29/05/2011
Più di un italiano su quattro fa parte di una rete informale: in qualità di
amico, parente, collega, vicino di casa si mette a disposizione di altre persone
bisognose di aiuto. Per un totale di 3 miliardi di ore all’anno. È questo il
vero welfare italiano, fotografato dall’Istat nel suo Rapporto annuale sulla
situazione del Paese. È il volto di un’Italia che si riscopre solidale e che
trova nelle reti familiari e amicali una vera e propria àncora di salvezza. Si tratta di
oltre 14 milioni di persone, chiamate “caregiver”, ovvero coloro che si prendono a cuore qualcun altro, insomma buoni samaritani che senza tante smancerie si preoccupano e aiutano il prossimo. Rispetto al 1983, il loro numero è in crescita. Allora, i "caregiver" erano il 20,8 per cento della popolazione italiana; oggi sono il 26,8 per cento.
Il merito di questo aumento è
dovuto a più fattori, tutti comunque strettamente riconducibili alle profonde
trasformazioni demografiche che hanno interessato il Paese negli ultimi anni. Ma
dipende anche dai criteri usati dall’Istat per definire il “caregiver”: solo le
persone che non vivono nella stessa abitazione della famiglia che riceve aiuto.
Poiché i nuclei familiari sono diventati sempre più piccoli, con al massimo due
generazioni conviventi sotto lo stesso tetto, ne risulta che una nonna che offre il proprio appoggio dall'esterno (ad esempio accompagnando i nipoti a scuola o preparando loro pranzo) rientra a pieno titolo nei "caregiver", anche se il suo lavoro di
assistenza non è cambiato rispetto al passato.
Un altro motivo dell’aumento sta
nel maggior numero di anziani in buona salute, che diventano risorsa attiva per
la famiglia di riferimento e sempre più spesso per l’intera comunità. Lo
dimostrano, ancora una volta, i dati: l’Istat riferisce di un significativo
aumento dell’età media dei "caregiver", passata dai 43,2 anni del 1983 ai 50,1 del
2009. Il terzo motivo è l’ingresso della donna nel mercato del lavoro, che ha
costretto le famiglie a pensare soluzioni alternative soprattutto per
l’assistenza ai bambini, richiedendo sempre più spesso un aiuto esterno. In ogni
caso, crescendo il numero di caregiver cala, parallelamente, il numero di ore
impiegate da ciascuno di essi: da 26,4 a 21,8 ore al mese per gli uomini, da
37,3 a 31,2 ore per le donne in 10 anni.
Questa vasta rete solidale non riesce però a dare risposte sufficienti ai
bisogni crescenti: difficoltà economiche, “grandi anziani” spesso non
autosufficienti da accudire, figli da gestire sono ancora appannaggio della
donna, costretta a far fronte a un carico di cura che l’Istat definisce
“insostenibile”. Questo “pilastro delle reti di aiuto”, come viene definito nel
rapporto, da solo fornisce i due terzi di tutto l’aiuto informale, con 2,2
miliardi di ore sul totale di 3 miliardi. Si prenda ad esempio una 55enne-tipo
di oggi: nonna, madre, lavoratrice, con i genitori in vita da accudire, i
nipotini cui badare, i figli da aiutare. È tutto sulle sue spalle e ci sono meno
persone nella rete di parentela su cui contare rispetto alla generazione che
l’ha preceduta. Tutte queste difficoltà sono probabilmente alla base del
rapporto - solo apparentemente paradossale - tra incremento dei "caregiver" e calo
delle famiglie aiutate (dal 23,3 per cento del 1983 al 16,9 per cento del 2009). Una stessa
famiglia, infatti, necessita del sostegno di più persone per far fronte a tutte
le incombenze. Ma il calo dei beneficiari può essere spiegato anche dal fatto
che, soprattutto nelle regioni del Nord maggiormente benestanti, alla rete
informale si è sostituto il servizio pubblico o quello
privato.
Sale il numero delle
famiglie sostenute economicamente dalla rete informale: sono il 20,6 per cento (18,9 per cento nel
1998, con forte incremento dal 2003 quando erano 16,8 per cento): un segno delle
crescenti difficoltà a far quadrare i bilanci domestici. I destinatari sono
perlopiù persone disoccupate (67 per cento), con madre sola casalinga (42,7 per cento), ma
aumentano significativamente gli aiuti ai giovani: dal 24 per cento a 29 per cento per famiglie
con capofamiglia tra 25 e 39 anni.
Se la voce “assistenza agli anziani” incide molto sul carico di cura della
donna, non è comunque la più onerosa. L’Istat infatti riferisce che è cambiata
la distribuzione delle ore di assistenza: prima di tutto vengono i bambini. Le
ore dedicate ai minori aumentano del 50 per cento dal 1998 al 2009, arrivando a 1
miliardo e 322 milioni e coinvolgendo 4 milioni di "caregiver". Non solo: il 40,2 per cento
degli aiuti informali in un anno è rivolto a bambini, soprattutto al
Centro e al Nord. Al contrario, cala il tempo per l’assistenza agli adulti, per
attività domestiche e prestazioni sanitarie. Nel 2009 il 36,7 per cento delle famiglie
con bambino di età inferiore ai 14 anni è stata raggiunta da aiuti informali,
pubblici o privati (nel 1998 erano il 30,5 per cento). Di queste, il 26,6 per cento riceve aiuto
dalla rete informale (+6 per cento in 10 anni). Nel 2009 3,7 milioni di bambini
sono stati affidati a un adulto almeno una volta a settimana (47,4 per cento del totale).
Nel 75,7 per cento dei casi le figure di riferimento sono i nonni, e soprattutto le
nonne, che in Italia sono 4 milioni e 200 mila. Ancora: il 12 per cento delle famiglie
con bambini riceve aiuti di tipo economico, con un netto aumento rispetto al
5,5 per cento del 1998, specialmente per l’assegno di maternità e quello per il terzo
figlio. Di contro, il numero di famiglie con anziani che ha avuto un aiuto di
qualche tipo si ferma al 29,2 per cento. Anche in questo caso incide molto il ricorso ai
servizi pubblici o privati, ma ci sono anche 651 mila anziani gravemente
limitati nello svolgimento delle attività quotidiane che non ricevono aiuti di
nessun tipo.
Anche il mondo del
volontariato fa la sua parte, rappresentando il 6,6 per cento dei "caregiver": è in calo
rispetto al 2003, quando era al 7,9 per cento, ma in crescita rispetto al 1998 (5,6 per cento).
L’attività dei volontari assorbe il 5,5 per cento delle ore fornite in un anno e l’aiuto
più frequente è quello economico: questa voce ha subito un netto incremento
rispetto a dieci anni fa. Dal 4,6 per cento del 1998 si è arrivati nel 21 per cento sul totale
degli aiuti. Importante resta il ruolo di compagnia (17,2 per cento), di assistenza ai
bambini (15,3 per cento) e agli adulti (12,3 per cento).
RedattoreSociale.it