30/05/2010
Immigrati in una via dell'Italia centrale (foto Ansa).
La crisi economica ha colpito i lavoratori stranieri in misura maggiore rispetto ai loro colleghi italiani. E, come se non bastasse, la congiuntura negativa ha messo fine a quel progressivo miglioramento che, a partire da inizio millennio, aveva caratterizzato le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati nel nostro Paese. “I dati dell'Istat relativi al quarto trimestre 2009 sono drammatici e indicano un peggioramento molto netto nella condizione lavorativa degli stranieri”, spiega Laura Zanfrini, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica di Milano e responsabile del settore Lavoro dell’Istituto per gli studi sulla multietnicità (Ismu).
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, infatti, gli ultimi tre mesi dello scorso anno hanno registrato, per la quarta volta consecutiva, un aumento del tasso di disoccupazione degli immigrati, passato dall’8,8% del quarto trimestre del 2008 al 12,6% dell’analogo periodo 2009. Sempre nel quarto trimestre 2009 quello degli italiani è dell’8,2 per cento: su base annua aumenta di poco più di un punto percentuale.
Il problema è che nel nostro Paese i lavoratori stranieri “sono concentrati nei settori più esposti alla congiuntura”, chiarisce Zanfrini. Sono molti, infatti, gli immigrati occupati in edilizia e nell’industria manifatturiera così come nelle piccole imprese “che in questa recessione sono state particolarmente colpite”. Per non parlare degli imprenditori stranieri, che “molto spesso erano titolari di imprese deboli” e “quindi estremamente esposti alla crisi”.
Il peggioramento nelle condizioni di vita degli immigrati non si esaurisce, però, nel “deterioramento dei progressi occupazionali”. “È tornato in auge”, avverte la sociologa, “il problema delle discriminazioni nelle assunzioni”, che va di pari passo con “un significativo restringimento delle possibilità di ingresso legale in Italia”. Da qui la necessità di una particolare attenzione per i mesi che verranno: perché, se “discriminati e pagati meno”, i lavoratori stranieri rischiano di generare una vera e propria “guerra tra poveri” e creare un pericoloso effetto di “dumping sociale”. Dello stesso avviso anche Lorenzo Todeschini, presidente dell’Anolf Lombardia, che mette in guardia rispetto al pericolo di scatenare una concorrenza “dal basso”. “Il problema è che i lavoratori stranieri sono più ricattabili – commenta – e quindi più flessibili e più disponibili a lavorare a qualsiasi condizione”.
Antonella Patete - Redattore sociale