20/04/2012
L'associazione Amalo -
Arcenciel si è costituita a Milano il 2 aprile 1998. Tra i soci fondatori,
Fondazione Cecchini Pace di Milano, Casa di accoglienza per le donne
maltrattate di Milano, Lega per disturbi attacchi di panico di Milano,
associazione La Svolta di Cinisello, Associazione La Tartavela di Milano,
Associazione Oltre noi...la vita di Milano, Gruppo di self help "Entrata libera",
Associaizone Koiné e Progetto "Città sane" del Comune di Milano.
Nello statuto vengono
promosse e sostenute "la pratica e la metodologia del self help nei vari ambiti della
sofferenza e del disagio personale, familiare e sociale, e lo sviluppo della
cultura dell'auto-aiuto nella comunità locale". Amalo ha avuto
l'intuizione, e la caparbietà, di perseguire una strada che utilizzasse Internet:
da qui, la mappatura di oltre 800 gruppi attivi in Lombardia, rilevati e messi
in Rete proprio al fine di promuovere la cultura dell'auto-mutuo-aiuto. Non
solo, il Web è anche diventato lo strumento attraverso cui accompagnare i
gruppi nelle loro necessità organizzative, offrendo formazione, supervisione e
aggiornamento. Allo stato attuale il movimento coinvolge oltre 18.000 persone
solo in Lombardia che, accedendo gratuitamente ai gruppi, hanno cercato
risposte efficaci a situazioni di malattie gravi, disagio e perdita,
disabilità, dipendenza. E ancora problemi tipicamente familiari come ruolo dei
genitori, adozione, affido, menopausa, vecchiaia... insomma i cicli quotidiani
di vita.
Secondo un rapporto stilato
nel 2005 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in Italia erano presenti
oltre 4.000 gruppi per 120.000 persone coinvolte: oggi, la stima nazionale
parla di almeno 9.000 gruppi. Tra le innumerevoli attività che l'associazione
promuove, solo nel 2012, sono stati inaugurati lo sportello che rimane aperto
tre giorni alla settimana, da martedì a giovedì, e sono stati lanciati i corsi
di formazione base destinati ai facilitatori. In più c'è il lavoro del
nuovoportale di Amalo che, sullo slancio della fortunata esperienza della mappatura
lombarda, ha voluto affrontare una sfida ancora più grande, tutto il territorio
nazionale. Obiettivi della mappatura, la conoscenza del fenomeno, dare
visibilità ai gruppi rendendoli fruibili, sostenere e promuovere i gruppi già
attivi, diffondere la filosofia del self help.
Associare il principio di sussidiarietà
ai gruppi di auto-mutuo-aiuto è riduttivo per spiegare un fenomeno in crescita,
che sta cominciando a prendere coscienza della propria forza e, per questo, ha
intrapreso una strada che prevede una riorganizzazione delle risorse.
Come sottolinea il professor
Giulio Caio, coordinatore tirocini alla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università
di Bergamo, nel Dna di queste "soggetti", e ciò che le rende davvero
speciali, è il fatto che «non stiamo dando vita a una formazione sociale centrata sul semplice fare
per il fare: il concetto vincente è coniugare il pensare con l'agire per ridare
forza e dignità alle diverse manifestazioni del volontariato».
E ancora: «È diffuso infatti
un grande bisogno di ridare oggi nuovo spessore a termini come aiuto e amore,
che il linguaggio e il contesto sembrano svilire e rendere inutilizzabili: nel
cuore di queste parole si racchiudono dimensioni costitutive della prossimità
esercitate nelle esperienze che
sosteniamo nell'ambito di comunità sempre più frammentate e segnate da forme di
profonda individualizzazione e solitudine».
Da qui nasce la centralità che i gruppi possono
ricoprire nella società moderna, perché la mutualità apre vie tutte da scoprire
nel mondo della solidarietà in virtù della loro capacità di dare ascolto a
problemi personali e sociali che nella condivisione trovano un appiglio sicuro.
L’auto-mutuo-aiuto è tradizionalmente costruito sulla base di gruppi di persone
che si incontrano con cadenze regolari allo scopo di esternare e in qualche
modo "liberarsi" delle preoccupazioni che le affliggono, mettendo sul
piatto della bilancia esperienze e risorse nelle quali gli altri possono
trovare risposte concrete al proprio malessere. Anche per questo la dimensione
digitale dei gruppi è sempre stata guardata con un certo "sospetto",
come se il Web, a priori, rappresentasse un alibi per i partecipanti: una
prospettiva a senso unico che avrebbe potuto chiudere in un vicolo cielo e del
tutto autorefenziale la dimensione della mutualità.
Alberto Picci