue Istituzioni.
Il 56,50% ha
trovato il quiz molto divertente, e il 66% ha trovato le domande mediamente
facili. Solo il 10% lo ha trovato noioso e troppo semplice. Il restante 35,50%
lo ha trovato carino, ma non approfondito. Il 47,50% ha
risposto di non aver mai chiesto l’aiuto del docente, e solo il 13,50% dice di
aver richiesto molto spesso una consultazione con il docente prima di
rispondere. Il 40,75% dice di aver studiato in meno di una settimana; il 24,50%
da 2 a 4 settimane, il 34,50% meno di due giorni.
Il 45,25% dice di
non aver mai studiato l’UE a scuola in maniera così approfondita come per il
quiz,. Il 20% ha risposto che non l’aveva mai studiato perché non fa parte del
programma didattico. Il 34% sostiene che fa parte del corso di studi. Il 41% ha
affermato che le domande più semplici erano quelle sulla storia e il 38% sull’euro,
mentre il 66% ha risposto che le domande più semplici erano quelle sulla
geografia.
Alberto Picci