27/08/2012
Fiumi di sangue versato per una manifestazione. È quello che
è successo ad almeno 34 minatori sudafricani che, per un crudele scherzo del
destino, non sono morti a causa di un crollo o un incidente nelle miniere in
cui sono costretti a lavorare sottostando a condizioni di lavoro e di vita disumane, ma proprio nel
momento più "sicuro" in cui rivendicavano i loro diritti. La polizia,
infatti, ha aperto il fuoco contro i manifestanti e lo sciopero, in un baleno,
si è trasformato in una strage in cui hanno perso la vita anche
due agenti delle forze dell'ordine per un bilancio finale, seppur non ufficiale, di 44 vittime. Tutto questo è avvenuto lo scorso 16
agosto, quando i lavoratori impegnati nella miniera di platino di Marikana, nel
Nord Ovest del Paese, hanno indetto una protesta per accendere i riflettori sul
loro status, con salari bassissimi e un livello di insicurezza potenzialmente
mortale. Era della fine dell'apartheid che in Sudafrica non si registravano
incidenti di questa gravità e il governo, ora, non può più fare finta di niente
prima che la situazione sfugga di mano e la forza della rivolta diventi
dirompente. «Maggiori sforzi potrebbero essere compiuti per provvedere a una
migliore attuazione delle normative esistenti in favore dei minatori,
soprattutto quando ci sono in gioco la salute e la sicurezza dei lavoratori
stessi»: a sollevare la questione ci ha pensato anche Martin Hahn, espertodell'Ilo, International Labour Organization.
La sua analisi ha anche toccato concretamente i rischi a cui sono sottoposti i
minatori sudafricani individuando nella caduta dei sassi, nell'esposizione alle
polveri sottili e ad alte temperature, nel rumore e nell'inalazione dei fumi
gli interventi mirati su cui dare una sferzata nel rispetto delle leggi. È
ormai sotto gli occhi di tutti, infatti, che molti minatori soffrono più
facilmente di malattie, respiratorie e non, certamente collegate all'attività
lavorativa svolta, comprese la tubercolosi e la silicosi, potenziamente mortali
se non debitamente curate. A questi aspetti, già di per sé preoccupanti, se ne
aggiunge un altro relativo ai salari: perché se manager e ingegneri non si
lamentano, coloro che rischiano la vita infilandosi in cunicoli traballanti
ricevono stipendi troppo bassi rispetto ai minimi standard di equità. Ancora
Hahn: «Nonostante gli sforzi fatti dal Paese, c'è ancora molto da fare al fine
di creare un'indispensabile sicurezza preventiva e instillare una cultura della
salute diffusa in ogni singola miniera del Sudafrica così da ridurre a zero i
rischi». Due i dati che meritano comunque una considerazione: il primo, se nel
1984 i morti accertati nelle miniera sudafricane erano 774, nel 2010 si sono
registrati 128 decessi; il secondo, l'industria mineraria è in continua
espansione nel Paese per la richiesta senza tregua da tutto il mondo di materie
prime e si stima che in Sudafrica il 2,7% della popolazione economicamente
attiva è impegnata nel settore minerario.
Alberto Picci