Una lettera che si legge con il cuore

Dal Kosovo arriva la lettera di un bambino del programma di sostegno a distanza Avsi. E' indirizzata alla sua sostenitrice: lei è ipovedente, lui cieco. E la lettera è in braille

17/01/2013

Meno di un caffè al giorno. Questo è il costo per aderire al programma di sostegno a distanza Avsi e garantire a un bambino di ogni angolo del mondo i diritti che a nessun bambino dovrebbero essere negati: istruzione, accesso alle cure medico-sanitarie, alimentazione, vestiario. E avere la certezza che il bambino sarà seguito passo dopo passo nel proprio percorso di crescita da un adulto, operatore specializzato Avsi o appartenente ad associazioni locali in partnership con Avsi. Sono gli stessi operatori sul campo a segnalare quali siano i casi da sostenere, come debbano essere organizzati e coordinati gli aiuti, come si debbano svolgere le varie attività, oltre a formare e aggiornare periodicamente gli educatori locali. La logica che sottende il progetto è, come sempre, quella della sussidiarietà: non aiuti che cadono a pioggia secondo una superata ottica paternalistica, ma un percorso di sostegno personalizzato studiato appositamente per quel bambino e che ha come fine ultimo il coinvolgimento dei suoi familiari, perché siano essi stessi messi nelle condizioni di poter essere protagonisti attivi per il miglioramento delle proprie condizioni di vita. E, di conseguenza, della società in cui vivono.

La lettera in braille inviata da Qendresa alla sua sostenitrice a distanza
La lettera in braille inviata da Qendresa alla sua sostenitrice a distanza

Tra bambino e sostenitore a distanza si sviluppa un vero e proprio rapporto di amicizia. Anche se non si ha mai avuto la possibilità di incontrarsi di persona. Dopo aver aderito al programma, il sostenitore riceve la scheda personale del bambino, la descrizione del progetto in cui è inserito e, due volte all'anno, lettere, disegni, fotografie e aggiornamenti sul percorso intrapreso. Per ogni sostenitore a distanza, sono questi i momenti in cui poter toccare con mano la bontà del proprio impegno, non solo sotto l'aspetto economico ma anche emotivo e personale. Le notizie che arrivano dal "proprio" bambino sostenuto a distanza scaldano il cuore: essere partecipi della vita quotidiana, delle gioie e delle difficoltà di qualcuno che spesso non si è mai incontrato di persona ma che ugualmente è così vicino.
Ogni storia di sostegno a distanza è unica, a suo modo.
Ma questa è "più unica" delle altre.
Qendresa è un bambino non vedente del Kosovo. Qendresa si impegna nello studio e si sottopone pazientemente alle cure mediche, grazie all'aiuto di un'amica lontana e degli educatori che seguono lui e la sua famiglia. Grazie al programma di sostegno a distanza, può frequentare la scuola per bambini non vedenti di Peja, dove sta imparando il sistema braille di lettura e scrittura. Proprio utilizzando il sistema braille, ha scritto la lettera per la sua sostenitrice italiana che, a sua volta, è ipovedente.
Uno sforzo ulteriore, per entrambi, una dichiarazione condivisa di amore verso la vita. Nonostante la distanza che li separa, Qendresa e la sua sostenitrice non potrebbero essere più vicini.

Per maggiori informazioni consultare il sito: www.avsi.org
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Francesco Rosati
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