21/02/2011
Il Roxy B sarebbe un cinema come tanti nel centro di
Madrid, se non fosse per un dettaglio che non si vede... Da un anno, infatti, in questa multisala incastonata tra i negozi di una delle principali arterie commerciali della
città, si proiettano film completamente adattati alle necessità di chi non vede. Un cinema per ciechi, insomma. E non si tratta di proiezioni speciali, ma solo dell’impiego
di un minimo di tecnologia: quanti sono privi della vista possono "vedere" i film attraverso la
audio-descrizioni che ricevono tramite gli auricolari collegati a un
trasmettitore simile a quello che si utilizza nelle traduzioni simultanee.
Il Roxy B è la prima, e finora unica, sala in Spagna che proietta film
audio-descritti in modo stabile, senza una programmazione speciale come succede
in altre città in occasione di festival o altri eventi dedicati. «Quello che
volevamo era proprio che una persona cieca potesse andare al cinema come gli
altri», dice Antonio Vazquez, produttore cinematografico e anima del progetto.
Con l’appoggio della Once, l’Organizzazione nazionale dei ciechi in Spagna, e
della Fundación Vodafone, è stato lui a proporre a varie sale l’idea di
adattare le proiezioni affinché fossero accessibili ai non vedenti, finché ha ricevuto il via libera dei
proprietari del Roxy B.
«"Perché no?" Si sono detti i gestori», racconta Isidro,
uno dei responsabili del cinema mentre mostra, dentro la sala di proiezione
dove ancora scorrono i nastri su grandi “torte” di metallo, il piccolo apparato
che permette l’audio-descrizione. Non ci
sono dati precisi, ma secondo un calcolo del responsabile della sala, per ogni
film accessibile ci sono una quarantina di persone non vedenti che assistono
alle proiezioni. In un anno si arriva a un ordine di grandezza pari a centinaia di persone. Non c’è
nessun costo aggiuntivo, basta chiedere le cuffie al momento dell’acquisto del
biglietto.
«L’accordo è quello di rendere l’audio-descrizione disponibile per almeno
dieci film all’anno», spiega il responsabile. Il prossimo è También la lluvia
(Anche la pioggia), il film della regista Icíar Bollaín che era candidato a
rappresentare la Spagna
agli Oscar e che è arrivato nelle sale all'inizio di gennaio.
In Spagna l’audio-descrizione è un settore in ascesa,
cresciuto soprattutto sotto la spinta dell’Once. Nata alla fine degli anni Trenta,
l’associazione si finanzia principalmente attraverso una lotteria
settimanale riconosciuta dallo Stato. L'Once conta oltre 70 mila affiliati ed è
responsabile della creazione diretta di più di 100 mila posti di lavoro per
persone con disabilità visiva; da sempre, punta all’utilizzo dei media come
mezzo di inclusione (negli anni 80 fu tra i principali azionisti di TeleCinco e
patrocina la prima agenzia di giornalismo sociale in Spagna, Servimedia).
Antonio Vazquez parla dell’audio-descrizione a cui si dedica
da una quindicina d’anni con la piccola casa di produzione di cui è
proprietario, Aristia, una delle prime ad essersi specializzata in Spagna
nell’adattamento dei prodotti audiovisivi per persone non vedenti: «Si devono
descrivere le scene e le cose che non si capiscono dai dialoghi, ma senza
raccontare il film».
Dopo aver collaborato con la
Once come speaker nelle produzioni dell’associazione, Vazquez
iniziò a coordinare nel 2000 il processo di produzione. Da allora ha realizzato
l’adattamento di 400 titoli, realizzando tutto il processo: dalla scrittura dei
testi alla registrazione degli audio al montaggio.
«Non si lavora sulla
sceneggiatura originale, ma sul film già finito», spiega Antonio Vazquez. Si studia il film e le pause in cui è
possibile inserire le descrizioni senza intralciare né i dialoghi né i rumori
che aiutano a fare le scene. «Se c’è un’esplosione, non diciamo "c’è
un’esplosione", lasciamo che sia il rumore a raccontarlo», chiarisce. Non manca un
complemento ai dialoghi «per compensare la mancanza di percezione della parte
visiva contenuta in qualsiasi messaggio», come recita la definizione nel
manuale sui fondamentali dell’audio-descrizione realizzato dalla Once e
diventato il canone da seguire.
Si tratta di una serie di regole semplici però molto precise
su come lavorare in tutte le fasi: dall’analisi dell’opera alla registrazione
dei testi al tono della voce dei narratori fuori campo.
Un lavoro specializzato
che si sta diffondendo sempre di più in Spagna anche a seguito dell’entrata in
vigore, nel 2010, della legge sul mercato audiovisivo che prevede almeno due
ore alla settimana di programmazione audio-descritta tanto nelle reti nazionali
che regionali. «Sono spuntate decine di case di produzione», assicura Vazquez
che impartisce lezioni in vari corsi di specializzazione che si sono aperti in diverse
città come Granada, Salamanca e Las Palmas.
Ma la diffusione dell’audio-descrizione in Spagna non è
arrivata con il cinema. «Già si facevano audio-descrizioni in diretta di opere
teatrali», racconta Fernando García, tecnico della direzione Cultura della Once.
A Madrid l’organizzazione ha aperto delle convenzioni con diversi teatri in
modo da garantire la rappresentazione di almeno tre opere a trimestre, e un totale di nove opere teatrali l’anno. I
partecipanti alle rappresentazioni speciali sono stati in tutta la Spagna oltre 1.350 lo scorso anno.
La Once ha importato il sistema alla fine
degli anni Ottanta dal teatro Chaillot di Parigi che da anni organizzava
rappresentazioni speciali per non vedenti.
Il passaggio alle audio-descrizioni per i film è arrivato alla fine
degli anni Novanta. Oggi l’organizzazione ha un catalogo di centinaia di titoli
disponibili gratuitamente in 190 centri sparsi su tutto il territorio nazionale
che funzionano come normali videoteche, totalmente gratuite: non ci sono limiti
di riproduzione delle opere perché l’attuale legge sulla proprietà
intellettuale in Spagna permette l’utilizzo a beneficio di persone con
disabilità sempre che la distribuzione non abbia fini di lucro.
E’ lo stesso motivo per cui sui testi delle
audio-descrizioni non c’è nessun diritto d’autore. «Non è un’opera creativa»,
ribadisce Antonio Vazquez. «Si tratta solo di colmare i vuoti lasciati dal
suono originale». Fu proprio da una considerazione simile che nacque l’idea
dell’audio-descrizione per il cinema: lo statunitense Gregory Frazier ne realizzò
negli anni Settanta la prima formulazione, che riuscì a diffondere anni più
tardi negli Stati Uniti grazie all’aiuto di August Coppola, fratello del famoso
regista. Insieme fondarono nel 1987 l’Audio Vision Institute nell’Università di
San Francisco. Un’esperienza pioniera raccolta oltreoceano soprattutto dal
Regno Unito, il paese europeo dove attualmente l’audio-descrizione è più
diffusa.
Mariangela Paone, RedattoreSociale.it