Afghanistan, il futuro è la società civile

Nel Paese asiatico martoriato dalla guerra c'è un vasto associazionismo sempre più consapevole delle proprie responsabilità: donne, giovani, gruppi culturali media indipendenti.

24/02/2011

La ricostruzione dell'Afghanistan parte anche dalla società civile. Che chiede spazio, voce e la possibilità di contribuire al rafforzamento delle istituzioni democratiche del Paese asiatico sconvolto da decenni di conflitti. Un primo Rapporto sulla società civile afgana, redatto da Giuliano Battiston, è stato presentato il 23 febbraio. Il Rapporto si inserisce all'interno del programma “Società civile afgana”, realizzato con il contributo della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri. Il programma è promosso dal network Afgana (www.afgana.org) , nato nel 2007 e costituito da Ong, associazioni per la pace e i diritti umani, accademici e singoli cittadini.

Deputate nel Parlamento afghano, a Kabul.
Deputate nel Parlamento afghano, a Kabul.

Il Rapporto, basato su tre mesi di lavoro in 8 delle 34 province afgane (Bamiyan, Balkh, Faryab, Ghor, Herat, Kabul,Kandahar, Nangarhar) dimostra “che la topografia dell'associazionismo afgano è molto più complessa di quanto si pensi. In Afghanistan esiste infatti una variegata società civile, attiva e diffusa, a dispetto delle condizioni di sicurezza, della disillusione per la mancata ricostruzione e per lo scarso coinvolgimento da parte del governo locale e della comunità internazionale”. Questo associazionismo comprende sindacati, una rete fitta e strutturata di associazioni femminili, gruppi culturali e religiosi, associazioni per i diritti umani, gruppi giovanili,media indipendenti, strutture tradizionali, attivisti e semplici cittadini.

Secondo il Rapporto, quella afgana “è una società civile che fatica ancora a identificare priorità e obiettivi precisi e a esercitare efficacemente gli strumenti con cui tradurre rivendicazioni e orientamenti etici nel quadro politico-istituzionale. Ma è sempre più consapevole del proprio ruolo e delle proprie responsabilità, dei limiti propri e degli attori con cui interagisce”. Questo ruolo della società civile afgana è stato sottolineato da Elisabetta Belloni, direttore generale della Cooperazione allo Sviluppo. “Ho sempre voluto inserire e finanziare nel Decreto missioni queste iniziative nella convinzione che sia necessario un sostegno del Parlamento italiano in maniera del tutto trasverasale”, ha detto la Belloni, che la settimana prossima sarà in Afghanistan. Il Rapporto è un primo passo verso due prossime Conferenze della società civile afgana. La prima si svolgerà a Kabul il 30 e 31 marzo. La seconda, invece, è prevista a Roma per la fine di maggio.

Roberto Zichittella
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