14/04/2011
Alla base di tutto c’è una promessa. «Nel 1994 mi recai in Ruanda all’indomani del terribile genocidio che causò un numero ancor oggi imprecisato di morti, chi dice 500 mila, chi dice un milione, chi dice di più: un giorno, nella capitale, Kigali, vidi personalmente un centinaio di cadaveri; persone uccise con dei chiodi.
Di fronte a un bambino fatto a pezzi promisi che sarei stato ancor più indomabile nel nome della pace. Mai più guerre. Mai più tragedie, dolori, lutti causati dall’uomo».
La voce del fondatore e animatore del
Servizio missionario giovani (Sermig) arriva forte e chiara dal Brasile. In queste ore
Ernesto Olivero è a San Paolo, nell’Arsenale della speranza aperto nel 1996 recuperando i locali e gli spazi dove un tempo venivano messi in quarantena gli immigrati (da lì sono passati anche 955.502 italiani, come si apprende dai documenti).
Olivero ha scritto una lettera aperta pubblicata da Famiglia Cristiana nel numero 16, datato domenica 17 aprile. Si tratta di un forte appello contro la guerra in Libia e contro tutte le guerre del mondo.
«È tempo di dare vita a un’Onu diversa, in grado di intervenire sull’Hitler di turno quando non è troppo tardi», sostiene tra l’altro Ernesto Olivero. Che al telefono rilancia: «Quando all’inutilità della guerra si preferirà l’utilità della legge, quella internazionale in primo luogo? Chi passa con il rosso o chi guida contromano viene come minimo multato quando non ci rimette la patente, ritirata dalle forze dell’ordine. Così dovrebbe essere anche nel campo del rapporto tra persone di Stati diversi».
Ernesto Olivero cita un esempio concreto: «All’Arsenale della pace di Torino abbiamo accolto una ragazza del Medio Oriente violata da 15 uomini. È segnata per tutta la vita. Chi le renderà la dignità calpestata, chi le farà giustizia?
L’Onu è un’organizzazione indispensabile, ma va riformata perché diventi finalmente efficace e tempestiva, non più succube degli interessi economico-politici di questo o di quel Paese membro. Quando il Sermig si rivolge ai “grandi” della terra non pecca di utopia. Ogni notte 1.750 persone trovano rifugio nei nostri Arsenali sparsi nel mondo, dormendo al sicuro. È solo un dato che rende l'idea di quel che facciamo, non l'unico. Asciughiamo lacrime, leniamo sofferenze, aiutiamo orfani e vedove, accogliamo rifugiati e profughi. Impossibile tacere».
Alberto Chiara