19/06/2011
Scorci di vita quotidiana nel Darfur (foto: Reuters).
Altro che fallimento della Cooperazione. Le politiche d'aiuto allo sviluppo sono una sorta di Robin Hood al contrario, con chi è vestito di stracci che dà soldi ai gran signori. Secondo la Campagna “Sbilanciamoci” – che ha pubblicato il “Libro bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia" – il movimento di denaro va «dai Paesi più poveri verso quelli più ricchi». Non solo. I Paesi del Sud del mondo sono quelli che pagano a più caro prezzo la crisi: «Sia in termini economici», scrive Sbilanciamoci, «con la riduzione dei pochi benefici che l’economia globale e la crescita avevano portato loro negli ultimi decenni, sia con la riduzione progressiva degli aiuti sottoforma di politiche di cooperazione allo sviluppo sempre meno efficaci.
Una cooperazione rovesciata, insomma. Dove sono i grandi della Terra a “rubare” risorse e fondi ai Paesi impoveriti. La Campagna indica anche gli ambiti precisi nei quali tutto ciò sta avvenendo: «I Paesi del Sud», dice il Libro bianco, «sono gravemente colpiti dalla speculazione finanziaria che si sposta sempre di più sulle materie prime e sulla terra coltivabile, trasformando il cibo ormai in un asset finanziario». Inoltre «le evoluzioni dei prezzi mettono i contadini del Sud in ginocchio ogni giorno, mentre le Istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) rinnovano le politiche che hanno portato al collasso e alla crisi sociale».
Una bimba africana si carica il fratellino sulla schiena (foto: Reuters).
Privatizzazione dello sviluppo e speculazione finanziaria
Il Libro bianco denuncia anche l’aumento di forme di
speculazione finanziaria sulla pelle delle realtà più povere del pianeta, mentre i governi e le istituzioni internazionali
sostengono sempre più il settore privato e le imprese – ossia proprio le prime responsabili delle speculazioni – considerandole la più efficace via di sviluppo.
«La finanziarizzazione dello sviluppo», insiste il Rapporto di Sbilanciamoci, «mina alla base l’emancipazione che dopo tre decenni di condizioni di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale finalmente le economie emergenti e diversi Paesi del Sud stavano vivendo».
Una tendopoli nel Sud Sudan (foto: Reuters).
L'Italia? Tutto da rifare
E il nostro Paese? La campagna guarda innanzitutto all’operato del nostro Governo. Con una
bocciatura senza mezzi termini: «Negli ultimi tre anni c’è stato un vero proprio sfacelo dei finanziamenti alla cooperazione e degli impegni internazionali», dice
Giulio Marcon, portavoce della Campagna. «Siamo ormai il fanalino di coda dell’Ocse su questi temi e i
fondi del ministero degli Esteri sono stati azzerati. Molte Ong e funzionari ministeriali continuano a far bene il loro lavoro, ma intorno la cornice è totalmente bacata. In questo momento
non c’è nessuna iniziativa di qualità o di rilievo internazionale che venga portata avanti».
Marcon ha sottolineato che
i flussi di denaro verso il Sud del mondo sono costituiti in larga parte dalle rimesse degli immigrati. Rimesse che, per quanto riguarda l’Italia, paradossalmente superano di gran lunga i fondi stanziati per la cooperazione (quest’anno circa 200 milioni di euro).
Sbilanciamoci chiede con forza un urgente cambio di rotta, e indica anche in quali direzioni. Una “ricetta” in dieci punti, fra i quali innanzitutto
la riforma delle norme e delle strategie di cooperazione allo sviluppo, misure concrete per combattere i “paradisi fiscali” e l’evasione, l’adozione della tassa sulle transazioni finanziarie che, oltre a combattere le speculazioni, permetterebbero di procacciare nuove risorse per la lotta alla povertà e lo sviluppo dei Paesi del Sud del mondo.
Luciano Scalettari