03/04/2013
Quando papa Francesco ha varcato la soglia del carcere minorile di Casal del Marmo a Roma, giovedì scorso, ha compiuto un gesto doppiamente simbolico.
Il pontefice ha scelto di celebrare la Messa "in Coena Domini" del Giovedì Santo alla presenza dei giovani detenuti dell'istituto romano, incitandoli durante l'Omelia a non lasciarsi rubare la speranza.
È poi passato alla tradizionale cerimonia della lavanda dei piedi, con dodici giovani, così come Gesù fece con i suoi dodici discepoli. In questo modo, ha fatto sì che l'attenzione di cui era oggetto ricadesse anche sulla realtà carceraria minorile in Italia, confermando ulteriormente l'attenzione per gli ultimi che ha caratterizzato i primi passi del pontificato di papa Bergoglio.
Redattore Sociale ha colto l'occasione per pubblicare un breve report sulla giustizia minorile in Italia. Al 15 marzo 2013 sono 468 ragazzi e le ragazze dai 14 ai 18 anni d'età detenuti negli istituti penali italiani e duemila affidati alle comunità, dei quali 753 sono stranieri. Un dato leggeremente inferiore a quello complessivo del 2012 (508 detenuti) ma sostanzialmente in linea con i numeri dell'ultimo decennio.
Il 58,7 per cento dei detenuti è imputato per reati contro il patrimonio, l'11,7 per cento per violazione della legge sulle droghe, identica percentuale è rappresentata da reati contro la persona, mentre il 2 per cento per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. La sede carceraria con il più alto numero di presenze giornaliere è quella di Catania (63), seguita da Nisida in provincia di Napoli (circa 60), Milano (53) e Roma (46).
L'Istituto penale minorile "Cesare Beccaria" di Milano, a causa di lavori di ristrutturazione che si protraggono ormai da anni, ha visto ridursi la capienza da 80 a un massimo di 50 minori detenuti. Inoltre la sezione femminile è stata chiusa e trasferita a Pontremoli, in provincia di Massa e Carrara.
Anche la popolazione straniera del Beccaria si è trasformata: non più prevalentemente minori stranieri ‘non accompagnati’ ma sempre più giovani stranieri di seconda generazione. La permanenza media in
istituto risulta essere attorno ai 7,8 mesi.
Non ci sono più figure di
mediatori culturali fisse nell’istituto; i mediatori vengono eventualmente
chiamati in caso di necessità, ma a seguito
della suddetta trasformazione della popolazione detenuta, non si registravano particolari esigenze a detta della ex direttrice dell'istituto, trasferita recentemente ad altra struttura dopo un'ispezione ministeriale.
Comunque le attività scolastiche e
di formazione sono quotidiane e obbligatorie per tutti i ragazzi,
rispettando la normativa. Per i ragazzi stranieri sono previsti i corsi di
alfabetizzazione. Inoltre, nel rispetto alla
normativa del diritto allo studio, non sono presenti attività lavorative, a
parte il gruppo di piccole manutenzioni in borsa lavoro per i ragazzi con
gravi difficoltà economiche.
Il percorso educativo e formativo viene
accompagnato da incontri quotidiani con gli educatori ed è facilitato
dall’assegnazione fissa degli agenti a ogni gruppo definito, nonché
dagli assistenti sociali che prendono in carico i ragazzi con
situazioni famigliari delicate e con una progettualità realizzabile. L'auspicio è che, come ha detto papa Francesco, questi giovani svolgano il proprio percorso di riabilitazione senza lasciarsi rubare la speranza.
Francesco Rosati