17/10/2012
Nuova epidemia in Asia: la febbre
da crescita. Il Rapporto "Standing their ground" (qui disponibile in inglese in versione integrale) diffuso da Amnesty mette sotto accusa i funzionari
amministrativi locali cinesi che, in perenne ricerca di denaro per alimentare
progetti di sviluppo del territorio come strade, industrie e complessi
residenziali e guadagnare stima e riconoscenza da parte degli alti vertici del
partito comunista, sono disposti a tutto. In Cina, negli ultimi due anni, si è
registrato un aumento consistente degli sgomberi forzati per mano delle
autorità locali stritolate da debiti contratti con le banche. Il meccanismo è semplice: si sequestra indebitamente
la casa a famiglie inermi per rivendere i terreni. Chi si oppone è vittima di
pestaggi, intimidazioni, arresti e, nei casi più gravi, di uccisioni in pena
regola. Ogni infrastruttura che contribuisce alla crescita del colosso cinese
significa, per il funzionario che è riuscito a portarla a termine, un
avanzamento di carriera. «Le autorita’ cinesi - si legge nel rapporto-appello di
Amnesty - devono fermare immediatamente tutti gli sgomberi forzati e porre fine
alle politiche di incentivi, sgravi fiscali e promozioni di carriera che
incoraggiano i funzionari locali a portare avanti queste pratiche illegali».
Sembra incredibile, ma dei quaranta casi presi in esame da Amnesty, ben nove si
sono conclusi con la morte di chi ha provato a protestare o a opporre
resistenza. Anche chi accetta le condizioni di sgombero però è fortemente
penalizzato: l'obbligo sancito dal diritto internazionale di mettere a
disposizione delle famiglie costrette ad abbandonare la propria casa per un
sequestro forzato un'abitazione alternativa è largamente disatteso e chi, messo
alle strette, firma accordi di vendita lo fa alle condizioni imposte dalle
autorità e dunque con indennizzi ben al di sotto del valore reale degli
immobili espropriati. Ma il quadro dipinto dal Rapporto da Amnesty, se
possibile, è ancora più terrificante: per preparare il terreno allo sgombero, i
funzionari ordinano di togliere la fornitura di servizi di prima necessità come
acqua e riscaldamento così da mettere in ginocchio la comunità e vincere più
facilmente le resistenze. Per chi comunque non vuole piegarsi alle imposizioni
che vengono dall'alto, c'è sempre pronto il piano B: criminali mercenari
ingaggiati per l'occasione armati di bastoni e coltelli. La giustizia, tanto, non farà mail il suo corso. «Il 18 aprile 2011,
alcune centinaia di uomini hanno fatto irruzione nel villaggio di Lichang,
nella provincia dello Jiangsu, attaccando i contadini. Una ventina di donne
sono state picchiate. Il 15 giugno 2011 la polizia di Wengchang, nella
provincia del Sichuan, ha preso in ostaggio un neonato di 20 mesi e non lo ha
rilasciato fino a quando la madre non ha messo la firma su un ordine di
sgombero. Sempre nel maggio 2011 a Hexia, nella provincia dello Jiangxi,
una donna e’ stata picchiata e sottoposta a sterilizzazione forzata – un atto
di tortura, secondo Amnesty International - dopo che aveva presentato un
reclamo contro lo sgombero forzato di cui era stata vittima. Le persone che l’avevano
accompagnata sono state picchiate»: la lista degli atti criminali disposti
dalle autorità è lunga, ma a farne le spese, per ora, sono solo le vittime
stesse degli sgomberi.
Alberto Picci