31/07/2012
Nel mare magnum del Web africano
c'è una nuova piattaforma: ma questa volta non è preda di ricchi petrolieri in
cerca di un nuovo pozzo delle meraviglie, ma, se possibile è l'esatto opposto.
Un sito di e-commerce interamente improntato alla sostenibilità che
cooperative, organizzazioni impegnate in attività con finalità sociali, gruppi
di auto aiuto e piccole comunità possono utilizzare come "vetrina".
Si chiama Wavunow.com, è nato in Sudafrica e si rivolge a quella crescente
realtà di "buyers", compratori consapevoli che in ogni angolo del
mondo provano con le loro piccole grandi scelte quotidiane a uscire dalle
logiche consumistiche e della grande distribuzione. In pratica, collegandosi al
sito si possono acquistare prodotti dell'artigiano locale, da accessori a
giochi per bambini, da mobili a oggetti d'arte. Ma non solo: Wavunow.com è
soprattutto un'idea che, pur con tutti i suoi inevitabili limiti, intende
disegnare una "geografia" degli acquisti on line basata, quanto mai,
su un rapporto costante tra clienti e produttori. Come? Dando a chi compra, e
dunque in qualche modo dimostra interesse a sostenere un determinato progetto,
la possibilità di avere un quadro, una carta d'identità della sostenibilità
della cooperativa da cui provengono i prodotti acquistati e, in un momento
successivo, di seguire i progressi della cooperativa nei mesi successivi.
Al momento hanno aderito al
progetto "Dipeung coop", formatasi nel 2009 a Pretoria, che utilizza
materiali naturali o riciclati per creare opere d'arte: scopo neanche troppo
collaterale, creare nuove
opportunità di lavoro dando libero sfogo alla libera creatività di artisti
locali altrimenti costretti a un isolamento forzato o alla rinuncia alle
proprie velleità artistiche. Pezzo forte della collezione: i gioielli, ricavati
per lo più dal riutilizzo della palstica, di legno di seconda scelta, semi ecc.
Il destino della "Kwandwe
Kraft", per ora, è tutto nelle mani di una madre single che, per
mantenersi, ha creato una collezione di prodotti con cui i bambini possono
imparare a disegnare, colorare e decorare. L'ambizione è quella di dare lavoro
ad altre donne che vivono nelle aree rurali.
Le borse, le federe, i vestiti
della "Motsepe Embroidery" nascono invece dalle mani fatate che Maria
Mosepe ha ereditato dalla madre, straordinaria ricamatrice. Disoccupata, Maria
si è rimboccata le maniche e ha trasformato la passione in lavoro. I suoi
ricami sono ispirati agli usi, alla vita, alla natura dei villaggi tradizionali
sudafricani.
Per chiudere, la cooperativa Siyakhula doll: le quattro
donne che le hanno dato vita si dedicano anima e corpo alla realizzazione di
bambole di stoffa alte 35 centimetri pitturate a mano.
Alberto Picci