28/09/2011
Un bambino malnutrito ricoverato all'ospedale Babadir di Mogadiscio, capitale della Somalia (foto Ap).
L’Unicef lo sa. Debellare i mali che aggrediscono l’infanzia non solo è possibile, grazie alle continue conquiste della medicina: è moralmente doveroso. Ha già tanti successi all’attivo, l'Unicef, ottenuti coniugando scienza e coscienza. Ma ne vuole altri, e subito, perché a nessuna madre, in nessun Paese al mondo, tocchi più lo straziante compito di seppellire il proprio figlio stroncato da patologie altrove curabili o addirittura debellate.
La campagna si chiama “Vogliamo zero”. Punta a ridurre drasticamente, salvo cancellarli del tutto, i motivi che ancor oggi, ogni anno, causano la morte di circa 8 milioni di bambini, specialmente nelle aree economicamentee socialmente più depresse del pianeta. In visita ufficiale, a Roma, il direttoreg enerale dell’Unicef, l’americano Anthony Lake, ha spiegato il progetto al presidentedella Repubblica Giorgio Napolitano.
"Vogliamo zero” trova conferme nell’interessante analisi statistica
realizzata dall’Istat, che ha studiato l’andamento della
mortalità infantile sotto i 5 anni dall’Unità d’Italia, per la precisione
dal 1872 al 2009. In circa 150 anni, nel nostro Paese sono stati compiuti immensi
progressi nell’affrancamento dalla povertà, nell’alfabetizzazione delle
donne, nell’assistenza sanitaria, nella lotta contro malattie che
sembravano incurabili.
Basti pensare alla malaria, che ha colpito duro le
nostre regioni per decenni ed è stata endemica fino al 1963, oppure alla
tubercolosi o al morbillo, la cui profilassi di vaccinazione è
raccomandata solo da qualche decennio . «Traendo spunto dalla
propria storia, il mondo occidentale in generale, e l’Italia in particolare,
devono ora mobilitarsicon rinnovato vigore per rimuovere le causedi
morte dei bambini sotto i 5 anni nei Paesi in via di sviluppo, povertà,
guerre e abusi compresi», sottolinea Vincenzo Spadafora, presidente di
Unicef Italia.
Bambini scampati alle recenti inondazioni che hanno colpito il Pakistan, in un campo profughi vicino a Mirpur Khas (foto Ap).
Il 40 per cento dei bambini che muoiono ogni anno nel mondo perde la vita per complicazioni legate al parto o ai primissimi giorni in culla, mentre le principali cause “dirette” di decesso dei bambini nei primi 5 anni sono: polmonite e infezioni respiratorie acute (18 per cento); diarrea (15); malaria (7);morbillo (4); incidenti e ferite (4); Aids (2), oltread altre svariate cause (10 per cento). Per non parlare della malnutrizione, concausa della mortalità infantile. Ancora oggi, nei Paesi in via di sviluppo, la scarsità di cibo contribuisce per un terzo alle morti dei bambini sotto i 5 anni.
Molti degli interventi suggeriti dall’Unicef perché alquanto efficaci nella lotta contro la mortalità infantile sono semplici ed economici:
- - l’allattamento esclusivo al seno nei primi 6 mesi di vita del bambino e il corretto utilizzo di alimenti complementari all’allattamento al seno dopo i 6 mesi;
- - l’uso di zanzariere trattate con insetticida per prevenire la malaria, soprattutto durante la gravidanza;
- - l’uso in via preventiva di integratori di zinco (e sali reidratanti con zinco in caso di diarrea);
- - i vaccini contro la tubercolosi,il tetano neonatale e il morbillo;
- - l’adeguata assistenza alla gravidanzae al parto nonché le cureneonatali più appropriate;
- - la disponibilità d’acqua potabile e gabinetti a norma;
- - la somministrazione di vitamina A.
Alberto Chiara