Colombia, salvate quelle 35 tribù

Una campagna delle Nazioni Unite per salvare dall'estinzione gli indigeni della foresta amazzonica. Sono minacciate da massacri, mine anti-uomo e coltivatori di coca.

31/08/2011
Un bambino della tribù Nukak gioca con la sua famiglia, nella foresta amazzonica colombiana..
Un bambino della tribù Nukak gioca con la sua famiglia, nella foresta amazzonica colombiana..

In Colombia, nel territorio amazzonico nord-occidentale, 35 tribù rischiano l'estinzione. E le Nazioni Unite lanciano ufficialmente una campagna per prtoteggerle. L'iniziativa dell'Onu era stata preceduta nel 2010 da un rapporto dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati, nel quale si denunciava «il rischio aumentato di una scomparsa fisica o culturale». Tra le tribù in maggior pericolo erano elencati i Nukak-Maku, i Guayaberos, gli Hitnu e i Sicuani.

La campagna è la risposta alle minacce che potrebbero spazzare via gli indigeni. Tra queste si registrano sfratti, rapimenti, massacri, mine anti-uomo e reclutamenti forzati di giovani indios nei gruppi armati. Secondo l’ONIC, l’Organizzazione nazionale degli indigeni della Colombia, negli ultimi otto mesi sono anche stati assassinati 60 nativi. Spesso, la paternità di gran parte dei crimini che avvengono in Colombia è attribuita ai gruppi guerriglieri, come le FARC, ma le prove raccolte dall’ONIC collegano la maggioranza degli omicidi alle forze armate paramilitari e statali.

Una famiglia appartenente alla tribù amazzonica dei Nukak.
Una famiglia appartenente alla tribù amazzonica dei Nukak.


Attraverso questa campagna l’Onu intende aumentare la sensibilizzazione per le tribù più vulnerabili della Colombia. Secondo l'Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati, infatti, tra il 2008 e il 2009 gli omicidi di indigeni colombiani sono aumentati del 63%, e nel solo 2009 sono stati assassinati 33 membri della tribù degli Awa. L'Uncr ritiene che gli Awa richiedano “un’attenzione speciale”, così come un'altra delle ultime tribù nomadi dell’Amazzonia, i Nukak, soprattutto cacciatori, seguiti a stretto contatto dall'organizzazione Survival International, che dal 1969 aiuta i popoli indigeni di tutto il mondo a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro fondamentali diritti umani (www.survival.it). Da quando i coltivatori di coca hanno colonnizzato le loro terre, più della metà dei Nukak sono stati sterminati e vivono intrappolati tra opprimenti rifugi allestiti ai margini di una città e la violenza che divampa nella foresta.

Madre e figlio Nukak, a Cano Chua, in Colombia.

Madre e figlio Nukak, a Cano Chua, in Colombia.



La storia recente dei Nukak dimostra quanto è importante la campagna dell’Onu: la guerra civile ha indotto molti dei Nukak a fuggire dalle loro terre per riversarsi nelle periferie delle città, lontano dalle foreste, dove le loro condizioni drammatiche. Il contatto con gli esterni è stato fatale. Dal primo incontro avvenuto nel 1988, più della metà dei Nukak sono morti di malattie importate. Quelli che un tempo erano cacciatori-raccoglitori liberi, oggi subiscono l’attacco continuo di malattie e depressione.

La speranza dell'Onu è di riuscire a «unire il pubblico coinvolgendolo in azioni di solidarietà capaci di promuovere la protezione delle tribù». Speranza che è rafforzata dal titolo della campagna: “Se loro scompariranno, se ne andrà anche una parte di te”. «L’Onu insomma riconosce, giustamente, che l’estinzione di una tribù è non solo una tragedia per chi è direttamente coinvolto», ha ricordato Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International, «ma anche una perdita irreparabile per l’intera umanità”».

Pino Pignatta
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