08/01/2012
I fratelli Leonardo e Leticia Freitas.
Sotto il tendone allestito nella Fortezza medicea di Siena, Leonardo e Leticia volteggiano aggrappati ai tessuti aerei. Sorridono radiosi al pubblico, mentre compongono armoniosi e sicuri le loro acrobazie di coppia, affiatati come solo un fratello e una sorella sanno esserlo. I due giovani artisti - 14 anni lui e 13 lei - arrivano dal Brasile, Rio de Janeiro. Entrambi fanno parte della scuola di circo sociale Crescer e viver di Rio, uno spazio di aggregazione e di formazione giovanile che sviluppa la creatività e le abilità dell'arte circense come mezzo di recupero, educazione e inclusione sociale per i bambini e gli adolescenti che vivono in condizioni di disagio socio-economico e familiare. Crescer e viver sorge in un punto centrale tra le favelas di Rio: al circo sociale confluiscono i ragazzini delle enormi e popolose baraccopoli della città
brasiliana.
Leonardo e Leticia hanno cominciato a frequentare la scuola di circo alcuni anni fa. «Vivevamo in un'altra cittadina non lontana da Rio», raccontano i due ragazzi, «andavamo alla scuola di circo due volte a settimana, dopo la scuola. Ma per arrivare là impiegavamo anche due-tre ore ad andare e altrettante a tornare, a seconda del traffico. Un impegno enorme». Ma la passione per le acrobazie veniva prima di tutto. «Per permetterci di continuare la scuola circense la nostra famiglia ha deciso di trasferirsi a vivere a Rio. Oggi nostro padre lavora in un supermercato nella capitale e nostra madre lavora nelle pulizie e anche come cameriera».
I due fratelli brasiliani sono arrivati a Siena per partecipare, dal 5 all'8 gennaio, a Circomondo, il primo festival internazionale di circo sociale, organizzato dall'associazione di volontariato e cooperazione Carretera central e il Comitato provinciale dell'Arci di Siena, con il sostegno di altri enti e fondazioni. Protagonisti sono stati tredici giovani artisti, dagli 11 ai 23 anni, provenienti da cinque scuole di circo sociale di vari Paesi: due di Napoli, una palestinese, una brasiliana e una argentina.
Oltre agli spettacoli circensi, il festival ha proposto un programma di conferenze, proiezioni di film e documentari e laboratori sul tema della condizione dell'infanzia in Italia e nei Paesi del Sud del mondo. L'idea di Circomondo è nata dall'esperienza maturata da Carretera central tra i circhi sociali in Brasile, a Cuba e in altri Paesi del mondo, collaborando a progetti per il recupero dei bambini di strada e la protezione dei diritti dell'infanzia.
Il circo sociale è nato negli Stati Uniti negli anni Venti,
grazie all'intuizione di un sacerdote del Nebraska, padre Flanagan, che
comprese le potenzialità di questa particolare espressione artistica,
fatta di libertà e di fantasia, di invenzione e di grande abilità
fisica, come strumento per sviluppare nei ragazzi l'autostima, la sicurezza e la fiducia in se
stessi, la disciplina e il rispetto delle regole. Da allora l'arte circense come metodologia educativa alternativa
si è sviluppata in tutto il mondo. A Siena, i 13 giovani artisti si
sono incontrati e, tutti insieme, hanno dato vita, nel giro di pochi
giorni, a uno spettacolo multiculturale - con la regia di Martina
Favilla - nel quale ognuno di loro ha mostrato ciò che sa fare e ha
collaborato con gli altri per realizzare numeri di clownerie,
equilibrismo, giocoleria e acrobatica, tutti incentrati sul tema del
viaggio.
Ahmad Naser, della Palestinian circus school.
Giocolieri e clown per le strade della Cisgiordania
«Il circo è il mezzo migliore per aiutare i ragazzini della Cisgiordania», spiega Shadi Zmorrod, attore e regista teatrale, fondatore nel 2006 della Palestinian circus school, con sede a Bir Zeit, a 10 chilometri da Ramallah. «Per i ragazzi le acrobazie, la giocoleria, il trapezio rappresentano una sfida positiva. I giovani palestinesi vivono una situazione di violenza quotidiana, crescono sviluppando energia negativa, che il circo, però, è capace di trasformare in energia positiva. Quando abbiamo cominciato a lavorare nei campi profughi i bambini erano violenti, si picchiavano, erano ingestibili. Nel giro di poco tempo hanno imparato a dire grazie, a compiere gesti educati, a rispettarsi tra di loro. L'arte circense è fatta di libertà perché ognuno fa ciò per cui si sente più portato, insegna la collaborazione, il lavoro di squadra, ti impone di lavorare sodo, sviluppa l'equilibrio, la coordinazione e la conoscenza di sé. Per un acrobata è fondamentale avere il controllo del proprio corpo. E lo è anche per questi ragazzi».
Lo è stato per Ahmad, che ha quasi 21 anni e, alcuni anni fa, ha abbandonato il taekwondo per buttarsi anima e corpo nel circo: prima non sapeva neppure trattare le ragazze; adesso ha imparato cosa vuol dire il rispetto degli altri. E lo è stato certamente anche per Abu Sakhra, 20 anni: quando era un bambino ha lanciato un sasso contro i soldati israeliani. Un gesto che gli è costato caro: quando aveva 17 anni è stato arrestato e ha passato un mese in un carcere israeliano. Oggi ad Abu Sakhra è vietato entrare a Gerusalemme. Nello spettacolo a Siena ha voluto usare palline e birilli da giocoliere per rappresentare a modo suo, con ironia mista ad amarezza, le tappe fondamentali della storia palestinese dal 1948 fino a oggi.
Leonela Maggisano e Ariel Barbosa.
Napoli, dai trampoli ai rifiuti
Altro momento forte dello spettacolo di Circomondo, con un richiamo esplicito all'attualità, è stata la rappresentazione sui trampoli del problema dei rifiuti a Napoli, messo in scena dai giovani artisti partenopei. «Nei nostri spettacoli c'è sempre, necessariamente, il riferimento alla realtà sociale nella quale i ragazzi vivono», spiega
Giovanni Savino, presidente della cooperativa
Il tappeto di Iqbal, che opera nel quartiere di Barra a Napoli e usa la metodologia del circo per recuperare i ragazzini di strada, i baby-criminali, strappandoli alla delinquenza e alla camorra.
«Barra fa parte della municipalità napoletana con il numero più elevato di bambini al di sotto dei 15 anni e un tasso altissimo di abusi sessuali sui minori, dispersione scolastica e sfruttamento del lavoro minorile. Da alcuni anni sviluppiamo il circo sociale partendo dall'arte della trampoleria: i ragazzi che seguiamo vivono nell'illegalità, sfidano la polizia e le istituzioni con le pistole. Non potremmo mai attirarli proponendo loro dei semplici giochi. I trampoli, invece, rappresentano una sfida e comportano una certa dose di pericolo, quello che loro vivono ogni giorno; ma, una volta che sono saliti, nei ragazzi emerge anche una dose di paura, che li riporta alla dimensione perduta dell'infanzia, perché si redono conto che, se arrampicarsi è stato facile, per rimanere in piedi hanno bisogno di appoggiarsi a qualcuno, di fidarsi e di affidarsi all'altro, perché da soli non possono farcela».
Martina Favilla, regista di Circomondo.
Per molti giovani artisti il circo rappresenta una speranza concreta per il futuro: le scuole circensi, infatti, spesso prevedono anche programmi di formazione avanzata per i ragazzi che, una volta apprese le basi dell'arte, aspirano al circo professionale. Come Leonela, 22enne argentina con origini italiane, che frequenta il corso di formazione avanzata del Circo social del Sur di Buenos Aires. Fare del circo il suo mestiere è il sogno di Ahmad che, al di fuori della scuola circense, si arrangia con qualche lavoretto, e dei ragazzini napoletani di Scampia, ai quali la Scuola di Circo Corsaro ha offerto un'alternativa alla delinquenza e alla strada. Ed è la certezza di Leticia, che quando pensa al futuro si illumina in viso e afferma sicura: «Un giorno diventerò una grandissima acrobata».
Giulia Cerqueti