16/12/2011
Il manifesto dell'iniziativa veronese
Dopo il Banco alimentare ecco quello… editoriale. Nasce a Verona la prima “colletta culturale” d’Italia. Dal 16 al 18 dicembre il “Banco editoriale” permette ai cittadini di recarsi nelle nove librerie veronesi aderenti all'iniziativa per scegliere e acquistare il libro che «ha cambiato loro la vita» e donarlo in beneficenza.
L'iniziativa, senza fini di lucro, è nata dall'idea di un’associazione culturale composta da un gruppo di giovani veronesi uniti dalla passione per la lettura e i romanzi. “Tu che libro regaleresti a chi vorrebbe averne ma non può? Quello che ha cambiato la tua vita? Benissimo! Con il Banco Editoriale si può”. Questo lo slogan che campeggia nel sito dell’associazione (www.bancoeditoriale.org).
Il 16, 17 e 18 dicembre dalle 15 alle 19.30, le nove librerie aderenti all'iniziativa - Gheduzzi, Ghelfi e Barbato, Pagina 12, i due negozi delle Paoline, Bocù, Libreria Editrice Salesiana, Fede & Cultura e Rinascita - vedranno all’opera i 130 giovani volontari del Banco Editoriale. Si tratta di ragazze e ragazzi di alcuni istituti superiori veronesi (“Alle Stimmate” e “Seghetti”) che aiuteranno i partecipanti a scegliere ed acquistare il loro libro per destinarlo in beneficenza. I libri raccolti saranno poi catalogati e consegnati dagli stessi giovani volontari ai detenuti del carcere di Montorio, tramite la biblioteca del carcere, e agli ospiti delle case-famiglia dell'istituto Don Calabria.
Tra i sostenitori-testimonial del Banco Editoriale c’è il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, e il sindaco, Flavio Tosi, che il 17 dicembre alle ore 9 si recherà alla libreria Ghelfi e Barbato per scegliere e acquistare il libro che «gli ha cambiato la vita». “La cultura è tra gli elementi qualificanti di una comunità, ma ancora troppe persone restano lontane dalla lettura: ben il 53,2% degli italiani non legge nemmeno un libro in un anno nel tempo libero”, affermano gli ideatori dell’iniziativa. “Il primo Banco Editoriale d'Italia vuole sensibilizzare la società all'importanza della cultura soprattutto in contesti disagiati (le carceri e le case-famiglie per minori)”.
Alberto Laggia