L'Unicef dice basta alle spose bambine

"La mia vita, il mio diritto, la fine dei matrimoni precoci" è la campagna dell'Unicef per porre fine a una palese violazione dei diritti umani, fin troppo diffusa in tutto il mondo

14/03/2013

70 milioni di donne tra i 20 e i 24 anni d'età si sono sposate prima dei 18 anni in tutto il mondo, Cina esclusa. Di queste, 23 milioni si sono sposate ben prima di compiere addirittura 15 anni. A livello globale, 400 milioni di donne di età compresa tra 20 e 49 anni si sono sposate in minore età: il 40 per cento del totale.

Il matrimonio precoce, una palese violazione dei più elementari diritti umani, su cui ancora non esiste una consapevolezza diffusa a livello internazionale ma che, declinato nel caso individuale, certamente avrà conseguenze indelebili su ogni aspetto della vita di una bambina.

"I diritti di bambine e ragazze devono essere messe al centro dell'agenda per lo sviluppo", afferma Anju Malhotra, responsabile della sezione Genere e diritti dell'Unicef. "Le Nazioni Unite e i suoi partner stanno lavorando congiuntamente per mostrare gli incredibili progressi fatti e per evidenziare le sfide in corso". E proprio per richiamare l'attenzione su questo problema tristemente diffuso in molti Paesi del mondo e, soprattutto, per accelerare la scomparsa della pratica del matrimonio precoce, l'Unicef ha lanciato la campagna "La mia vita, il mio diritto, la fine dei matrimoni precoci".

Dal 2011 34 uffici Unicef hanno avviato una serie di progetti in tutto il mondo, in collaborazione con Governi, con altre agenzie Onu e Ong, per affrontare la pratica del matrimonio precoce attraverso riforme legislative e mutamenti sociali ed economici.

L'India è uno dei Paesi con il maggiori numero di ragazze sposate in età minore: nel 2006 l'attività dell'Unicef ha favorito l'approvazione del Child Marriage Prohibition Act: anche se a un ritmo ancora troppo lento, negli ultimi 15 anni si è scesi da un tasso di matrimoni precoci pari al 54% del 1992-93 al 43% del 2007-08, grazie a iniziative che si sono sviluppate in parallelo sia sul terreno legislativo, sia nel campo del sostegno alle comunità.

Generare consapevolezza sui diritti dell'infanzia all'interno delle comunità locali è stata la linea guida che finora ha dato i primi, buoni frutti in Bangladesh, Burkina Faso, Gibuti, Etiopia, India, Niger, Senegal e Somalia. Fornire una valida alternativa: in particolar modo, la scolarizzazione si è rivelata la più efficace forma di prevenzione.

Le spose bambine sono tra i soggetti più vulnerabili e meno tutelati delle comunità, costrette di frequente a una vita isolata da tutto e da tutti: dalla famiglia di origine, dall'istruzione, spesso anche dal resto della comunità.

"Il matrimonio precoce spesso comporta per la ragazza l'abbandono della scuola", conferma Anju Malhotra. "Dove la pratica è diffusa, sposare una bambina è parte di una serie di norme sociali e atteggiamenti che riflettono il basso valore dato ai diritti umani delle bambine".

Un altro aspetto scarsamente considerato, a questo proposito, è quello legato alle conseguenze – a volte mortali – di gravidanze precoci o indesiderate: tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni, alla gravidanza e al parto sono legati circa 50 mila decessi ogni anno. Una quota assai consistente della mortalità complessiva. Le ragazze tra 10 e 14 anni, inoltre, hanno una probabilità di morire durante la gravidanza o il parto cinque volte superiore rispetto a quelle tra i 20 e i 24 anni.

"Attraverso gli impegni globali, i movimenti della società civile, la legislazione e le iniziative individuali, le ragazze fioriranno in un ambiente sicuro e produttivo", è l'augurio di Anju Malhotra. "Dobbiamo accelerare i progressi e dedicare risorse affinché le ragazze possano rivendicare i propri diritti e realizzare il loro pieno potenziale".

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.unicef.it

Francesco Rosati
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