05/02/2013
A Milano ci sono 216 famiglie che hanno scelto di aprire la porta delle loro case ai figli di madri e padri in difficoltà. Un segnale forte che un altro modo di offrire accoglienza esiste. Peccato che siano ancora 700 i bambini che vivono in comunità. E la crisi, di sicuro, non aiuta. Ci ha pensato la Caritas ambrosiana, con il supporto del Comune e di altri enti del privato sociale, a provare a invertire il trend, proponendo ai cittadini nuove modalità di affido, compreso quello part-time. In cambio, più risorse e una rete di appoggio per le famiglie affidatarie. D'altronde queste ultime, come ha ricordato monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l'azione sociale, sono «una grande testimonianza di fede perché gettate semi di cui spesso non vedete i frutti. Ma siete anche una prova pratica di meticciato, perché ricomponete in armonia le tensioni. Ancora siete la dimostrazione che la famiglia è un bene sociale in quanto genera tessuto sociale per gli altri. Per questo andate sostenute. E anche la Chiesa vi deve aiutare. In uno Stato che retrocede sempre di più, abbiamo bisogno di far vedere che voi siete una risorsa».
Secondo i dati forniti dal Piano sviluppo di welfare 2012-2014 del Comune di Milano, ci sono ancora 700 minori per i quali il tribunale dei minorenni ha stabilito un temporaneo allontanamento sia dal padre sia dalla madre. Ciò non significa che siano tutti pronti all'affido, azione per la quale serve un accompagnamento congiunto, passo per passo, da parte di equipe di educatori, assistenti sociali e psicologi, ma è altrettanto vero che le famiglie oggi disponibili all'affido sono ancora troppo poche. E in questo la scarsa informazione gioca un ruolo decisivo. Proprio per promuovere l'affido familiare il Comune di Milano con Caritas ambrosiana e altre 17 realtà del provato sociale ha dato vita a una rete che, in collaborazione con e grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, ha consentito di potenziare i servizi di selezione, assistenza formazione e promozione delle famiglie affidatarie.
Ma non è solo questo: la Giunta comunale ha deliberato nei mesi di scorsi un aumento dell'incentivo alle famiglie che decidono di intraprendere la strada dell'affido: 50 euro in più, da 430 a 480, non cambiano la vita, ma sono pur sempre un segnale della direzione che Milano desidera intraprendere per garantire la serenità di una famiglia a tutti i bambini, anche solo per brevi periodi.
«Per fare affido oggi a Milano
non serve essere persone speciali – ha sottolineato Matteo Zappa, responsabile
del’area minori di Caritas Ambrosiana –. Istituzioni e mondo del non profit
sono ormai in grado di offrire un supporto a tutto campo a chi vuole fare
questa esperienza. Inoltre le famiglie possono scegliere fra tante forme differenti
di affido, a seconda delle loro convinzioni e desideri e delle loro
disponibilità economiche e di tempo».
C'è l’
affido a tempo pieno (“affido a tutto tempo”): il bambino vive nella casa
della famiglia affidataria per un periodo che può durare qualche mese fino a più
anni (la legge ne stabilisce due ma possono essere prorogati). Oppure si può
optare per “
un affido part time”: per cui si condivide con il bambino affidato
solo il tempo delle vacanze, il fine settimana, anche solo qualche ora al
giorno. Si può aprire la propria casa a una giovane madre e a suo figlio (“
affido
mamma e bambino”) o ci si può dare sostegno all’intera famiglia in difficoltà,
continuando a vivere ognuno a casa propria, ma stabilendo incontri, momenti di
socializzazione nel proprio quartiere (“
famiglia affida famiglia”) e stabilendo
buoni rapporti di vicinato con famiglie che non hanno problemi tali da
richiedere l’intervento degli assistenti sociali (“
affido di prossimità”). O
ancora si può scegliere di offrire cure e attenzione quotidiane in casa propria
a un neonato e di accompagnarlo nei primi anni di vita (“
affido pronta
accoglienza”).
«L’affido è una forma di
solidarietà rivolta sia ai minori sia alle famiglie da cui provengono – spiega
Zappa – Secondo le statistiche nazionali, nel 37% dei casi il giudice decide l’allontanamento
temporaneo dalla famiglia perché ritiene che i genitori siano inadeguati a
svolgere il loro compito. Dietro a questi casi che sono anche i più frequenti,
non ci sono patologie particolari, ma spesso semplice disagio sociale. Chi
dunque viene allontanato dai propri figli, può diventare una padre e una madre
responsabile in futuro se viene aiutato. L’affiancamento di un'altra famiglia, anche
grazie alle forme di affido più leggere, come ad esempio l’affido part-time o
giornaliero, può aiutare proprio questi genitori momentaneamente in difficoltà
a recuperare un rapporto costruttivo con i propri figli».
Alberto Picci