L'Europa raccomanda l'infanzia

"Rompere il circolo vizioso dello svantaggio sociale": la Commissione europea chiede agli Stati membri qualità e sostenibilità delle politiche sociali

06/03/2013

"Investire nell'infanzia: rompere il circolo vizioso dello svantaggio sociale": è il titolo della raccomandazione della Commissione europea per ri-orientare le politiche sociali degli Stati membri nella prospettiva di modernizzare i sistemi di protezione sociale all'insegna di efficacia, adeguatezza e sostenibilità. L'invito è chiaro: urgono investimenti sociali mirati che siano integrati in una politica basata sull'universalità dei diritti cos' da aumentare l'uguaglianza delle opportunità.


«È essenziale dedicare particolare attenzione ai bambini per elaborare un'economia della conoscenza sostenibile, efficace e competitiva - si legge nel testo - e una società equa tra le generazioni. La questione dell'adeguamento delle future pensioni dipende dal capitale umano di coloro che sono oggi bambini. Se non si provvederà a un riequilibrio, l'aumento della speranza di vita e la netta diminuzione della popolazione attiva potrebbero generare una struttura di spese sbilanciata verso prestazioni destinate alla vecchiaia, un aumento generale delle spese dello Stato e una riduzione delle risorse disponibili per i giovani e i bambini». 

All'interno della stessa nota si fa anche esplicito riferimento all'istruzione e all'assistenza di qualità come strumenti essenziali per evitare l'abbandono scolastico e migliorare i risultati, la salute, le prospettive di occupazione e la mobilità sociale. «Spezzare il circolo vizioso delle disuguaglianze da una generazione all'altra implica la necessità di mobilitare una serie di politiche, aiutando i bambini, ma anche le famiglie e le comunità. A tale scopo è opportuno prendere in considerazione contemporaneamente le prestazioni in denaro e le prestazioni in natura, la parità di accesso ad un'istruzione di qualità, la riduzione dell'abbandono scolastico, l'eliminazione della segregazione scolastica e del ricorso abusivo all'istruzione per alunni con esigenze speciali».   

Alberto Picci
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