Kenya, l'oasi fiorita nello slum

A Kibera in Kenya, uno degli slum più popolati d'Africa, la scuola "Little Prince" è diventata il punto di riferimento di una comunità che non vuole arrendersi

02/03/2013

La massicciata della ferrovia si fa largo tra decine e decine di baracche fatiscenti, sorte a macchia d'olio fino a lambire gli stessi binari. Di mattina presto, non è raro vedere a bordo del treno qualche bambino con la divisa blu e uno zainetto sulle spalle.

Come lui, tanti bambini sono disposti a fare più di un'ora di treno e attraversare da un capo all'altro lo slum di Kibera, a Nairobi in Kenya, pur di raggiungere un edificio di due piani in mattoni grigi, con le tubature gialle e le imposte blu alle finestre, circondato da un giardino curato.

È la "Little Prince School", una scuola costruita nel 1999 grazie all'impegno di Avsi. Il progetto era nato come un doposcuola, o una specie di oratorio: inizialmente accoglieva nove bambini. Oggi la scuola copre l'intero ciclo primario di istruzione. Otto classi, oltre 300 alunni.

A Nairobi vivono 4 milioni di persone. Di queste, circa un quarto sono costrette a vivere in condizioni a dir poco estreme a Kibera, in uno degli slum più grandi dell'intero continente africano. Basti pensare che qui la densità abitativa è pari a 200 mila abitanti per chilometro quadrato. Case e casupole con muri di fango e tetti in lamiera, dove vivono ammassati in otto e più persone sotto ciascun tetto.

Solo il 20 per cento dell'immensa baraccopoli è raggiunta dall'elettricità. Fino a poco tempo fa non esistevano nemmeno i due pozzi d'acqua principali, uno costruito dal Consiglio municipale e l'altro dalla Banca mondiale, e la popolazione attingeva l'acqua dalla diga di Nairobi. Acqua sporca e insalubre, che causava ondate di tifo e colera.

Lungo le stradine di terra corrono fogne a cielo aperto, nient'altro che canali di scolo nei quali si accumula l'immondizia e sguazzano cani randagi, mentre i bambini scalzi vi trascorrono le proprie giornate respirando a pieni polmoni un'aria malsana. Non esistono rete fognaria e servizi igienici. Tanto meno un servizio di nettezza urbana: gli abitanti di Kibera devono bruciare l'immondizia o lasciare che si accumuli sotto il cielo. Il 50% della forza lavoro di Kibera è disoccupata, la piaga dell'alcolismo è molto diffusa, così come violenze, furti e saccheggi.

"Vivo con la mia mamma", dice Ignatius, abitante di Kibera che oggi ha 20 anni. "Nel 2001 mio padre decide di andarsene. Ero ancora piccolo per capirne il motivo. A quel tempo vagavo per le strade... Mi svegliavo alle 6 di mattina e andavo di casa in casa a chiedere qualcosa da mangiare. Vedermi andare in giro per le strade era duro per mia madre, ma l'unico lavoro che lei poteva avere era portare delle taniche d'acqua a casa della gente per 20 scellini, e questo non era sufficiente per nutrirci tutti quanti".

"Non molto dopo che mio padre ha deciso di andarsene di casa, ho incontrato per strada padre Dominique. Mi ha detto di smettere di vagare per le strade e di presentarmi a scuola l'indomani. Il giorno seguente sono andato alla Little Prince, sono stato ammesso e ho cominciato a studiare".

"Passare dalla vita di strada alla scuola è stato molto difficile", ammette Ignatius. "Durante i primi anni di studio ero sempre l'ultimo. Ma mia madre continuava a incoraggiarmi a studiare e Rosalia, l'assistente sociale Avsi, si assicurava sempre che fossi a scuola e che avessi tutto ciò di cui avevo bisogno. Mi sentivo amato da mia madre e dagli insegnanti che mi prestavano molta attenzione. C'era qualcuno che si prendeva cura di me, così ho cominciato a fare del mio meglio".

Nel 2003 il Kenya ha abbattuto drasticamente le rette scolastiche e più di un milione di bambini ha cominciato ad andare a scuola. Le classi scoppiavano, arrivando a contare fino a 100 alunni.  Avsi ha raccolto la sfida e, grazie ai contributi di generosi finanziatori, la scuola ha raggiunto le dimensioni e l'efficienza attuali. Con il passare del tempo, la Little Prince School è diventata un vero e proprio punto di riferimento per la comunità di Kibera.

"Qualcuno è venuto a dirci: 'Questa è casa mia'. Magari abitano dalla parte opposta dello slum e devono alzarsi alle 5, ma vogliono venire qui", riferisce Porzia Esposito, responsabile delle attività artistiche della scuola. La Little Prince School è frequentata da bambini difficili, cresciuti in un clima generalizzato di degrado e violenza. Eppure la scuola ne è rimasta immune.

"Tanti non fanno i compiti, perdono o rivendono i libri di testo per guadagnare pochi spiccioli", spiega il preside Anthony Maina. "Ci si aspetterebbe che [gli alunni] portino questa violenza in classe, ma non è così".

Al contrario, la gente di Kibera ha imparato ad apprezzare la presenza della scuola, arrivando persino a proteggerla. Quando al termine del 2007 l'esito controverso delle elezioni presidenziali in Kenya generò una serie di violente proteste, Kibera fu uno dei principali focolai di rivolta: 1500 morti, 300 mila sfollati.

"Ma nessuno ha toccato la scuola" afferma con orgoglio il preside Maina. "Addirittura i genitori delle due tribù rivali dei Kikuyu e Luo si sono alleati per proteggerci. La gente vede quel che facciamo qui e ci rispetta".

L'esperienza della Little Prince School ha permesso la nascita di un circolo virtuoso all'interno della comunità dello slum. In tanti sembrano aver colto quanto diceva quel Piccolo Principe da cui la scuola ha tratto il nome: l'essenziale è invisibile agli occhi.

Alla Little Prince School si respira un'aria particolare, che raggiunge non solo gli alunni ma tutta la comunità. Non si spiegherebbe altrimenti il comportamento di tanti genitori, che hanno chiesto e ottenuto di formare una classe speciale per loro, per imparare a leggere e scrivere.

È come se la stessa esistenza della scuola abbia spinto gli abitanti dello slum a dare il meglio di sé. Una ventina di donne, per esempio, è riuscita a mettere da parte il denaro sufficiente per prendere un locale e avviarvi un'attività di sartoria. Oggi quelle sarte cuciono i grembiuli per gli alunni della scuola.

E Ignatius? A scuola ha scoperto di avere un innato talento per la recitazione, che aspettava solo di essere scoperto. "Per caso c'era un regista americano che era venuto a Kibera per girare un film. Mi sono ritrovato a cantare per lui ed è rimasto impressionato: così sono diventato il personaggio principale del suo film". 

"Credo che ciò che oggi sono sia dovuto alle molte persone senza le quali probabilmente starei ancora vagando per le strade come un ladro o peggio in prigione. Sono grato perché, diversamente da molti bambini di stada, ho avuto un'occasione unica". Un'occasione che, come per lui molti altri, bambini e adulti, non si sono lasciati scappare.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.littleprinceprimarykibera.blogspot.it

Francesco Rosati
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