31/07/2012
Cuciono abiti, ma è come se rammendassero le loro vite. Accade in Africa, ad Accra, capitale del Ghana. È qui che sta prendendo forma,
giorno dopo, l'ultima delle fortunate esperienze di franchising solidale nate
sull'onda del progetto Zyp, una formula studiata affinché le attività
imprenditoriali "affiliate", una volta avviate, si autoalimentino
senza bisogno di aiuti che provengano dall'esterno. Il meccanismo prevede che
siano i negozi stessi a generare mensilmente (mediamente 100 euro al mese)
fondi che servono a loro volta a sostenere altre realtà bisognose: se la rete
funziona, le attività produttive solidali aumentano e possono
espandersi.
A
metà strada tra la dimensione "profit" e quella "non
profit", Zyp guadagna sulle consegne pronte all'uso dei negozi,
rinunciando però ai guadagni successivi devolvendo interamente in solidarietà
le royalties generate dalla rete. Obiettivo finale, contribuire alla diffusione
di quella mentalità imprenditoriale che in molti Paesi in via di sviluppo
ancora latita per mancanza non solo e non tanto di fondi, quanto per
un'organizzazione difficoltosa. In altre parole, si è capito che molte attività
imprenditoriali, femminili soprattutto, facevano fatica a decollare e, anzi,
erano destinate a chiudere dopo pochi mesi dall'apertura per mancanza di
esperienza, di know how, nel progettare una crescita sostenibile dell'impresa.
In altre parole, dilettanti allo sbaraglio.
Da qui, l'idea ispirata dal premio Nobel per la pace 2006, Muhammad Yunus, di offrire tutta l'assistenza caratteristica di un franchising tradizionale per il sostegno a imprese capaci di generare posti di lavoro nel segno della solidarietà. Dopo Rwanda e Brasile è oggi dunque arrivato il turno del Ghana. Saranno inizialmente sei le giovani donne incluse nel progetto Zyp per la costruzione della sartoria solidale, tutte cresciute in contesti di profondo disagio e già facenti parte di un programma di recupero destinato alle ragazze di strada.
Il progetto Zyp sarà coordinato da Aidworld e vedrà il coinvolgimento diretto dell'organizzazione ghanese Street girl aid. Il punto vendita sarà pronto in brevissimo tempo, già a settembre potrebbero uscire i primi "capi", e sarà dotato di tutti gli utensili indispensabili per lanciare l'attività sartoriale, dalle macchine per cucire ai tavoli per il tagli. Ognuna delle ragazza lavorerà in modo autonomo, gestendo il proprio "portafoglio" clienti, imparando a conoscere gli aspetti amministrativi e burocratici che un'attività imprenditoriale richiede. Si è deciso che per ora il progetto duri un anno, ma sarà rinnovabile in base ai risultati ottenuti.
Alberto Picci