29/01/2011
Foto di Francesca Remorini
La sua bottega è tutta racchiusa in una mountain bike, con due grosse sacche
laterali e una scritta nel portapacchi, su cui è inciso il suo nome. Il suo
talento sta, invece, tutto nelle sue mani. Milko è il barbiere di strada della
stazione Termini. Sessant’anni, di origine bulgara, ogni giorno sotto gli archi
di Porta San Lorenzo, di fronte l’ostello della Caritas, sistema il suo sgabello
in un angolo e al prezzo sociale di due euro taglia i capelli ai passanti. Con
tanto di bicchiere di vino rosso offerto dalla casa, se c’è fila e bisogna
aspettare. I suoi clienti vengono da tutte le parti del mondo, dal Bangladesh
alla Romania, al Marocco. Sono per lo più stranieri e ospiti dell’ostello ma, in
tempo di crisi, non è raro vedere in coda anche qualche italiano. «Prima o poi
tutti passano da qui», dice Milko, «arabi, cinesi, tedeschi. Qui mi conoscono
tutti e sanno che possono trovarmi al lavoro anche se è festa
nazionale».
Da dieci anni in Italia, come tanti dei suoi clienti, Milko
vive in strada, in una macchina parcheggiata in periferia. Ma della vita di un
tempo, assicura, non gli manca niente. «Venni in Italia a trovare un cugino»,
racconta, «poi decisi di restare. Avevo con me 30.000 dollari, ma col passare del
tempo i soldi diminuivano. Così un giorno mi sono seduto su una panchina e ho
cominciato a pensare alle cose che mi piaceva fare. E ho scelto questo mestiere,
facile, poco faticoso e che, soprattutto, mi permette di lavorare quando
voglio».
Fare il barbiere in strada è una scelta di libertà, tiene a
sottolineare, non un’alternativa dettata unicamente dalla necessità di tirare a
campare. «È il lavoro che mi è venuto a cercare- continua- perché io non cercavo
proprio niente». A Strago Zagora in Bulgaria, Milko era a capo di un’azienda di
ricambi meccanici. Ma con la caduta del regime comunista la sua impresa entrò in
crisi e fu costretta a chiudere. Così una volta in Italia decise di ripartire da
zero, cambiando vita e mestiere. Imparò a tagliare i capelli e da sette anni
alla stazione Termini porta avanti la sua piccola bottega a cielo aperto. Con
mano ferma e precisione da vero maestro della forbice, rifinisce le acconciature
dei clienti, mentre qualche turista si ferma incuriosito. Ad allietare la
clientela una musica balcanica di sottofondo, che proviene dalle casse montate
sulla bicicletta. Questa mountain bike stracolma di attrezzi: forbici, rasoi
tagliacapelli, pennelli e specchi manuali.
«Sono quattro anni che vengo
a tagliarmi i capelli da lui, perché certo non possono permettermi di spendere
quindici euro da un barbiere normale, visto che non sto lavorando», racconta
Michael, un muratore romeno, attualmente disoccupato a causa della crisi. Come
gli altri anche lui l’ha conosciuto grazie al passaparola. «Le voci girano
-racconta- abbiamo scoperto che c’era lui, che ti fa i capelli a poco e abbiamo
iniziato a venire. Poi è diventato un amico e ormai siamo sempre qua».
Milko,
invece, non ama parlare dei suoi clienti, né tantomeno raccontare a quante
persone fa i capelli ogni giorno. «Sono tanti», dice laconicamente, «mi danno due
euro, o quello che possono». E se qualcuno non può pagare non fa niente: «sarà
per la prossima volta». Ma in un normale sabato pomeriggio si possono contare
fino a otto persone in fila. Gente di tutte le età e di tutte le nazionalità.
Alcuni passano anche solo per fare due chiacchiere, sentire le sue storie e
passare una giornata insieme. Ma sono in tanti a rivolgersi a lui perché anche
andare dal barbiere è un lusso che non possono più permettersi.
Eleonora Camilli, Redattore sociale