13/11/2011
Foto: Focsiv.it.
Sono stati 7.200 nel 2010. Aumentano: nel 2001 erano 4.432 e nel 2006, anno in cui fu rilevato un significativo balzo in avanti, erano 6.156. Parliamo degli operatori
della cooperazione che svolgono il loro “mestiere
difficile” con le associazioni e le Ong in progetti di
sviluppo e di aiuto umanitario.
Oggi, sono più donne che
uomini (il 2010 è stato l'anno del sorpasso). Coprono tutte le fasce di età, dai 19 ai 60 anni, e anche oltre. Vanno soprattutto in Africa, ma le presenze in Asia sono in crescita e si registra una presenza significativa anche all’interno dell’Europa stessa: complessivamente in 116 Paesi c'è almeno un operatore italiano. Hanno contratti che
vanno da pochi giorni a più anni. Sono esperti in settori estremamente specialistici,
coordinatori, tecnici, amministratori, logisti, stagisti e
volontari.
Foto: Focsiv.it.
Per la terza volta la Siscos, l’organismo che offre le coperture assicurative per gran parte degli operatori delle Ong di solidarietà internazionale, ne analizza le caratteristiche. Nonostante la pesante crisi della cooperazione italiana,
lavorare con le Ong si può ancora, grazie soprattutto alla loro credibilità
presso i donatori internazionale, che ne apprezzano l’operato. Ma qual è il pericolo maggiore in
cui incorrono gli operatori delle Ong? Quelli legati alle guerre e alle
situazioni di instabilità sociale e politica? La malaria? No, in assoluto il principale rischio, talvolta purtroppo con esiti mortali, è
costituito dagli incidenti stradali.
Foto: Focsiv.it.
Quest’anno oltre ai
consueti dati statistici, nel dossier Un mestiere difficile, cooperazione internazionale, lavorare con le Ong, sono stati inseriti alcuni capitoli che
analizzano i sinistri e le malattie che hanno colpito negli anni agli operatori
che lavorano all’estero, allo scopo dichiarato di presentare
un “manuale sanitario”, in grado di
fornire i consigli utili per prevenire al massimo gli nfortuni o l'insorgere di patologie.
Alberto Chiara