Trento aiuta Gaza

Un progetto per i bambini della Striscia della Provincia autonoma in collaborazione con Croce Rossa e Mezza Luna Rossa. Per sostenere la pace.

16/11/2010
Bambini a Gaza
Bambini a Gaza

L’aiuto ai bambini di Gaza arriva dal Trentino. E’ il primo progetto di un’amministrazione pubblica italiana nella Striscia della vergogna, la più grande prigione a cielo aperto del mondo, dove un milione e mezzo di palestinesi vive sotto l’embargo israeliano e dove anche gli aiuti umanitari faticano ad arrivare nonostante le pressioni delle Nazioni Unite sul Tel Aviv. L’accordo per un progetto che durerà tre anni e coinvolgerà i volontari trentini è stato firmato a Ramallah, in Cisgiordania, dall’assessore  alla solidarietà internazionale della Provincia autonoma di Trento Lia Giovanazzi Beltrami, accompagnata dal delegato della Croce Rossa italiana  per  il Medio Oriente Gian Marco Onorato e dal commissario della Croce  Rossa trentina Alessandro Brunialti, e dal presidente della Mezzaluna Rossa  palestinese,  il  corrispettivo della Croce Rosa per il mondo arabo, Younis  Al  Khatib. Si tratta di aiuto psicologico ai bambini per aiutarli a superare lo  stress di vivere in una zona di guerra e i traumi prodotti dal conflitto, come la perdita della casa, di genitori o parenti, della possibilità di  studiare  regolarmente. 

Il presidente della Mezzaluna Rossa  Younis  ha ringraziato la Provincia di Trento rilevando che esso rafforzerà la presenza della Croce Rossa nella Striscia e in Cisgiordania e più in generale la cooperazione con l’Italia. L’iniziativa si inserisce tra quelle trentine avviate per sostenere il processo di pace in Medio Oriente.  L’inviato della Croce Rossa italiana Onorato ha spiegato che l’approccio basato  sui  centri  di  assistenza,  rispetto a quelli sviluppati da altri organismi   internazionali,   è   stato  particolarmente  apprezzato  dalla Mezzaluna Rossa: “Un centro come quello aperto a Gaza, oltre a diventare un punto  di  riferimento  per  i  bambini  e  i  preadolescenti della regione rappresenta  anche  la sede dove concentrare le risorse umane in termini di psicologi,  volontari  e  assistenti.  Qui  si  possono  fare  attività  di formazione  rivolte  al  personale  volontario,  incontrare le famiglie dei bambini,   rilevare   i  bisogni  sociali  e  psicologici  principali. Ci sono persone  che da Gaza  non  sono  mai uscite: uno degli psicologi che collaborano con il centro,  a  30  anni,  ha  potuto vedere Gerusalemme, che dista poco più di un’ora  di  macchina,   per  la prima volta solo grazie a noi. Ma le nostre attività  non si svilupperanno solo all’interno del centro, ma si estenderanno alle scuole e alle famiglie”.

Alberto Bobbio
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