In Somalia si uccide il futuro

L'omicidio di Khadija Abdi Yarow, cooperante del COSV che si occupava di scolarizzazione nei campi profughi di Mogadiscio, riaccende i riflettori sulla crisi umanitaria somala

30/05/2013

Sabato scorso Khadija Abdi Yarow si stava recando in macchina verso la Zona K di Mogadiscio, dove vivono oltre 120 mila sfollati vittime della ventennale crisi umanitaria in Somalia.

In quel conglomerato di baracche fatiscenti, COSV (Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario) sostiene cinque scuole elementari temporanee per garantire il diritto all'istruzione a 2.210 bambini che non hanno mai avuto niente.

Khadijia era responsabile didattica del progetto e, sabato scorso, la attendeva una visita di supervisione nella Zona K quando è scoppiato un conflitto a fuoco. La sua macchina è stata investita dalla sparatoria. Khadijia è spirata poco dopo essere stata trasportata in gravissime condizioni in uno dei pochi ospedali che, in Somalia, sono attrezzati per la chirurgia d'urgenza. Aveva 32 anni.

Negli ultimi 20 anni i continui conflitti intestini, le calamità naturali e le carestie hanno fatto precipitare la Somalia in una situazione di crisi umanitaria permanente. Come in ogni conflitto che coinvolge la popolazione civile, i soggetti più vulnerabili sono i primi a essere colpiti.

La guerra ha avuto un effetto devastante, tra gli altri, sul sistema educativo: in Somalia solo il 30 per cento dei bambini in età scolare risulta iscritto alle scuole primarie. Nella parte meridionale del Paese, colpita ancor più duramente dal conflitto, la percentuale scende al 22%.

Con il riacutizzarsi dell'instabilità nel 2012 e il conseguente spostamento forzato della popolazione, il tasso di abbandono scolastico si è aggravato: oggi solo il 15 per cento dei minori frequenta la scuola, il 78 per cento dei minori tra i 5 e i 17 anni smette di studiare.

Khadija era fermamente convinta che ripartire dai bambini, garantire loro il diritto basilare all'istruzione – e quindi il diritto a costruirsi un futuro – fosse l'unica strada percorribile per lasciarsi alle spalle violenze e sopraffazioni.

Per questa ragione Khadijia si era impegnata attivamente nel progetto di COSV, cha ha allestito cinque scuole temporanee all'interno dei campi profughi di Madag, Madba, Maryama, Hersi Ruug e Kabba, nella Zona K di Mogadiscio.

La vita nei campi profughi è particolarmente dura per i bambini. Spesso privi della protezione del nucleo familiare, sono esposti al rischio di subire abusi sessuali o di essere reclutati da bande armate.

Perciò il progetto COSV ha una finalità educativa nel senso più ampio del termine: non solo attività scolastiche in senso stretto, ma anche educazione sanitaria, interventi psico-sociali, momenti ricreativi e percorsi di peace building. Le scuole sono provviste di materiale educativo, offrono gratuitamente cibo agli alunni e servizi igienici separati per maschi e femmine. Grazie alle 5 cliniche mobili COSV nella Zona K, tutti gli studenti possono beneficiare di cure mediche gratuite.

Altrettanto importante l'attività informativa e di sensibilizzazione circa l'importanza dell'istruzione presso le comunità e le famiglie nei campi profughi. Gli stessi insegnanti partecipano a un percorso formativo e pedagogico e ricevono incentivi salariali, per garantire la massima qualità educativa.

Il perdurare della crisi non ha fatto altro che portare al limite un sistema che, in assenza di un intervento governativo, finora si era sostenuto grazie all'attività delle organizzazioni umanitarie e al mutuo aiuto delle comunità dei profughi.

Il ritorno alla pace si fa ancora più lontano per la Somalia
, quando un'intera generazione di bambini sta già rischiando concretamente di essere privata del diritto all'istruzione, che è la base non solo per un futuro più prospero economicamente: l'educazione della popolazione è, infatti, alla base di ogni società perché fornisce il senso di cittadinanza collettivo. E uccidere il futuro di questi bambini, sarebbe come uccidere una seconda volta Khadija Abdi Yarow.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.cosv.org

Francesco Rosati
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