Una grande famiglia "italo-ugandese"

Il racconto di un'intera famiglia di Bologna che, attraverso il programma di Sostegno a distanza Avsi, aiuta da 5 anni una famiglia ugandese

13/06/2013

Oggi John Bosco è un ragazzo ugandese di 17 anni della città di Hoima. Fino a qualche anno fa, la sua storia assomigliava a quella di tanti altri suoi coetanei in un Paese martoriato dal flagello dell'Hiv: nonostante i notevoli progressi nella prevenzione compiuti negli ultimi vent'anni, si stima che il numero dei sieropositivi nel 2012 in Uganda ammontasse ancora a circa 2 milioni.

Il padre di John era morto di Aids, sua madre Ngarosa è sieropositiva. Una famiglia numerosa e povera, che a stento sopravviveva grazie a una misera agricoltura di sussistenza. Impossibilitata a pagarsi le cure mediche, Ngarosa si rivolse al Meeting Point, l'associazione fondata da Rose Busingye che presta assistenza, sia medica sia nel campo della formazione professionale, a migliaia di donne ugandesi. A questo punto la storia di John Bosco e della sua famiglia è giunta a un punto di svolta e incrocerà la traiettoria di un'altra famiglia, che abita in una città a migliaia di chilometri di distanza, Bologna.

Mamma Valeria, Giuliano e Giorgia durante una raccolta fondi per il Sostegno a distanza ©Fondazione Avsi
Mamma Valeria, Giuliano e Giorgia durante una raccolta fondi per il Sostegno a distanza ©Fondazione Avsi

"Perché ci sono tanti bambini poveri in Africa?". Ci sono genitori che, di fronte alla domanda scomoda di un figlio piccolo, preferiscono glissare, inventare risposte fantasiose, addolcire la pillola se non addirittura far finta di niente. Altri genitori, invece, guardano negli occhi i propri figli, quando sono messi in difficoltà da una domanda scomoda, e capiscono immediatamente che a una domanda scomoda si può dare una risposta sincera, anche a un bambino di 7 anni.

Oggi Giuliano ha 12 anni, vive a Bologna, è un ragazzino come tanti. Almeno in apparenza, perché Giuliano è sempre stato un bambino curioso, intelligente e generoso. Cinque anni fa, dopo aver visto in Tv le immagini toccanti di bambini africani in una condizione di estrema povertà, non si limita a chiedere ai suoi genitori Diego e Valeria perché quei bambini africani siano così poveri. Giuliano invece chiede ai genitori: "Non possiamo fare nulla per loro?". Valeria e Diego gli propongono allora di prendere parte al Programma di Sostegno a distanza della Fondazione Avsi.

È a questo punto che le vite di John Bosco a Hoima, in Uganda, e di Giuliano in Italia, a Bologna, entrano in contatto. Attraverso il Meeting Point di Hoima, a cui si è rivolta sua madre Ngarosa e che è uno dei partner locali in Uganda della Fondazione Avsi, John Bosco viene inserito nel Programma di Sostegno a distanza e viene affidato a Giuliano.

Fin da subito Giuliano ha preso con serietà l'impegno di raccogliere ogni anno la cifra necessaria per il sostegno di John Bosco, il suo "fratello" a distanza. Giuliano allestisce una bancarella al Mercatino per bambini organizzato ogni anno dall'Antognano al Parco Montagnola. In vendita, oggetti e disegni realizzati da Giuliano con l'aiuto di papà Diego, mamma Valeria e anche della sorellina Giorgia, di 6 anni più piccola, che partecipa alla raccolta fondi con un entusiasmo e una dedizione pari a quella di suo fratello.

Ogni anno, un paio di mesi prima del Mercatino, tutta la famiglia riunita dedica qualche sera alla realizzazione degli oggetti per la vendita benefica. Poi saranno Giuliano e Giorgia a fermare i passanti e spiegare loro la ragione della raccolta fondi. Se la vendita benefica non è sufficiente a coprire i costi del sostegno a distanza, ci pensano mamma Valeria e papà Diego a coprire la differenza.

Il Meeting Point di Hoima, Uganda
Il Meeting Point di Hoima, Uganda

Grazie al Programma di Sostegno a distanza Avsi, John Bosco ha potuto ricevere un'istruzione, cure sanitarie, sostegno alimentare e il supporto costante di un assistente sociale. Nel corso degli anni, inoltre, John ha mantenuto un rapporto stretto con la famiglia italiana che lo sostiene. Lettere, foto, disegni che hanno fatto diventare John un membro di quella famiglia italiana lontana.

A Giuliano e alla sua famiglia arrivano aggiornamenti periodici, scritti dall'assistente sociale. Da uno di questi aggiornamenti, Giuliano apprende che Immaculate, la nipotina di John Bosco, è nata con una gamba in necrosi che si è dovuto amputare. Per questa ragione il padre ha abbandonato al loro destino Juliet, la sorella di John, e la piccola Immaculate. Juliet non ha i mezzi per pagare una protesi alla bambina, quindi la piccola Immaculate non può camminare.

Per Diego, Valeria, Giuliano e Giorgia è una notizia dolorosa che li colpisce nel profondo, come se si trattasse di una disgrazia capitata a un familiare. Perciò decidono di attivare un secondo sostegno a distanza, che aiuti Immaculate a crescere, curarsi e istruirsi. Il sostegno della "sua" famiglia bolognese ha permesso a Immaculate di ottenere una gamba artificiale, periodicamente modificata e sostituita per seguire la crescita della bambina.

Quando è arrivata a Bologna la lettera con l'ultimo aggioramento in ordine di tempo proveniente dall'Uganda, Diego, Valeria, Giuliano e Giorgia hanno riso di gioia: guardavano la foto di una bambina ugandese che si chiama Immacolate e che, grazie al sostegno della sua famiglia a distanza, ora riesce a stare in piedi e ha cominciato a muovere i primi passi.

Francesco Rosati
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