27/04/2011
Uno dei corsi organizzati da Microsoft e Cnca.
Impara a cliccare e avrai una chance in più per rimettere la vita sui giusti binari. Il computer diventa un appiglio per il riscatto dei giovani che per vari motivi si misurano con esistenze difficili ed emarginazione sociale.
Otto regioni italiane interessate, 5.200 persone coinvolte, 55 sedi in cui si sono svolti i corsi, 620 moduli di formazione realizzati, fra lezioni e interazioni di laboratorio.
Questi i numeri del 2010 con cui si presenta al via per la nuova stagione (quinto anno da quando è stata inaugurata l‘iniziativa) di “Informatica in Comunità”, il progetto che Microsoft – attraverso l’attività volontaria dei suoi collaboratori – porta avanti insieme a Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza), per introdurre i giovani delle comunità terapeutiche alla realtà dell’informatica, della rete internet e dei principali programmi che si utilizzano oggi nei computer.
«L’obiettivo è aiutare i membri delle comunità che ne hanno necessità ad avvicinarsi al mondo del lavoro», spiega Carlo Iantorno, direttore Responsabilità sociale e innovazione di Microsoft Italia. «Con questi laboratori e corsi introduttivi cerchiamo di rendere le persone più autonome. Questo è uno dei nostri programmi di inclusione. Ce ne sono altri, per anziani, bambini, persone con disabilità».
«Ogni modulo», continua Iantorno, «segue 8-10 persone ed è pensato per la massima interattività. Li guidiamo attraverso i diversi argomenti, poi li seguiamo nelle esercitazioni, tramite i programmi e internet. È un lavoro complesso, specie per mettere insieme la macchina organizzativa, con tutti i computer portatili necessari, a costi contenuti». Delle 5.200 persone coivolte l’anno passato (metà con lezioni in aula e metà nei laboratori) il 58% è costituito uomini, il 42% di donne. L’8% disabili, 4% persone problemi psichiatrici, 3% stranieri e donne vittime di tratta e prostituzione, l’8% immigrati.
Carlo Iantorno, direttore Responsabilità sociale e innovazione di Microsoft Italia.
Quest’anno il progetto prevede l’allargamento a una regione in più, il Veneto, che va ad aggiungersi a Lombardia, Umbria, Calabria, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana, Trentino-Alto Adige.
«La missione del nostro Coordinamento attivo in tutti i settori del disagio e dell'emarginazione», aggiunge don Armando Zappolini, neo eletto presidente nazionale del Cnca, «è di promuovere il benessere sociale. Il progetto Informatica in Comunità, nonostante l’attuale crisi del mercato del lavoro, può essere una grande opportunità per tutti i nostri ospiti; i corsi sono un modo per acquisire competenze e scoprire le risorse offerte dalla tecnologia in modo consapevole e utile, per un più efficace reinserimento nei diversi contesti sociali e lavorativi. Questa attività, insieme alle altre proposte che già vengono fatte dalle strutture, rappresentano un fattore di protezione rispetto ai rischi di esclusione e marginalità agevolando quindi una dinamica di inclusione sociale».
E in effetti, stando ai dati di Microsoft e Cnca, in questi 5 anni di progetto oltre il 30% delle persone ha trovato un’occasione di lavoro. Una sessantina solo fra i corsisti dell’anno passato. Altri hanno migliorato il lavoro che avevano.
Un terzo del totale dei partecipanti non aveva mai usato un computer, e l’80% lo utilizzava in modo molto sporadico. «Il computer», sottolinea Carlo Iantorno, «significa anche comunicazione, relazioni con altri, quindi è un’attività importante anche dal punto di vista psicologico. Inoltre, le comunità d’accoglienza in alcuni casi hanno forti relazioni con aziende: la capacità di saper usare il computer aiuta un eventuale inserimento lavorativo. Nessuno, finora, è riuscito a realizzare un progetto simile prima di noi in comunità. È un’esperienza innovativa e molto importante». Il progetto è stato presentato alla Microsoft mondiale, che lo ha considerato tanto interessante da decidere di finanziarlo.
«Il nostro scopo», conclude il dirigente della Microsoft Italia, «non è risolvere il problema in tutta la sua complessità, ma dimostrare che è molto utile e che si ottengono risultati significativi con costi contenuti. Ci rendiamo disponibili alle istituzioni. Potremmo sviluppare un programma simile in tutte le Regioni. E ampliare di molto le sedi: non 50 ma 500».
Luciano Scalettari