15/01/2013
La consegna del Diversity&Inclusion award alle imprese che nel 2012 hanno concluso l'inserimento nel proprio staff aziendale persone conosciute e valutate nel corso delle due edizioni annuali di Diversitalavoro è anche stata l'occasione per fare il punto sui "buoni propositi" del 2013 e presentare i primi dati raccolti dall'Unar, ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, sulle discriminazioni in Italia nel periodo gennaio-ottobre 2012. Discriminazioni che nel corso dell'ultimo anno hanno subìto un'impennata per quanto riguarda il mondo del lavoro, tristemente capofila con il 35% degli atti discriminatori con punte del 75,5% per quello che concerne le fasi accesso all'occupazione. «Il mobbing, l'accesso all'occupazione e le condizioni lavorative rappresentano i maggiori punti critici su cui il diversity management deve intervenire» ha speigato Marco Buemi, referente Unar. Tra gli ambiti che si distinguono, loro malgrado, per la maggiore concentrazione di episodi discriminatori, si segnalano la vita pubblica (15,6%) e i mass media (15,1%), settore quest'ultimo in cui, al di là dei contenuti, sono le parole utilizzate "maldestramente" e a tratti "a sproposito" a generare possibili fenomeni discriminatori. Al quarto posto (8,6%) si posizionano gli enti pubblici nell'erogazione dei servizi ai cittadini che, dal canto loro, evidentemente non si lamentano sempre "a vanvera". Il dato più basso, invece, riguarda l'erogazione di servizi finanziari: quando si tratta di denaro, i casi denunciati si contano sulle dita di una mano (0,7%). All'interno della dimensione lavorativa è possibile fare una ulteriore classificazione: la fase di accesso all'occupazione è oggetto di atti discriminatori nel 75,5% degli episodi denunciati, per una vittoria con distacco nei confronti delle condizioni lavorative (3%), dei colleghi (2,5%) e del mobbing con aggravante (1,6%). In decisa crescita il numero dei testimoni che segnalano atti discriminatori: non più solo le vittime si trovano a farsi carico del peso emotivo dell'offesa (53,8%) ma anche chi vi assiste a vario titolo (40,9%). In quest'ottica, si guarda con crescente interesse all'esperienza di Diversitalavoro, promossa Unar, Fondazione Sodalitas, Synesis Career Service e Fondazione Adecco per le pari opportunità, e incentrata sulla creazione delle condizioni ideali per l'inserimento nel mondo del lavoro di laureati/diplomati con disabilità, iscritti alle categorie protette e/o di origine straniera. Chi si è avvicinato ai Career day nel corso del 2012 lo ha fatto per la prima volta (96%) e,a prescindere dall'esito dei colloqui, si è dichiarato soddisfatto nell'88% dei casi. In un anno di crisi, sono comunque 31 le persone intervenute che hanno trovato lavoro con un contratto di stage (32%), a tempo determinato (21%) e a tempo indeterminato (24%): «Da 6 anni il progetto Diversitalavoro è portatore di una cultura fattiva di inclusione e di valorizzazione delle diversità nel mondo del lavoro - ha spiegato Paolo Beretta, responsabile del progetto - I numeri del 2012 sono l'ennesima conferma che nonostante le difficoltà che vive il mercato del lavoro e nonostante l'ulteriore svantaggio di alcune categorie di persone, le buone pratiche sono possibili e possono diffondersi. Lo dicono le storie di successo che Diversitalavoro racconta e lo dicono le oltre 40 aziende che nel 2012 hanno partecipato al progetto». Quello che emerge, come fa notare in chiusura Claudio Soldà di Fondazione Adecco per le pari opportunità, è che quelli che molti inopportunamente chiamano «portatori di handicap sono in realtà ricevitori di handicap poiché non hanno intorno un sistema che garantisca loro pari opportunità nel mondo del lavoro come in altri ambiti della vita quotidiana».
In allegato alcune testimonianze significative.
Alberto Picci