12/04/2013
«In un momento politico di veti incrociati, abbiamo trovato parlamentari competenti, con voglia di lavorare e di passare all’azione sul tema del disarmo». È questo il giudizio di Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della campagna “Taglia le ali alle armi!”, che ha promosso alla Camera un confronto tra 25 parlamentari. Tema: il costoso acquisto dei 90 cacciabombardieri americani F-35. In Parlamento, il fronte dei sostenitori potrebbe essere molto ampio: durante il periodo elettorale, Bersani proponeva di destinare quei soldi a scuole e ospedali, Berlusconi affermava di «essere sempre stato contrario», Grillo diceva che la sua risposta era scontata come alla domanda «vuole eliminare la pedofilia?», Sel aveva addirittura aderito alla “Agenda Disarmo e Pace”, mentre Monti aveva ricordato che l’acquisto era stato deciso da altri Governi e che il suo era l’unico ad averne ridotto il numero.
L’incontro svoltosi nei giorni scorsi era aperto a tutti, ma hanno partecipato deputati e senatori solo del Pd, 5 Stelle e di Sel. In ogni caso, ha confermato un dato politico: «Esiste già – dicono le associazioni promotrici della campagna (Sbilanciamoci, Rete Disarmo e Tavola della Pace) – una forte maggioranza a favore di uno stop alla partecipazione italiana alla folle spesa per i caccia». Certo, il parere positivo del Parlamento del 2009 è definitivo e ora solo il Governo potrebbe invertire la rotta, ma un indirizzo politico delle due Camere sarebbe decisamente molto utile. Sono già stati depositati alcuni testi, ma si lavora per farli convergere in un'unica mozione che chieda il blocco o almeno la sospensione per il progetto F-35. Spiega Vignarca: «Siamo molto contenti poiché i parlamentari incontrati non si sono fermati ai soli caccia F-35, ma hanno inserito questa battaglia nel tema più ampio del disarmo, che include lo spostamento di soldi verso il welfare e la riconversione delle industrie produttrici di armi».
Va in questo senso uno dei risultati: la costituzione, come negli anni ’70-80, di un intergruppo sul disarmo che coinvolga parlamentari dei diversi gruppi e che sia stimolato anche dalle associazioni. Accanto all’abolizione dei caccia, il primo obiettivo sarà la veloce ratifica del Trattato internazionale sugli armamenti, su cui c’è il parere favorevole del Governo e l’impegno del Presidente del Senato Pietro Grasso. Sarebbe un bel segnale per l’Italia che è il settimo esportatore mondiale di armamenti. «Sempre nell’incontro – racconta Vignarca – è emersa la necessità di un momento di approfondimento su questi temi con le associazioni, ma anche con esperti militari. Vale anche per gli F-35: servirebbero poi dei dati precisi e ufficiali del Ministero, mentre in Italia, a differenza di quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti, mancano le cifre, sono frammentarie o false, come quelle utilizzate in passato per ottenere il via libera parlamentare».
Al momento, le più attendibili sono le stime diffuse dalla Campagna: per i 90 velivoli, 14 miliardi di euro è il costo iniziale di acquisto e 52 miliardi la proiezione per la gestione nei prossimi 40 anni. Aggiunge Vignarca: «Il tutto senza ottenere, nemmeno lontanamente, i ritorni tecnologici, industriali ed occupazionali da sempre favoleggiati dai fautori dei caccia». Proprio una sua inchiesta ha smentito uno degli argomenti che venivano utilizzati per sostenere l’acquisto: «Abbiamo dimostrato che l’Italia potrebbe rescindere il contratto, firmato nel 2007, senza dover pagare alcuna penale. Non a caso, altri Paesi (Gran Bretagna, Giappone, Canada, Olanda, Danimarca, Norvegia) stanno ridiscutendo la decisione. L’Italia dovrebbe fare altrettanto». A quattro anni dal terremoto, con la ricostruzione del centro storico ancora ferma, lo ha chiesto anche il sindaco dell’Aquila, uno dei 70 enti locali ad aderire alla campagna: «Il Parlamento decida di comprare due caccia in meno per far rinascere la città e restituirla all'Italia e al mondo».
Stefano Pasta