29/01/2013
A vederlo così, come appare nello spot della Lega del Filo d'Oro per cui è stato scelto come testimonial d'eccezione, Filippo ha la serenità di chi dalla vita ha avuto tutto. E invece non è così. Perché, a 7 anni non ancora compiuti, si è già dovuto confrontare con un mondo buio e silenzioso: Filippo è sordocieco. Alle spalle però ha una famiglia "tosta", di quelle che non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà della vita, di quelle che compensano con l'amore la mancanza della vista e dell'udito del piccolo. Mamma Barbara, papà Gianluigi, i fratelli Matteo e Flavio sono fatti così.
Dopo un solo mese di vita, in famiglia appare evidente che qualcosa non va: i genitori vogliono capire subito cosa sta succedendo a Filippo. E iniziano il "tour" degli ospedali. Parlano con medici, si consultano con specialisti, chiedono esami e richiedono pareri. La diagnosi, quando arriva, è un colpo dura: il bambino è affetto dalla sindrome di Charge, una patologia che determina la progressiva perdita di vista e udito.
Nel giro di pochi, Barbara e Gianluigi le provano tutte: addirittura si trasferiscono in un'altra città, dove pare ci sia un centro... ma niente. Nessuno sembra poter aiutare nel modo adatto Filippo. E qui arriva la scoperta della Lega del Filo d'oro: la struttura di Osimo segnerà un nuovo inizio. Al centro diagnostico, infatti, il bambino viene sottoposto al prima trattamento a termine e finalmente può tornare a casa, vicino a Roma, dove vive da sempre.
Questo primo intervento è l'inizio di un legame indissolubile con l'associazione che consente a Filippo vivere una vita serena, scoprendo giorno dopo giorno il mondo che lo circonda. Ogni giorno segna un miglioramento nel segno dell'autonomia e il suo sguardo, un tempo assente, si fa sempre più vivace e partecipe. Quello che gli accade intorno non è più un mistero.
Tutto il bisogno di comunicare con il mondo esterno del bambino trova una risposta nella lingua dei segni: i suoi sentimenti fuoriescono come un fiume in piena. Per dire "mamma" chiude il suo piccolo pugno e lo passa dolcemente sulla guancia della persona con cui parla.
I suoi progressi so o davvero straordinari e l'iscrizione alla scuola materna è stata un successo. «Quando siamo arrivati alla Lega del Filo d'oro - racconta la mamma, la nostra vita è cambiata. Abbiamo subito percepito un grande rispetto per la nostra famiglia e per Filippo che, sottoposto all'attenzione degli operatori, è stato trattato prima di tutto come un bambino, non come una persona disabile. Alla "Lega" tutto è cambiato. Non si concentravano più sui limiti, ma sul potenziale di Filippo e noi abbiamo capito che il nostro bambino non è perso e senza opportunità. Al contrario! Grazie alla professionalità e all'umanità di chi si occupa di lui, ci siamo sentiti rassicurati e ci siamo avviati su questa nuova strada di speranza. Patrizia, direttore del Centro di Osimo, mi ha detto che "tutti i bambini devono essere aiutati a crescere. I bambini come Filippo sono molto speciali e hanno solo bisogno di essere aiutati di più"».
Alberto Picci