05/11/2012
Lezione pratica con l’uso del manichino durante la quale vengono testate le procedure da adottare nell’assistenza al parto
Assistenza al parto, cure essenziali al neonato, organizzazione del materiale necessario in caso di emergenza: sono solo alcuni dei temi al centro dei corsi di formazione tenuti in Mozambico da personale italiano altamente qualificato all'interno di "Brescia per il Mozambico", progetto avviato nel 2008 dalle ong bresciane Scaip (capofila) e Medicus Mundi Italia. Un progetto che in questi anni ha avuto modo di svilupparsi su diversi piani, dallo sviluppo agricolo al sostegno educativo passando inevitabilmente per la promozione della salute. Il report che Medicus Mundi ci ha fornito è l'occasione per fare il punto sulla situazione sanitaria nel distretto di Morrumbene, nella provincia di Inhambane, dove i tentativi di migliorare gli standard di vita socio-economico-sanitari stanno faticosamente cominciando a produrre i primi frutti. Frutti che potranno essere i primi di una lunga serie a patto che venga dato ascolto fin da subito all'analisi puntuale e "senza sconti" degli operatori della ong al ritorno dalla loro ultima missione.
Reparto di maternità del Centro di salute di Morrumbene
I sorrisi dei corsisti al rilascio degli attestati di frequentazione dei corsi relativi alla formazione degli operatori sanitari coordinati da docenti espatriati sono solo una faccia della medaglia, pur preziosa, di un discorso più ampio. La preparazione è stata incentrata sul tema dell'assistenza al parto e sulle cure essenziali per il neonato: in una prima tranche di lezioni, svoltasi dal 23 al 25 maggio per un totale di 20 ore, con coinvolgimento di 18 partecipanti, ha avuto come docente la dottoressa Paruzzi e ha riguardato in particolare le complicanze del parto che, da queste parti, per ragioni diverse, sono all'ordine del giorno, nella seconda, dal 29 al 30 maggio, il dottor Fabio Uxa ha "tenuto a rapporto" 14 tra infermieri, ostetriche e ausiliari. Il tutto grazie all'assistenza logistica e didattica della dottoressa Anna Cristina Carvalho. I corsi sono anche stati l'occasione per gli operatori di Medicus Mundi di effettuare delle visite approfondite nei centri salute, di consultarsi con i formatori locali e di mettere a punto, confrontandosi schiettamente con la direttrice distrettuale, Josefina Marcos Chapo, e con il medico del distretto, la dottoressa Ana Margarida, piani di intervento di salute materno-infantile.
Lettino per la rianimazione del neonato utilizzato in modo non appropriato nel Centro di salute di Matacalane
Obiettivo di queste visite, mostrare alla dottoressa Paruzzi le strutture sanitarie locali e le risorse materiali disponibili per la corretta assistenza al parto. Di fatto, si è trattata anche di una possibilità colta al balzo di monitorare e valutare il modo in cui erano stati impiegati i materiali precedentemente donati ai Centri di salute nell'ambito del progetto. E su questo punto, dato che raccontare sempre e soltanto ciò funziona di una missione è fin troppo facile e, in fin dei conti, sterile ai fini della sua totale riuscita, sono state riscontrate alcune note dolenti. Sia chiaro, punti che non devono scoraggiare ma rappresentare una spinta ulteriore a fare meglio, ad alzare il livello di attenzione, a chiarire come, dove e quando è meglio investire le energie a disposizione. Già, perché, come si legge nel rapporto, "Per quanto riguarda le risorse disponibili per l'assistenza al parto si è osservata una limitata disponibilità (ventose, siringhe per aspirazione intrauterina ecc) di materiale e un precario stato di conservazione di quello disponibile. Rispetto al materiale donato negli anni precedenti, abbiamo verificato che nei Centri di salute periferici visitati nessuno aveva ricevuto gli orologi, i termometri o le stufe elettriche acquistate nel 2011 come parti integranti del "kit" per l'assistenza al neonato". E come se non bastasse, in alcuni dei Centri visitati, non tutto era esattamente al proprio posto: come i lettini per i neonati consegnati da pochi mesi e fatti costruire nella falegnameria della missione di Morrumbene, ormai utilizzati per altri fini o sprovvisti delle necessarie dotazioni per la rianimazione.
Esercizio di gruppo sull’emorragia nel post-parto utilizzando un gioco da tavola
Durante le visite, il dottor Uxa ha discusso con gli operatori sanitari relativamente agli aspetti legati alla gestione logistica dell’assistenza al neonato (quale il locale più appropriato per mettere il lettino per la rianimazione, in quanto più protetto dalle corrente d’aria e più adeguato al lavoro di due persone contemporaneamente, ecc.), o su come organizzare il materiale necessario in caso di emergenza (ambu, maschera, aspiratore, ecc.). Durante la visita al Centro di salute di Cambine è stato consegnato il lettino per il neonato, giacché, in occasione della visita precedente svolta in compagnia della Dott.ssa Peruzzi, si era saputo che il lettino non era stato ancora consegnato, nonostante fosse pronto da più di sei mesi. Aspetti su cui migliorare, indubbiamente, ma per chi conosce l'Africa, per certi versi, normale amministrazione. Rimane il fatto che "Dal punto di vista organizzativo e per quanto riguarda la valutazione delle conoscenze acquisite, si può ritenere che i corsi abbiano raggiunto il loro obiettivo. Il passaggio dall’acquisizione di nuove informazioni o di appropriate tecniche di lavoro ad un effettivo cambiamento di attitudine nella pratica quotidiana è però difficile da valutare e ancora più complesso da raggiungere. Il cattivo utilizzo del materiale donato per l’assistenza al neonato è una concreta spia di questa difficoltà. La presenza dell’infermiera Luciana Resconi che continua a lavorare con gli operatori sanitari del programma di SMI, porterà senz’altro ulteriore contributo per favorire l’applicazione delle nuove conoscenze e tecniche, acquisite durante i corsi, all’interno della concreta pratica lavorativa quotidiana".
«Nel corso di due riunioni, alle quali hanno partecipato la direttrice Josefina, la dott.ssa Ana Margarida, l’infermiera Açucena e l’infermiera Luciana Resconi, è stato ribadita la necessità della corretta gestione delle risorse donate e di un maggior controllo da entrambe le parti sulla consegna e l’effettivo utilizzo del materiale ricevuto. Si è discusso, inoltre, sulla possibilità di definire un “kit” di materiali essenziali per l’assistenza alla gestante e al parto da acquistare con i fondi del progetto, come fatto lo scorso anno. Tra le proposte discusse si segnala l’acquisto dello sfingomanometro per ciascun dei Centri di salute e del test su urine per identificare la presenza di proteinuria nelle gravide. Un altro aspetto rilevante discusso nelle riunioni riguarda le attività che l’infermiera Luciana Resconi dovrà svolgere. Luciana ha già iniziato a frequentare l’ospedale di Morrumbene, mettendosi da subito a disposizione in supporto alle attività del programma di SMI. Si è tuttavia ribadito che la priorità deve essere comunque data alle attività integranti gli obiettivi del progetto (come la partecipazione e il monitoraggio delle attività delle “brigadas moveis”, il corretto registro delle attività del programma SMI nei moduli di notifica del Ministero della Salute Mozambicano e l’organizzazione del programma di supporto nutrizionale ai bambini malnutriti) piuttosto che ad altre, più di supporto.
Alberto Picci