15/07/2011
“Un protagonista down in una fiction Rai o Mediaset? Impossibile”. E’ quanto
spiega lo sceneggiatore Salvatore De Mola (tre menzioni speciali al Premio
Solinas per sceneggiature inedite, e sceneggiatore, tra l’altro, de ‘I Cesaroni’ e
‘Il Commissario Montalbano’) intervenuto al seminario di Sovicille della
Fondazione Fortes dal titolo ‘Quando la comunicazione incontra la
socialità’.
Secondo De Mola, quotidianamente impegnato a far passare temi con
ricadute sociali nelle proprie fiction, “le linee editoriali delle televisioni
sono molto rigide, non c’è grande libertà ed è difficile far passare questo tipo
di tematiche nelle grandi fiction italiane”.
Per De Mola questo avviene
perché “le reti televisive puntano ad un pubblico tendenzialmente anziano,
benpensante, un pubblico che cerca l’evasione e non vuole rischiare di farsi
andare di traverso il boccone della cena con storie socialmente difficili”. Si
tende quindi a raccontare storie e personaggi in cui “non ci siano elementi
ansiogeni”, a raccontare “storie buoniste dove alla fine tutti si abbracciano e
si vogliono bene”.
Raccontando la sua esperienza, De Mola spiega che in
più di un’occasione si è visto sbattere la porta in faccia dagli editori quando
puntava ad inserire elementi sociali nelle sceneggiature delle fiction: “Si
tratta sempre di fare compromessi – commenta con una punta di amarezza - Di
certi temi non si può parlare almeno che non vengano inseriti in personaggi
secondari”.
De Mola ripone molta fiducia nell’avvento del satellite, grazie
al quale anche “il sociale probabilmente potrà entrare a pieno titolo nelle
fiction, come già avviene negli Stati Uniti”. Come esempio, De Mola cita “You
don’t Jack” (Il dottor Morte), un film per la televisione interpretato da Al
Pacino basato sulla vita del ‘Dottor Morte’ Jack Kevorkian, il medico che ha
praticato l’eutanasia su oltre 130 pazienti affetti da patologie giunte allo
stadio terminale. “Al momento in Italia – conclude De Mola – una fiction del
genere è inconcepibile”.