07/04/2013
Il tempo fa la differenza: arrivare prima, per gli operatori di Fondazione Exodus che agiscono al fianco di don Mazzi, significa salvare le vite di adolescenti e teenager che incontrano la droga. Vittime, sempre più giovani, di dipendenze e abusi di sostanze di varia natura e origine che nascondono problemi complessi, legati alla sfera emotiva, emozionale, familiare.
Un intervento precoce è la strada più "sicura" per ottenere dei risultati concreti: infondere coraggio e restituire equilibrio a ragazzi abituati, fin da bambini, a vivere in bilico. E in disparte. In bilico tra ciò che è giusto e ciò che non lo è, tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere. In disparte rispetto a una "normalità" fatta, nella sua semplicità, di entusiasmo e leggerezza, stati d'animo che l'adolescenza, pur con i suoi ostacoli, dovrebbe portare in dote a chiunque.
Per questo i centri giovanili don Mazzi funzionano: la prevenzione passa dall'aggregazione, l'aggregazione dall'amore. Una processo di crescita per gradi, con dolcezza e fermezza, che restituisce ai beneficiari, ragazzi e famiglie, la sensazione inebriante di essere protagonisti, ancora, di nuovo, delle proprie vite.
«Per
qualsiasi società civile aiutare i giovani a crescere è un impegno
irrinunciabile - spiega don Mazzi.
Dopo tanti anni trascorsi in prima linea con i giovani posso dire, con convinzione,
che c’è bisogno di luoghi nuovi, dove i ragazzi da “puledri” abbiano la
possibilità di diventare “cavalli di razza"».
Dall'1 al 28 aprile è possibile donare 2 o 5 euro con un sms o una chiamata da rete fissa al 45509: nello specifico, il nuovo progetto di don Mazzi è il recupero architettonico di un immobile ormai da tempo abbandonato all'interno del Parco Lambro, la ex Capanna dello zio Tom, in cui verranno realizzati ambienti a misura di giovani. Uno spazio per il ristoro e una libreria con postazioni wi-fi, ma anche un'area dedicata alla musica con annessa sala prove insonorizzata e una predisposta per la registrazione. All'esterno, ovviamente, campi e campetti per lo sport.
Alberto Picci