Aidwatch: l’Italia ha gonfiato le cifre

La federazione europea Concord, che rappresenta 1.800 Ong, ha pubblicato il Rapporto Aidwatch 2012. L’analisi sulle cifre dell’aiuto pubblico dell’Italia riserva una brutta sorpresa.

27/06/2012
Profughi somali della recente carestia nell'Est Africa (Foto: Ansa)
Profughi somali della recente carestia nell'Est Africa (Foto: Ansa)

I conti non tornano. I dati presentati dall’Italia all’Ocse sull’Aiuto pubblico allo sviluppo sono artefatti. O meglio gonfiati. Lo denuncia il sesto Rapporto Aidwatch presentato il 26 giugno, in contemporanea in tutta Europa.

     La ricerca – elaborata annualmente da Concord, la confederazione europea che rappresenta 1.800 organizzazioni non governative del Vecchio Continente – ha analizzato i fondi destinati dal nostro Paese alla cooperazione internazionale e ne ha dedotto la seguente conclusione: sulla carta i finanziamenti italiani sarebbero passati dallo 0,15% del Pil (Prodotto interno lordo) del 2010 allo 0,19% del 2011, ossia sarebbero in crescita.

     In realtà, sarebbero state inserite voci di finanziamento che non c’entrano con l’aiuto pubblico allo sviluppo, in modo da aumentare lo stanziamento totale. «Com’è possibile», recita il Rapporto, «che i fondi siano cresciuti, quando gli stanziamenti previsti per la cooperazione gestita dal ministero degli Affari esteri sono crollati da circa 700 milioni di euro nel 2008 a quasi 90 milioni di euro nel 2011

     Ed ecco la risposta: «Il 30% degli aiuti bilaterali riguarda spese relative ai rifugiati», scrivono gli esperti di Concord, che sono «centuplicati in seguito alla crisi legata alla Primavera Araba. Un altro 36% giunge sotto forma di alleviamento del debito». Quindi, al netto delle risorse che non hanno a che fare con la cooperazione allo sviluppo, in realtà l’Italia ha tagliato ancora: gli aiuti italiani risulterebbero pari allo 0,13% del Pil, con una trend negativo per il 2012, e la possibilità di ritoccare di poco il dato per i prossimi tre anni.

     «Secondo la Commissione europea», sottolinea il Rapporto, «in assenza di un'inversione di marcia, gli aiuti pubblici allo sviluppo italiani potrebbero raggiungere solo lo 0,16% nel 2015». Quando invece, in base agli impegni assunti in sede Onu, dovremmo arrivare allo 0,7% del Pil.

     Tuttavia, il Rapporto Aidwatch riserva al nostro Paese anche una nota positiva: «L’Italia», scrive, «ha istituito, per la prima volta nella sua storia, un Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione». È stata giudicata positivamente anche l’iniziativa del nuovo ministro Riccardi di incaricare un team di esperti provenienti dalla società civile.

     Quanto agli altri Paesi europei, il Rapporto Aidwatch individua luci e ombre: solo 9 Paesi hanno mantenuto lo stanziamento finanziario al di sopra dello 0,5% del Pil, tenendo fede agli impegni assunti (Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Malta, Belgio, Irlanda e Finlandia). Germania e Francia, invece, sono di poco al di sotto dello 0,5%. Ma ben 11 altri Governi europei hanno effettuato tagli: rispetto al 2010, nel 2011 il calo più vistoso è stato quello della Spagna (-53%), seguita dal nostro Paese (-38%).

     In cifre assolute, nel 2011 il totale dell’investimento europeo per la lotta alla povertà, gli obiettivi del Millennio e lo sviluppo sostenibile è stato di 53 miliardi di euro.

Luciano Scalettari
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Postato da Franco Salis il 27/06/2012 17:37

Alcune osservazioni. Prima di tutto ciò non è una novità dal momento che F.C. già in precedenza aveva pubblicato le stesse cifre o quanto meno simili, in particolare il mancato impegno dell’Italia. Mi fa piacere che la stima e/o fiducia riposta nel ministro Riccardi, sobrio, che denuncia le difficoltà dell’intervento, non “promette” ciò di cui non è sicuro di mantenere, è ben riposta. Non sarebbe molto, ma davanti alla quasi totale assenza di morale politica non è neppure poco. 1.800 ong, ma non sono troppe? Che cosa fa ciascuna per lo sviluppo sostenibile ? quale è il rapporto tra il costo dell’ong (pagamento stipendi personale e rimborso spese) e costi di sviluppo. Io non lo so! Che cosa fa l’Aidwatch è una “sovrastruttura” inutile o coordina gli interventi per aumentarne l’efficacia ed evitarne le dispersioni. I bilanci sono pubblici ? chi li controlla? Quelle di orientamento cattolico, la gerarchia? Stiamo freschi, e se fanno la fine di Gotti Tedeschi? Ah!, no quello aveva solo perduto la fiducia del consiglio di Amministrazione! Il dissesto del San Raffaele non c’entra! E se fanno la fine di Viganò, no, quello era un rissoso. Il principio della sussidiarietà è un principio sacrosanto, ma quando un unico soggetto tenta di impadronirsi di tutte le strutture creando un monopolio si ha l’esatto opposto della sussidiarietà. I conti! I conti! Senza quelli non si può far nulla. L’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, si è limitato a dire questa o quella parrocchia questa o quell’ente paga l’ICI, riconoscendo che può esservi qualche fuga, ma si è rifiutata di mettere nero su bianco con tanto di dati catastali di tutti gli immobili riconducibili alla chiesa nelle sue strutture periferiche e centrali. Questa è una condotta immorale. Chi è portatore di immoralità non può lamentarsi della immoralità dei politici e tanto meno è credibile. Quanto è costata l’ultima visita pastorale del Papa alle casse degli stati che lo hanno accolto. Ma calcoli completi! Quei soldi sono stati sottratti alle ong. Non così Gesù che guarì il servo del sommo sacerdote cui era stato tagliato l’orecchio destro e ordinò ai suoi di riporre la spada e si consegnò a chi “era uscito con spade e bastoni (contro Gesù) come fosse un brigante(Luca 22 ,47-53),ma non ha sottratto denari ai bisognosi.Ciao

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