12/12/2011
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Poteva capitare d’aver vinto una somma al lotto o semplicemente d’essere
felice per una risposta positiva a lungo agognata e finalmente giunta, oppure
perché aveva trovato soluzione una situazione intricata... Per qualcuno era
semplicemente un’abitudine. Un’usanza tutta napoletana. Una persona entrava
nel bar, chiedeva un caffè e ne pagava due, uno per sé e l’altro per uno
sconosciuto che nella giornata si sarebbe affacciato chiedendo: «C’è un
caffè sospeso?». Un gesto semplice, non elemosina ma condivisione.
Un
gruppo di napoletani ha ripreso questa tradizione e l’ha riproposta su
vasta scala chiedendo anche l’adesione di persone note come il sindaco
Luigi de Magistris, Erri De Luca, Alex Zanotelli, Franca Rame... «Mi
associo all’offerta di un caffè sospeso», ha scritto Erri De Luca, «per
il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in
caldo a ritirarlo quando vuole».
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Il gruppo del “caffè sospeso”
propone questa pratica in tutta Italia. Penso al Royal Cafè di Lampedusa
in cui molti migranti hanno trovato un minimo di conforto grazie
ai giornalisti e ai lampedusani che hanno lasciato un caffè
sospeso durante i giorni di maggior afflusso di stranieri. Il 10
dicembre scorso, Giornata mondiale dei diritti umani, si è celebrata anche
la Giornata del caffè sospeso. E adesso la pratica si allarga a
macchia d’olio. Sette festival culturali italiani si sono stretti attorno
alla pratica del caffè e hanno iniziato a scambiarsi idee,
informazioni, esperienze, pratiche e altro... perché in questo tempo di tagli
alla cultura è fondamentale sopravvivere e addirittura crescere insieme.
don Tonio Dell'Olio (Libera, Mosaico di pace)