Aiutare i migranti aiuta le imprese

Al Word Economic Forum di Davos si è discusso di come rafforzare al tempo stesso diritti umani, ridurre le diseguaglianze di reddito e migliorare la responsabilità sociale d'impresa

30/01/2013

Che cosa hanno in comune la Coppa del Mondo di calcio del 2022, che si disputerà in Qatar, i nostri personal computer e la lattuga nell'insalata mista in vendita al supermercato? Sono tutti frutto del sudore e del lavoro dei migranti. Centinaia di migliaia di lavoratori migranti costruiscono palazzi in Medio Oriente, assemblano microcomponenti elettronici in Malesia, coltivano la terra in ogni angolo del mondo.

I lavoratori migranti sono, in sostanza, il cuore della globalizzazione
: senza il lavoro dei migranti molti lavori non verrebbero compiuti e, per esempio, il nostro cibo e i nostri gadget costerebbero molto di più. Senza il coraggio e in egual misura la disperazione che li spinge ad abbandonare il proprio Paese d'origine, e senza le rimesse inviate ai familiari rimasti a casa, le loro comunità di provenienza sarebbero ancora più povere di quanto non siano già. Come si può quindi rafforzare i diritti umani, ridurre le diseguaglianze di reddito e migliorare la responsabilità sociale delle imprese al tempo stesso? Aiutare i migranti a raggiungere questi obiettivi favorisce il progresso generale della società.

Durante il Word Economic Forum di Davos che si è appena concluso, si è discusso anche di questi temi, sottolineando quanto le soluzioni in favore della categorie di persone più vulnerabili  – i migranti in primis – siano in realtà a portata di mano. I permessi di soggiorno dovrebbero consentire ai lavoratori di cambiare impiego, una volta arrivati in un nuovo Paese, se le condizioni di lavoro si rivelassero figlie di una logica di mero sfruttamento. Dal canto loro, i datori di lavoro dovrebbero accertarsi sempre che i lavoratori migranti alle loro dipendenze non abbiano dovuto pagare per ottenere il posto di lavoro.

E' quanto proposto, per esempio, da Daniel Viederman, dirigente della Veritè che è stato insignito nel 2011 del Premio imprenditore sociale dell'anno. Veritè infatti lavora da tempo con le multinazionali perché soddisfino degli standard di responsabilità sociale nelle loro attività produttive. "L'opportunità che abbiamo di fronte è enorme", ha affermato Viederman. "Centinaia di migliaia di lavoratori anche in questo momento si stanno preparando per un viaggio che muterà le loro prospettive esistenziali. Scopo: il lavoro. Le nostre conversazioni questa settimana a Davos potranno determinare se l'esito del loro viaggio li renderà più 'ricchi' o ancora più poveri".

Al WEF si è quindi parlato di come far incontrare obiettivi individuali, istituzionali e sociali. Un primo, concreto tavolo di discussione si è aperto su come avviare collaborazioni e trovare una base di valori condivisi tra imprese e lavoratori migranti, per esempio nell'organizzazione di grandi eventi sportivi, e successivamente articolare anche in termini finanziari il beneficio derivante da un equo trattamento della forza lavoro. L'obiettivo in prospettiva è migliorare in maniera decisiva gli standard internazionali delle condizioni di lavoro nei siti produttivi. Un obiettivo che riguarda milioni di lavoratori in tutto il mondo.

Francesco Rosati
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