09/06/2012
La baraccopoli di Martissant, a Port-au-Prince, Haiti (foto di Jon Lowenstein).
Dark City, la Città buia: così viene chiamato uno dei grandi bassifondi di Johannesburg, la capitale economica del Sudafrica. Un quartiere popolato dai migranti dei Paesi africani vicini, come lo Zimbabwe, in condizione di emarginazione e di estremo degrado sociale. Nell'inferno di Dark city, gli abitanti sopravvivono stipati in condizioni igienico-sanitarie terribili: il 38% della popolazione condivide un rubinetto d'acqua con altre 200 persone. Qui Medici senza frontiere opera con due cliniche mobili, che offrono visite mediche, consulenza sanitaria, test per l'Hiv.
Martissant è uno dei quartieri più popolosi e degradati della capitale haitiana Port-au-Prince. Negli ultimi vent'anni questo slum è uscito da ogni forma di controllo, a causa del sovraffollamento, della criminalità diffusa e della violenza. A peggiorare la situazione, è intervenuto il terremoto del 2010. A Martissant Medici senza frontiere è impegnata con un centro di pronto soccorso, dove vengono accolte e curate le vittime della violenza, anche sessuale.
Il quartiere di Kibera, a Nairobi, in Kenya (foto di Francesco Zizola).
Pep Bonet, originario di Maiorca, fotoreporter dell'agenzia fotografica
Noor, ha raccontato con le sue immagini la lotta per la sopravvivenza
dei migranti di Dark City insieme agli operatori di Medici senza
frontiere che lo hanno guidato alla scoperta dello slum. E l'americano Jon Lowestein, anche lui fotografo di Noor, ha ritratto la violenza di Martissant e la sfida quotidiana che Msf affronta per soccorrere le vittime degli abusi, dare loro un sostegno psicologico, oltre che sanitario, per elaborare il terribile trauma subìto. I loro lavori
fotografici fanno parte della mostra multimediale "Urban survivors.
Sopravvivere nelle baraccopoli", promossa dall'organizzazione
medico-umanitaria insieme all'agenzia Noor.
Uno slum-discarica a Dacca, in Bangladesh (foto di Stalney Greene).
Cinque fotografi di fama internazionale ritraggono con i loro scatti le
realtà delle bidonville di cinque grandi città del mondo dove Msf è
impegnata con i suoi progetti medico-sanitari: oltre a Bonet e Lowenstein, Francesco Zizola ha viaggiato nel quartiere di
Kibera a Nairobi (Kenya), Alixandra Fazzina racconta la baraccopoli di Karachi
(Pakistan), Stanley Greene documenta la quotidianità delle periferie di
Dacca (Bangladesh).
Fino al 24 giugno "Urban survivors" è allestita allo Spazio Oberdan di
Milano, per poi proseguire il suo tour in altre città. In
contemporanea la mostra, in quanto progetto internazionale, è presente
anche in altri Paesi. E' disponibile anche in Rete sul sito www.urbansurvivors.org/it/#/home. Informazioni: www.medicisenzafrontiere.it.
Giulia Cerqueti